Andrea Camilleri |
ANDREA CAMILLERI
Lo confesso, il mio successo ha ammammaloccuto pure me
Antonella Amendola
Oggi Feb 1999
"La fama che mi ha investito e le migliaia di copie vendute mi hanno lasciato stupefatto", dice lo scrittore, che nei suoi libri ha inventato un divertentissimo siciliano italianizzato - " Il segreto? Io non faccio letteratura, mi limito a inventare e raccontare storie.
Nello studiolo della casa borghese un pentolino su un fornelletto spande suffumigi di eucalipto e mentolo. Andrea Camilleri, che nonostante i 73 anni continua a fumare un numero incivile di sigarette, alza lentamente il capo dalle sudate carte, mentre con una mano scaccia i vapori. "Lo scrittore siciliano", dice, "s'arrifandia, cioe' si guarda intorno con sospetto prima di venire allo scoperto. E' come quello che naviga sotto il pelo dell'acqua, all'altezza del periscopio, e scruta prudentemente la riva, per decidere il tempo opportuno dello sbarco. Perche' scrivere un romanzo vuol dire mettere a nudo pensieri e sentimenti, e' uno rischio che ci si accolla, magari, con la saggezza dei 60 anni, dopo che un lavoro decente ti ha regalato la pensione". Sciascia prese, la penna quando lascio' l'insegnamento, Bufalino fu apprezzato con le tempie bianche, Tommasi di Lampedusa e' addirittura un caso folgorante di gloria postuma: il piu' delle volte la grande letteratura in Sicilia ha la magia di una fioritura a stagione avanzata. "Che fa danno", ridacchia Camilleri, ultima gemma imprevista che ha terremotato la quiete un po' paludata delle classifiche dei libri. Quest'estate ai primi sei posti dei best-seller della narrativa c'erano sei titoli dell'autore di Porto Empedocle, romanzi a sfondo storico e soprattutto inchieste del commissario Montalbano. "lo so, sono stato una specie di fenomeno, destinato e ridursi a proporzioni piu' accettabili", commenta lo scrittore". Attualmente i quattro libri in classifica mi danno la serena certezza che possono contare su uno zoccolo duro di lettori al di la' delle mode. Il successo, e' meraviglioso non infastidisce. Chi lo dice e' una ipocrita. Ma, alla mia eta', non mi cambia la vita. Se mi fosse capitato a 40 anni avrei potuto avere qualche alzata d'ingegno, magari mi sarei caliato, riscaldato. Ora e' tardi". Cosi Camilleri mi riceve nel salotto buono, in un appartamento fin troppo sobrio, dove niente ha alterato la tranquilla routine domestica. La moglie Rosetta sta appresso al piu' piccolo dei quattro nipoti, una nipote di 17 anni sta facendo una versione di latino. "A pensarci bene", sorride lo scrittore, "io ritengo il vero successo della mia vita l'aver messo su famiglia con una donna che dopo 40 anni risposerei e aver tirato avanti tre figle con un lavoro che mi piaceva. Io ogni santo giorno che entravo in via Teulada ero contento. La maggior parte della gente, invece, si danna con lavori ingrati". Uscito dall'Accademia di arte drammatica, dove aveva frequentato il corso per registi, entro' alla RAI e si e' distinto come produttore di popolarissime fiction (Il commissario Maigret e il tenente Sheridan), regista di sceneggiati trasmissioni radiofoniche e spettacoli teatrali. "Vivevo dignitosamente da pensionato RAI", prosegue, "senza eccessive preoccupazioni perche' mia moglie, che ha fatto la carriera dirigenziale all'Inam, gode di un buon vitalizio. Quand'ecco che i mie libri improvvisamente conquistano il consenso dei lettori attraverso il passaparola. Divento uno scrittore democraticamente eletto, nel senso che mi hanno incoronato quelli che comprano i libri. "Ne sono felice, perche' io non faccio letteratura pura: racconto storie, metto in piedi personaggi teatrali, a tutto tondo, che hanno bisogno di sentirsi la gente intorno. Lo sa che cosa m'inorgoglisce di questo successo? Che il mio editore, Elvira Sellerio, aveva difficolta' e io l'ho aiutata a superare il guado e magari, ho salvato qualche posto di lavoro. E poi ci sono quelli che ti scrivono ..." Prende un foglio, vergato da una grafia incerta. Legge ad alta voce: "Caro Camilleri, sono un malato terminale di cancro. La malattia e' giunta allo stadio piu' avanzato con metastasi diffuse. Per sopportare il dolore mi somministrano preparati a base di morfina. Sono ancora lucido e la ringrazio perche' i suoi libri mi hanno regalato qualche risata di gusto che nella mia condizione non potevo piu' sperare". Ripone con cura il foglio nella sua busta e tira un sospiro: "Sono un vecchio e queste cose mi commuovono. I lettori inseguono un dialogo ravvicinato m'interrogano. Ci sono donne siciliane che mi rimproverano: "Perche' Montalbano sta con una ligure? Non ci sono bedde picciotte da noi?". E io giu' a spiegare com'e' fatto il mio commissario che piace tanto ai poliziotti del Siulp. A tal punto che due anni fa mi hanno dato un premio a Bologna e io ho passato una giornata indimenticabile con loro, mentre la radio dell'auto gracchiava: "Volante uno a Volante due ..." e mi sembrava di stare in paradiso". Gia', com'e' fatto il segugio di Vigata (paese immaginario che ricalca Porto Empedocle)? Che pasta d'uomo e' questo quarantenne commissario Salvo Montalbano che entra in libreria per comprarsi l'ultimo romanzo di Vincenzo Consolo e che sul piccolo schermo avra' il volto di Luca Zingaretti? "Ha un carattere un po' difficile", risponde Camilleri. "Capita che molti siciliani abbiano caratteri difficili. E'ombroso, per esempio Troppe volte di mattina si alza nirbusu, irrascibile. Ma le sfuriate passano presto. E' un po' diffidente, avaro a concedere la sua fiducia, ma quando la concede e' una fiducia piena. Sa che cos'e' il senso della lealta' e, cosa inusitata, sa cos'e' l'onesta' verso se stessi e il prossimo. "Il commissario e; un single. Non credo saprebbe superare le difficolta' di ogni matrimonio e allora questi amori da week-end con Livia, la fidanzata che sta in Liguria, sono provvidenziali". A letto il commissario e' un santino: onestamente ci si aspetterebbe qualche frizzo in piu', che diamine, almeno un filino di trasgressione, un'ombra di tradimento. Ma non sara' che Camilleri, onesto [adre di famiglia, prova imbarazzo a intingere la penna nell'eros? "No, per carita'?", si difende. "Io mi diverto a sceneggiare certi siparietti piccanti e in "La stagione della caccia" il vecchio barone ne fa di cotte e di crude. Montalbano rimane, tutto sommato, un casto che pratica il sesso solo durante le visite di Livia, perche' la sua idea di amore non sa prescindere dalla donna che ama e stima, lui non saprebbe mentire per nascondere le scappatelle. "E poi, la vuol sapere la verita' santa? Io non sopporto quei detective americani che si pestano, fanno a botte tutto il giorno e poi la notte continuano il rodeo con una bionda. Montalbano, quando ha le ossa rotte per la fatica, sogna solo di coricarsi o, magari di farsi una chilata di sarde a beccafico. Che gliele metto in bocca quando viene l'acquolina a me che non posso piu' mangiare perche' a 73 anni mi sale la pressione ...". "Madame Bovary c'est moi!", sosteneva Flaubert: Camilleri si fa una bella risata e riconosce che, al di la delle abbuffate, Montalbano e' il suo specchio solo per il piacere della speculazione logica, della serrata deduzione investigativa, attivita' che esercita passeggiando in solitudine in riva al mare, mentre divora un cartoccio di semi. "Anch'io adoro camminare sulla battigia", conferma. "Ma sarebbe squallido andare a Fregene o a Ostia. Cosi' cerco i piu' bassi pretesti per fare una rimpatriata al mio paese. Anche se, nell'88, mi e' capitata un'avventura terribile". Si laza in piedi, mima la sena. "domenica di settembre, un caldo soffocante, alla sera rinfresca, la gente va a far due passi sulla strada principale, dove ci sono tre bar. A quel tempo mi piaceva il whisky, adesso ho smesso. Il primo bar e' chiuso: e' il locale dove in genere incontro un tizio che mi offre il primo giro. Tiro dritto e prendo la prima consumazione nell'esercizio seguente. Voglio ancora un goccetto, prima di cena, e mi affaccio al terzo bar. C'e' quel tizio: "Oggi mi ha tradito, ma la prego vorrei tanto presentarle mio padre"... "Fa il gesto di precedrmi verso un tavolo all'aperto quando, la' fuori, si scatena l'inferno: fiamme, vetri, sangue. Come nel bar di Vittoria. Hanno ammazzato sei persone e sei sono rimaste ferite. "'Ficino 'na bella muzziata", esclama un supersite alzandosi da terra. La muzziata da noi e' quel misto di pesce che quando chiude il mercato danno via a buon prezzo. "Voleva dire che ci sono andati di mezzo innocenti e malavitosi. Miravano proprio a quel conoscente cerimonioso, mi dissero poi; era un regolamento di conti tra stidda, nuova mafia, e vecchia mafia. La mafia e' molto cambiata, ha nuovi codici. Io non scriverei mai una cosa stile "Piovra". non mi va di stare a romanzare troppo i mafiosi, di farmi intrigare dalle loro personalita', che' e' sempre un modo di farsi sedurre. Dei mafiosi debbono occuparsi rigorosamente i tutori dell'ordine per sbatterli in gattabuia". E' quanto fa il nostro Salvo Montalbano, un commissario privilegiato che non ha sul collo il fiato di Pm e giudici invadenti, che vogliono diventare protagonisti a tutti costi, e che puo' contare anche sulla benevolenza di un questore amico che lo invita a mangiare i manicaretti preparati da sua moglie. "Sara' per questo che piace tanto a quelli della Siulp", spiega Camilleri. "Perche' oggi tanti poliziotti non vengono messi nella condizione di poter indagare. E poi, lui e' aiutato anche dalla simpatia e le sue avventure ti catturano perche' ogni tanto nella pagina semino qualche parola in dialetto che restituisce l'humus della mia Sicilia. "A proposito, ma lo sa che c'e' un vero commissario Montalbano nella mia isola? E' un bravissimo che ha catturato anche un latitante famoso, Tullio Mariano Troia. Apprendendo dai giornali che c'e' un tutore dell'ordine tutto d'un pezzo che ha voluto una carriera non facile. Prima o poi andro' a conoscere, anche se provo un po' d'imbarazzo perche' lui deve ave penato parecchio per fare il suo dovere, mentre io con un personaggio di carta sono diventato celebre e ho guadagnato soldi che mi faranno passare una vecchiaia serena e che tengo li' in banca, per un bisogno della famiglia". Lunga vita a Camilleri, lo scrittore amico che e' sceso dalla torre d'avorio e continua a creare, prendendo a prestesto una pagina di cronaca, un vecchio documento ("Non so dar vita a romanzi completamente di fantasia") in uno studiolo ingombro di carte con accanto la nipote che studia e la moglie che gli rilegge tutte le pagine ("Per sentire se il ritmo musicale regge"). Uno che abbiamo liberamente scelto di amare.
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