lunedì 21 ottobre 2019

Carlo Emilio Gadda / L’aver nelle vene diciannove anni è un male senza speranza




Carlo Emilio Gadda

L’aver nelle vene diciannove anni è un male senza speranza


       Gigi, solo in casa, attendeva, in gloria de’ suoi diciannove anni l’avvento dell’«Educazione razionale della gioventù secondo i concetti etici moderni», che lo zio gli aveva fatto promettere per le due: e che d’ogni male, quella, lo avrebbe guarito. Perché allora sarebbe subito volato a cercar Paolo e insieme sarebbero volati a San Siro: l’Ambrosiana, stavolta, era in forma.
       Intanto custodiva l’austerità comitale della casa, ma sentiva, per quegli anditi e vicino a quella macchina da cucire, che l’aver nelle vene diciannove anni è un male senza speranza.
       La primavera profondeva margherite e narcisi là dove i poeti sogliono così opportunamente metterli a dimora; e scagliava marito e moglie le rondini dalle vecchie torri nelle fluenti gimcane dell’azzurro, ma gli aveva lasciato sul tavolino il libro del Carcano: nel mentre Momo, il gatto metafisico che la Luigia si era dimenticata di far castrare, era scappato dal balcone lungo il cornicione, acrobata della buona ventura, a lenire nell’ambiguità del probabile il suo male pieno di speranza. 



Carlo Emilio Gadda 

"Manichini ossibuchivori"


CARLO EMILIO GADDA (1893 – 1973), San Giorgio in casa Brocchi (in «Solaria», Edizioni di Solaria, Firenze, Anno VI, N. 6, giugno 1931, pp. 1-49), in ID., Accoppiamenti giudiziosi. 1924-1958, presentazione di Gianfranco Contini, nota di Raffaella Rodondi, Garzanti - gli elefanti, Milano 2001 (terza edizione, prima edizione 1990), p. 99.












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