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giovedì 16 giugno 2016

Leonardo Sciascia / "Il giorno della civetta" / Trama



Leonardo Sciascia

"Il giorno della civetta": trama


A cura di Rachele Jesurum

Il romanzo di Leonardo Sciascia Il giorno della civetta è stato pubblicato dalla casa editrice Einaudi nel 1961. L’autore siciliano, da sempre interessato alla situazione socio-economica della sua terra d'origine, era da tempo impegnato nella denuncia della mafia, che imperversava ignorata e impunita su tutto il territorio. Sciascia decide così di servirsi del genere romanzo giallo - cui spesso ritornerà per le sue opere successive - per poter esprimere il suo risentimento e trasporre in una cornice letteraria la cronaca di un fatto realmente avvenuto, ovvero l’omicidio del sindacalista comunista Accursio Miraglia, assassinato dalla mafia a Sciacca nel gennaio del 1947.

Accursio Miraglia diventa così, grazie alla penna dello scrittore, Salvatore Colasberna, piccolo imprenditore di un paesino siciliano cui la mafia spara mentre sale su un autobus diretto a Palermo. Le indagini vengono affidate al Capitano Bellodi, altro personaggio che Sciascia “ruba” alla realtà, costruendolo sulla falsariga del comandante dei Carabinieri di Agrigento Renato Candida (che già nel 1956, nel suo libro Questa mafia recensito proprio da Sciascia, aveva sollevato con notevole anticipo la questione del potere occulto mafioso in Italia). Quando i carabinieri giungono sulla scena del delitto, la piazza di un piccolo paesino siciliano, i passeggeri della corriera diretta a Palermo si dileguano disperdendosi velocemente. Le forze dell’ordine riescono così a interrogare solo l’autista e il bigliettaio, che si rivelano anch’essi omertosi, negando di riconoscere il corpo del “morto ammazzato” e persino di aver assistito all’omicidio. i carabinieri riescono a portare in caserma un venditore di panelle (tipiche frittelle di ceci palermitane) che, dopo un interrogatorio durato due ore, ammette di aver sentito colpi di arma da fuoco provenire dall'angolo della chiesa.
Il caso viene affidato al capitano Bellodi, un ex partigiano proveniente da Parma che, per un superiore senso di onore e giustizia, decide di non arrendersi davanti a questo apparentemente impenetrabilemuro di silenzio, e riesce ad individuare gli indizi che legano l’omicidio alle organizzazioni mafiose locali (legate a don Mariano Arena) e alle forze politiche al potere, grazie anche al doppiogioco del mafioso Calogero Dibella, poi ammazzato.
Il capitano Bellodi, dopo varie difficoltà e alcuni passi falsi, riesce ad ottenere il nome del presunto assassino, tale Diego Marchica detto Zicchinetta, grazie all’intervento della moglie di Paolo Nicolosi, un potatore a sua volta trucidato dalla mafia per aver riconosciuto l’assassino. Bellodi riesce a far fermare l’omicida materiale e il suoi mandanti (Rosario Pizzuco e don Mariano), ma i tre imputati vengono presto rilasciati (anche se Bellodi si guadagna la stima del boss don Mariano, che lo considera un "uomo" in mezzo a molti "quaquaraquà"). La stampa s’interessa largamente al caso, tanto che si apre un dibattito in Parlamento, alla presenza dello stesso Bellodi. Le pressioni politiche dall'alto (dietro cui si intravede la Democrazia Cristiana) portano all’archiviazione del caso, grazie ad alibi costruiti da personaggi politici influenti al fine di scagionare Zicchinetta; durante il confronto viene inoltre affermato che la mafia è un’invenzione dei comunisti e che in realtà il delitto di Colasberna è spiegabile come un caso di infedeltà coniugale.
Bellodi, nel frattempo spedito a Parma per una vacanza forzata, scopre dai giornali l'esito della sua inchiesta sulle collusioni tra la mafia e il potere; rientrando in casa, tuttavia, dichiara di volersi "rompere la testa" tornando in Sicilia a combattere la mafia.






mercoledì 15 giugno 2016

Leonardo Sciascia / Biografia e opere



Leonardo Sciascia: biografia e opere

A cura di Rachele Jesurum



Leonardo Sciascia nasce in Sicilia, e più precisamente a Racalmuto (Agrigento), l'8 gennaio 1921. Figlio di uno zolfataro, Pasquale Sciascia, e di una casalinga, Genoveffa Martorelli, Leonardo è il maggiore di tre fratelli. Dopo aver frequentato le scuole elementari a Racalmuto, segue la famiglia a Caltanissetta, dove s'iscrive all'istituto magistrale "IX Maggio". Qui incontra professori che lo segneranno e lo plasmeranno profondamente, figure fondamentali della sua formazione. Grazie a Vitaliano Brancati si accosta infatti agli autori francesi (che rimarrano sempre i suoi prediletti) e con la guida di Giuseppe Granata s'immerge nello studio degli illuministi e si appassiona di letteratura. In questi anni giovanili Sciascia inizia ad avvicinarsi alle posizioni del partito comunista e alla militanza antifascista. Conclude la carriera scolastica diplomandosi nel 1941, e trova lavoro al Consorzio Agrario di Racalmuto, esperienza che gli permette di osservare da vicino la vita agreste e la realtà contadina siciliana. Si sposa con Maria Andronico nel 1944 e ha due figlie, Anna Maria e Laura. Nel 1949, è nominato maestro alle scuole elementari di Racalmuto, ruolo che ricoprirà fino al 1957.


Nel 1950 inizia la vera e propria attività letteraria, pubblicando le Favole della dittatura (ventisetteprose brevi molto curate dal punto di vista stilistico), seguite nel 1952 dalla raccolta di poesie La Sicilia, il suo cuore  e nel 1953 dal primo saggio (Pirandello e il pirandellismo) dedicato all'amato corregionale. Al 1956 risalgono Le parrocchie di Regalpetra, in cui si comincia ad intravedere l'impegno civiledell'autore, e si riconosce la sua formazione illuminista: il libro è strutturato come una cronaca-saggiodella vita di un immaginario paesino siciliano, dietro cui si può intravedere la nativa Racalmuto. Nel 1958 viene stampato il volume Gli zii di Sicilia, tre racconti che diverranno quattro quando nel 1961 verrà aggiunto L'antimonio, ispirato all'autore dalla guerra di Spagna. Nel 1961 Sciascia comincia a dedicarsi a quello che diverrà il tema prevalente nella sua produzione letteraria: il genere “giallo”. In Sciascia però, questo genere acquista un carattere di denuncia etica e sociale. Lo scrittore è infatti maggiormente interessato alla descrizione delle cause economiche e sociali che si annidano dietro ai delitti, piuttosto che alla risoluzione degli enigmi stessi. Così si susseguono romanzi che consolidano la fama dello scrittore agrigentino: Il giorno della civetta (1961), A ciascuno il suo (1966), Il contesto(1971), Todo modo (1974), Il cavaliere e la morte (1988) e Una storia semplice (1989), da cui spesso sono tratti film di pari successo.

Oltre all'attività di scrittore Sciascia porta avanti anche quella di giornalista, collaborando a fasi alterne con "La Stampa" e il "Corriere della Sera", e scrivendo su alcune testate minori siciliane. L'impegno civile di questa fase (dal 1975 Sciascia è candidato nelle liste del Partito Comunista) trova proprio nell'unione tra cronaca di fatti reali e scrittura d'autore il canale di comunicazione con il pubblico: del 1975 è La scomparsa di Majorana, mentre nel 1977 Candido è un amaro rendiconto autobiografico (mascherato attraverso il rimando letterario a Voltaire) delle delusioni della politica. Nel 1978 poi,L'affaire Moro indaga, con la formula del racconto-inchiesta, i retroscena del sequestro e dell'uccisione di Aldo Moro, suscitando polemiche sulla stampa, con gli intellettuali del tempo e con gli organi di partito. Passato nel 1980 nelle fila dei Radicali, Sciascia dedica gli ultimi anni di vita alla saggistica storico-letteraria e allo studio del fenomeno mafioso, come nell'occasione del maxi-processopalermitano a Cosa Nostra del 1986, nato dalle dichiarazioni del "pentito" Tommaso Buscetta. 
Lo scrittore si spegne a Palermo nel 1989.