martedì 28 aprile 2015

García Márquez / Il più grande scrittore del 900

Gabriel García Márquez
Foto di Colita

GABRIEL GARCIA MARQUEZ, 

IL PIÙ GRANDE SCRITTORE DEL 900


“Gabriel Garcia Marquez è il più grande scrittore del 900, ce ne sono di pazzeschi, ma lui è stato il più grande di tutti”. Così su Facebook Jovanotti ha iniziato il suo omaggio all’autore colombiano detto “Gabo”, Premio Nobel per la Letteratura nel 1982, che si è spento ieri a Città del Messico all’età di 87 anni. Ha pubblicato capolavori come “Cent’anni di solitudine”, “L’amore ai tempi del colera” e “Cronaca di una morte annunciata”. “Di Gabo tra tutte le cose mi piace la precisione generosa, l’abbondanza e l’assenza insieme, che è una specie di miracolo che solo la grande arte, per esempio la sua, può fare”, ha scritto Lorenzo Cherubini aggiungendo: “Togliete i libri di Gabo dallo scaffale della grande letteratura mondiale di ogni tempo e quello resta mezzo vuoto. Ne togliete anche solo uno, Cent’anni di solitudine, e lo scaffale è un deserto senza colori, perché quello è il romanzo dei romanzi, il generatore di corrente che poi accende la luce per leggere anche tutti gli altri prima e dopo di lui”. Su questo capolavoro, Jova ha svelato: “Quando ho chiuso il suo libro più celebre (e il suo primo che ho letto tanti anni fa), mi sono detto ‘non so quanti libri belli così ci sono al mondo, ma ho paura che siano pochi’. Così mi sono messo a cercarne altri, e sto ancora cercando, e a forza di cercare ne ho letti di belli e di bellissimi e ne leggo ancora ma mai come quello lì, che mi ha cambiato la vita sul serio”.
Jovanotti ha spiegato che quel libro gli ha cambiato la vita: “A me è successo questo: prima usavo le parole per dire le cose poi dopo quel libro ho scoperto che le cose esistono per diventare parole, e per ogni cosa c’è un numero di parole possibili ma solo una adatta a quel momento di quella cosa, e si tratta di mettersi a sceglierle, ed è un viaggio pazzesco, magico, come la realtà”. In conclusione Lorenzo ha confessato un aneddoto personale: “A un certo punto qualche anno fa mi sono messo in testa di imparare lo spagnolo per poter leggere almeno la prima pagina di ‘Cent’anni’ in originale capendo tutte le parole. E ce l’ho fatta! Che grande scrittore Gabo. Que te vaya muy bien Gabo! Y Gracias!”. La moglie di Jovanotti Francesca Valiani ha pubblicato la foto dell’autografo che Gabriel Garcia Marquez fece a Lorenzo e si è unita al coro di pensieri di molti artisti italiani per Gabo.

fonte: radioitalia.it




lunedì 27 aprile 2015

Libri per conoscere Gabriel García Márquez

Gabriel García Márquez

5 LIBRI PER CONOSCERE GABRIEL GARCÍA MÁRQUEZ, LO SCRITTORE DEL 'REALISMO MAGICO' 



Venerdì, 18 Aprile 2014 00:57
Gabriel Garcia Marquez libri consigliati
In una biblioteca virtuale in cui si volesse rendere omaggio a Gabriel Gárcia Márquez - morto nella notte del 17 aprile a 87 anni a Città del Messico per l’improvviso aggravarsi di una polmonite - probabilmente verrebbero scelti questi cinque libri.
Gabo, come lo chiamavano i nostalgici, non era solo il Nobel per la Letteratura del 1982 né tantomeno esclusivamente l’autore di Cent’anni di solitudine, il libro che andò a scavare un buco nel cuore dei giovani sessantottini e di tutti i successivi figli delle contestazioni del tempo. Molto più di un autore-simbolo di una generazione, Márquez fu il creatore di quel realismo magico che fece di Macondo e della saga dei Buendia sinonimo di vita alternativa e che diede il via al boom della letteratura latinoamericana degli anni ’70. 

GABRIEL GARCIA MÁRQUEZ - 5 LIBRI CONSIGLIATI


Cento anni di solitudine marquez

1. CENT’ANNI DI SOLITUDINE (1967)

Una realtà fatta di storie vere tratte tanto dalla vita personale quanto dalla storia colombiana filtrate attraverso la fantasia fiabesca e surreale dell’immaginario latinoamericano arricchite da eventi leggendari. Questi i principali ingredienti del successo di Cent’anni di solitudine, una delle epopee familiari più belle della seconda metà del ‘900, da godersi tutta d’un fiato avvolti dall’atmosfera magica di Macondo, dalla flagellata stirpe dei BuendÍa e dallo zingaro MelquÍades.
«Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano BuendÍa si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio.»
Probabilmente uno degli incipit più memorabili di sempre.
L'autunno del patriarca marquez
2. L’AUTUNNO DEL PATRIARCA (1975)

Un’opera unica e innovativa a quasi dieci anni di distanza dal suo capolavoro è L’autunno del patriarca, la storia di un generale-dittatore di uno stato caraibico scritto con uno stile estremamente particolare. Un viaggio a ritroso nella vita dell’anonimo generale-dittatore che parte proprio dal ritrovamento del cadavere del protagonista, un uomo confinato alla solitudine e a un progressivo distacco dalla realtà proprio dal potere che aveva acquisito in seguito a una guerra civile.
«Durante il fine settimana gli avvoltoi s'introdussero nella casa presidenziale, fiaccarono a beccate le maglie di filo di ferro delle finestre e smossero con le ali il tempo stagnato nell'interno, e all'alba del lunedì la città si svegliò dal suo letargo di secoli con una tiepida e tenera brezza di morto grande e di putrefatta grandezza.»
Cronaca di una morte annunciata marquez
3. CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA (1981)

Famoso anche per fare dei titoli dei suoi libri degli slogan assurti poi a veri e propri modi di dire,Cronaca di una morte annunciata è forse l’opera più conosciuta di Márquez subito dopo Cent’anni di solitudine. Dall’intreccio di situazioni e personaggi estremamente complesso, Cronaca di una morte annunciata è uno dei romanzi più brevi di Márquez la cui particolarità è data dal fatto che la vicenda viene narrata di volta in volta attraverso il punto di vista del personaggio coinvolto.Ognuno sapeva cosa stava per succedere e ognuno aggiunge un particolare in più che, per un motivo o per un altro, non riesce a impedire la tragica fine del protagonista Santiago Nasar. Maestro di intreccio, caso e fatalità, Marquez apre così Cronaca di una morte annunciata:
«Il giorno che l'avrebbero ucciso, Santiago Nasar si alzò alle 5,30 del mattino per andare ad aspettare il battello con cui arrivava il vescovo. Aveva sognato di attraversare un bosco di higuerones sotto una pioggerella tenera, e per un istante fu felice dentro il sogno, ma nel ridestarsi si sentì inzaccherato da capo a piedi di cacca d'uccelli. «Sognava sempre alberi, – mi disse Plácida Linero, sua madre, 27 anni dopo, nel rievocare i particolari di quel lunedì ingrato. – La settimana prima aveva sognato di trovarsi da solo su un aereo di carta stagnola che volava in mezzo ai mandorli senza mai trovare ostacoli», mi disse. Plácida Linero godeva di una ben meritata fama di sicura interprete dei sogni altrui, a patto che glieli raccontassero a digiuno, ma non aveva riscontrato il minimo segno di malaugurio in quei due sogni di suo figlio, né negli altri sogni con alberi che lui le aveva riferito nei giorni che precedettero la sua morte.»
L'amore ai tempi del colera marquez
4. L’AMORE AI TEMPI DEL COLERA (1985)

De L’amore ai tempi del colera nel 2007 è stato tratto un adattamento cinematografico con Giovanna Mezzogiorno, Javier Bardem e Shakira per la colonna sonora di cui forse è bene dimenticarsi.
Tragica storia d’amore, L’amore ai tempi del colera è un libro di attese che narra la vicenda di Florentino Ariza, impiegato con la passione per la poesia innamorato dell’adolescente Fermina Daza. Tale amore però non potrà essere coronato prima dei “cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese” in cui Fermina si comporterà come se Florentino non esistesse sposando lo scapolo più bello della città e dando il via a un’ardita scalata sociale.
«Era ancora troppo giovane per sapere che la memoria del cuore elimina i brutti ricordi e magnifica quelli belli, e che grazie a tale artificio riusciamo a tollerare il passato.»
Il generale e il suo labirinto marquez
5. IL GENERALE NEL SUO LABIRINTO (1989)

Mai distaccatosi dalla tematica della guerra, a quattro anni dalla parentesi amorosa de L’amore ai tempi del colera Márquez scrive Il generale e il suo labirinto in cui racconta gli ultimi anni di vita di Simón Bolívar, il generale divenuto il liberatore di Bolivia, Perù e Venezuela di cui vengono ripercorsi gli amori e le avventure. L’attenzione di Márquez però, venata da quell’imperdibile malinconia, si sofferma più sulle sconfitte che sulle vittorie e su una in particolare: il sogno della guerra civile, fallito sotto i colpi degli interessi della politica che tradì le speranze del popolo. Un libro incentrato sui ricordi di un grande stato sudamericano in cui è facile perdersi all’interno di labirinti fatti di solitudine.
«José Palacios, il suo domestico più antico, lo trovò che galleggiava sulle acque depurative della vasca da bagno, nudo e con gli occhi aperti, e credette che fosse annegato. Sapeva che era uno dei suoi molti metodi per meditare, ma lo stato di estasi in cui giaceva alla deriva sembrava quello di chi non appartiene più a questo mondo. Non si azzardò ad avvicinarsi, ma lo chiamò con voce sorda secondo l'ordine di svegliarlo quando non fossero ancora le cinque per mettersi in marcia alle prime luci. Il generale emerse dalla malía, e vide nella penombra gli occhi azzurri e diafani, i capelli crespi color scoiattolo, la maestà impavida del suo maggiordomo di tutti i giorni che reggeva in mano la ciotola dell'infuso di papavero con gomma arabica.»


ROAR MAGAZINE



domenica 26 aprile 2015

L'arte narrativa di Gabriel García Márquez è femmina / L'aveva imparata dalla nonna



OMAGGIO AL MAESTRO DI CENT'ANNI DI SOLITUDINE

L'arte narrativa di Gabriel García Márquez è femmina: l'aveva imparata dalla nonna

Sante, puttane, bambine e matriarche. Le donne di Márquez sono tutte mitologiche: l'emblema della femmina agli occhi del maschio. Perché la lezione del raccontare era quella che lui aveva ricevuto dalla nonna. L'articoloLe immagini 

di Camilla Baresani - 18 aprile 2014


Ora che Gabriel García Márquez è morto non è morto, perché uno scrittore così superlativo non passa di moda, non smette di essere letto, non ha imitatori all'altezza dell'originale. Se ci fosse un campionato mondiale dei migliori incipit di romanzo, lo vincerebbe lui: le sue prime pagine sono irresistibili e si studiano nelle scuole di scrittura, alla ricerca della formula che invano in tanti hanno provato a replicare. Márquez è stato un cultore delle donne e della loro figura romanzesca: che siano puttane (nella sua narrativa ce ne sono parecchie), bambine dalla sessualità precoce e dirompente, ragazzine portatrici di un inaudito e inconsapevole coefficiente di seduzione, donne eternamente innamorate, matriarche che hanno dato vita a una teoria di figli... sono tutte, sempre e comunque, figure mitologiche, l'emblema della femmina negli occhi del maschio. Scopritele nei suoi romanzi che, secondo me, ognuno di noi dovrebbe leggere: "Cent'anni di solitudine", "L'amore ai tempi del colera", "Cronaca di una morte annunciata" e, perché no, il crepuscolare "Memoria delle mie puttane tristi". 


Nel 1981, un anno prima del Nobel, García Márquez concesse una lunga intervista alla celebre rivista letteraria americana "The Paris Review". Vale la pena di leggerla per intero (è molto arguta e istruttiva) e la trovate nella raccolta "The Paris Review" vol. II (Fandango, pagg. 486, euro 22), insieme a quelle di Graham Greene, William Faulkner, Harold Bloom, Toni Morrison, Alice Munro, Stephen King e altri. Nell'intervista, a proposito di donne, Márquez parla dell'importanza della lezione impartitagli da sua nonna. "Nel giornalismo basta un elemento falso a pregiudicare l’intero lavoro. Per contro, nella fiction basta un solo elemento di verità a dare legittimità a tutto il lavoro. Questa è l’unica differenza, e risiede nell’impegno di chi scrive. Un romanziere può fare ciò che vuole fintantoché la gente crede a quello che scrive". E precisa: "Cent’anni di solitudine era basato sul modo in cui mia nonna mi raccontava le storie. Raccontava cose che sembravano sovrannaturali e fantastiche, ma le diceva con completa naturalezza. Quel che era più importante era l’espressione del suo volto. Non cambiava mai quell’espressione quando raccontava le sue storie, e ognuno rimaneva sorpreso. Nei primi tentativi di scrivere Cent’anni di solitudine cercai di raccontare la storia senza crederci. Scoprii che quello che dovevo fare era credere nella mia storia e scriverla con la stessa espressione con cui mia nonna raccontava: con la faccia come un muro. È un trucco giornalistico che si può anche applicare alla letteratura. Per esempio, se dici che ci sono degli elefanti che volano in cielo, la gente non ti crederà. Ma se tu dici che ci sono quattrocentoventicinque elefanti nel cielo, forse qualcuno ti darà credito. Cent’anni di solitudine è pieno di cose del genere. È esattamente la stessa tecnica usata da mia nonna. Mi ricordo particolarmente del personaggio circondato da farfalle gialle. Quando ero molto piccolo c’era un elettricista che veniva spesso a casa nostra. Io ero curiosissimo perché portava una cintura che usava per tenersi sospeso dai pali dell’elettricità. Mia nonna diceva sempre che ogni volta che quest’uomo veniva da noi, lasciava la casa piena di farfalle". 


La realtà è Gabriel García Márquez non è morto perché continua a essere con noi attraverso l'arte narrativa, squisitamente femminile, appresa dalla nonna.



sabato 25 aprile 2015

Gabriel García Márquez / Lo scrittore che amava le donne

Lo scrittore con la moglie Mercedes Barcha, sposata in Venezuela nel 1958. È stata una delle figure femminili più importanti nella vita di Gabo.


ADDIO AL NOBEL PER LA LETTERATURA

Gabriel Garcia Márquez: lo scrittore che amava le donne. Ma ne sposò soltanto una

Era appena adolescente quando conobbe la futura moglie, Mercedes: un legame per tutta la vita, come certe coppie dei suoi romanzi. Le donne della sua famiglia lo hanno ispirato sempre a partire dalla nonna, come racconta la scrittrice Camilla BaresaniGuarda le immagini 

di Monica Virgili 18 aprile 2014


“La gente non muore quando deve, ma quando vuole” scriveva Gabriel Garcia Marquez. E così il premio Nobel per la letteratura è voluto uscire di scena a 87 anni come uno dei suoi personaggi. Del resto la vita di “Gabo” era letteratura, fin dall’incontro - da giovanissimo - con la futura moglie Mercedes che “gli strinse il dito della vita”, come avrebbe fatto dire nell’“Amore al tempo del colera” a Florentino Ariza della dolce Fermina, una delle coppie più belle della letteratura. 


Quello tra Garcia Marquez e le donne è sempre stato un legame strettissimo. Tra le protagoniste del micidiale intreccio di personaggi e passioni che è il suo capolavoro, “Cent’anni di solitudine”, si possono rintracciare molte donne della sua vita a partire dalla mitica Ursula, ispirata alla madre dello scrittore: la “chiaroveggente” Luisa Santiaga Márquez Iguarán. 




Forse le leggende e le storie magiche che Gabriel ascoltava da bambino ad Aracataca, il paesino fluviale della Colombia che già a pronunciarlo si finisce in un racconto, hanno lasciato il segno, così come gli anni da reporter a “El Universal” a Cartagena e poi quelli di Bogotà, condivisi con l’amico scrittore Alvaro Mutis. In quegli anni di formazione si affina la sua lingua formidabile e nasce il “realismo magico”, la corrente letteraria che nel secondo Novecento, innestando realtà e finzione, colori e fantasia, ha fatto conoscere al mondo la letteratura sudamericana. E ha scatenato la passione per Marquez, che resta il romanziere di lingua spagnola più letto del pianeta (e più amato dalle donne). Inevitabile che sulle sue orme fiorissero tante voci femminili: dalla cilena Isabel Allende alla colombiana Laura Restrepo alla messicana Angeles Mastretta. L’ultimo saluto lunedì a Città del Messico in forma privata. Ma ci sarà una “Màma per accoglierlo con tutti gli onori nel regno di Macondo” come nel racconto “I funerali della Mamá Grande”.

CORRIERE DELLA SERA



venerdì 24 aprile 2015

Dieci frasi celebri di Gabriel García Márquez

Lo scrittore Gabriel García Márquez a Cartagena, 

in Colombia, il 20 febbraio del 1991. 

(Ulf Andersen, Getty Images)


Dieci frasi celebri 

di Gabriel García Márquez

  • 18 aprile 2014
  •  
  • 13.37

Lo scrittore colombiano Gabriel García Márquez è morto a 87 anni il 17 aprile, nella sua casa di Città del Messico. Ecco dieci frasi per ricordarlo:
  • Tutti gli esseri umani hanno tre vite: una pubblica, una privata e una segreta.
  • Il problema del matrimonio è che finisce ogni notte dopo aver fatto l’amore, e deve essere ricostruito ogni mattina prima di colazione.
  • Non avrei barattato il piacere della mia sofferenza con nessun altra cosa al mondo.
  • Il segreto per invecchiare bene è aver fatto un patto di onestà con la solitudine.
  • Non è vero che le persone smettono di inseguire i sogni perché invecchiano, diventano vecchi perché smettono d’inseguire sogni.
  • Mi sono reso conto che la forza invincibile che muove il mondo non è tanto l’amore felice, ma l’amore non corrisposto.
  • Non credo in Dio, ma lo temo.
  • Il problema nella vita pubblica è saper superare la paura, il problema nel matrimonio è saper superare la noia.
  • La letteratura è nata quel giorno che Giona è tornato a casa è ha raccontato alla moglie che aveva fatto tardi perché era stato inghiottito da una balena.
  • Niente racconta di più di una persona del modo in cui muore.
Fonte: Guardian