domenica 3 novembre 2019

Attrazione fatale a teatro (e l’amante non muore più)



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ATTRAZIONE FATALE - Glenn Close, Michael Douglas e Anne Archer
ATTRAZIONE FATALE - Glenn Close, Michael Douglas e Anne Archer

Attrazione fatale a teatro (e l’amante non muore più)

14 MARZO 2014 di 
Glenn Close proprio non voleva morire. E pianse perfino, quando le dissero che alla fine della storia lei sarebbe stata spazzata via con un colpo di pistola proprio dalla mogliettina tradita. Ricordate Attrazione fatale di Adrian Lyne? Fu il film choc degli anni Ottanta. La torrida avventura di una notte di un uomo sposato (Michael Douglas) si trasforma in incubo per lui e la sua famiglia, di fronte al rifiuto dell’amante occasionale (la Close, appunto) di uscir di scena e alla sua progressiva trasformazione in una mostruosa arpia, che verrà uccisa nel finale drammatico e mozzafiato.Dall’immagine di single in carriera, disperata, vendicativa e sfasciafamiglie, Glenn Close non si sarebbe liberata per anni. E il film di Lyne, che alcuni videro come una parabola sull’Aids, altri come una critica alla società permissiva, venne denunciato dai liberal americani come un attacco al femminismo e alle donne che puntavano al successo professionale. Ma l’idea originale dello sceneggiatore James Dearden era molto diversa. Come lui stesso ha rivelato al Guardian, Alex Forrest (l’amante impazzita magistralmente interpretata da Close) doveva essere in realtà una figura tragica, sola e perfino simpatica.
Certamente non era previsto che morisse. Ma quando la versione finale dello screenplay venne presentata ai produttori, questi storsero il naso. Dan Gallagher, il personaggio di Douglas, ne usciva male, aveva tradito la moglie, non era abbastanza eroico, come si conveniva alla narrativa preferita di Hollywood. Occorreva cambiare, dissero, indirizzando a poco a poco tutta la colpa verso Alex. Ma decisivi per il finale di sangue furono i focus group, un concetto nuovo per l’epoca, che non gradirono la prima versione e dissero chiaramente che avrebbero voluto vedere la donna del peccato punita dalla moglie. «Così accettai di scrivere un nuovo finale, quello dove Alex viene uccisa con un colpo di pistola nel bagno di casa», ammette Dearden, che dovette sobbarcarsi pure lo sgradito compito di dare la notizia a Glenn Close.
Quando nell’ufficio della produzione, lo sceneggiatore le spiegò le modifiche, l’attrice si lasciò sfuggire una lacrima e rispose sdegnata: «Mettetemi una camicia di forza, ma non riuscirete a costringermi a farlo». Fu il suo agente a farla venire a più miti consigli, anche ricordandole cosa le sarebbe costato abbandonare il progetto. Sul piano commerciale, avevano ragione i tycoon di Hollywood: nominato per sei Oscar, Attrazione fatale fece un botto mondiale e incassò 300 milioni di dollari, una cifra enorme per quei tempi.
Il successo valse però a James Dearden l’odio incondizionato delle femministe: più volte Shere Hite, al tempo la più celebre portavoce della causa, lo coprì di contumelie.  Trent’anni dopo, deciso a liberarsi da un’etichetta in cui non si è mai riconosciuto, l’autore e regista torna sui suoi passi ma senza delitto. E mette in scena al Royal Haymarket di Londra una versione teatrale di Attrazione fatale, dove ripropone l’impostazione originale e la povera Alex è molto meno demoniaca di quella resa celebre dal film. Soprattutto, non muore. Non ci sono però Glenn Close né Michael Douglas, per sempre impigliati nella memoria della donna vampiro e del maschio redento.
Dal Corriere della Sera del 13 marzo 2014
Guarda qui il trailer originale di Attrazione fataleGuarda qui una sequenza del film di Adrian Lyne
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