domenica 10 marzo 2019

Russell Crowe / «Ho quasi 55 anni, dimenticate il Gladiatore»






Russell Crowe: «Ho quasi 55 anni, dimenticate il Gladiatore»

«Vivo la maturità con i miei figli. Hollywood è vanità, meglio il mio ranch australiano»
Giovanna Grassi
8 marzo 2019

«Sono stato un gladiatore, il grande matematico John Nash affetto da schizofrenia, il capitano che sfidava l’Oceano in Master & Commander, il padre di Superman... Nessun personaggio però mi ha coinvolto come il padre di Boy Erased», dice Russell Crowe. Il divo hollywoodiano sostiene con impegno il film di Joel Edgerton tratto dalla storia vera di un pastore battista che costringe il figlio gay a seguire una «terapia di conversione» dall’omosessualità. Crowe è oggi lontano dal bel ragazzo che sembrava volere tutto (fama, successo, denaro) e che visse una passione chiacchierata con Meg Ryan, ma poi sposò la sua ragazza di sempre, la musicista Danielle Spencer. Dall’unione sono nati due figli, poi il divorzio molto doloroso per lui. Nel nuovo film appare invecchiato, appesantito, il volto spesso segnato da angoscia. Oggi l’attore sembra dedicarsi soprattutto alla nuova fase del suo lavoro e ai due figli, Charles nato nel 2003 e Tennyson, tre anni dopo il fratello. Boy Erased-Vite cancellate(presto sui nostri schermi), fin dalla prima mondiale al Festival di Toronto porta sotto i riflettori i terribili programmi di rieducazione alla sessualità che continuano a essere praticati. «Provocando depressioni, tentativi di suicidio e disordini mentali tra molti giovani».




Che cosa resta in lei del gladiatore da Oscar?



«Ho quasi 55 anni e non credo proprio di dover continuare a esibire i muscoli del mio generale Massimo Decimo Meridio. Mi interessano sempre di più le storie vere, capire la personalità e le contraddizioni degli uomini che interpreto».



Quali sono le motivazioni? 



«Quando sei giovane la recitazione conquista un ruolo pericolosamente divorante e puoi anche sentirti perduto se non la pratichi in continuazione. Con il tempo impari a studiare con più attenzione le occasioni che ti capitano. Il mestiere diventa un modo di esprimerti, di sentirti parte del mondo».



Lei è molto presente su Instagram. Come vive i tempi dei social network?



«Vengo da una famiglia semplice di lavoratori, che badava alla sostanza dei rapporti. Sono una persona di poche parole, ma ho costruito belle amicizie con colleghi che stimo: Ryan Gosling, Denzel Washington, Nicole Kidman. La possibilità di manifestare se stessi può avvenire anche sul web, un piccolo schermo dell’esistenza».



Che cosa pensa del personaggio che vive come una sconfitta l’omosessualità del figlio?



«Il suo dramma è il riflesso di una mentalità. La difficoltà di capire la scelta di un figlio fa parte dell’esperienza e dell’educazione al mestiere di genitore in milioni di famiglie. Un tempo i padri si limitavano ad esercitare l’autorità. Oggi sono più coinvolti nei vari livelli della famiglia e devono affrontare il peccato, il bullismo, le pressioni sociali. Prima si imparava dai vecchi, oggi si apprende molto comunicando con chi è più giovane di te».



Ha iniziato la carriera in tv. Che cosa si aspetta oggi dalla miniserie sulla vita di Roger Ailes, il responsabile del canale Fox News?



«La personalità e le disavventure di Ailes (accusato anche di sopraffazioni sessuali) possono trasformarsi in uno strumento di comprensione di tanti ambienti. Chi ha il potere diventa un gladiatore sempre pronto a nuove mosse per mantenere il suo status. Per un attore entrare in un’arena con un personaggio vero è entusiasmante».



Ha sempre scelto di vivere in Australia. Perché? 



«Non mi piace vivere sempre su un palcoscenico — come in fondo devi fare a Hollywood — che costruisce stereotipi. Ho bisogno di un’energia diversa che trovo nel mio ranch e nella natura. Dico no al mondo delle apparenze e delle vanità».



Lo stesso discorso vale per la sua passione musicale? 



«Sì. Mi hanno gratificato i tour con la mia band, anche la mia apparizione a Sanremo. Se senti davvero la tua natura artistica devi capire tante manifestazioni popolari. Il mondo di oggi spesso mi pare immerso nel disordine».



Lei è considerato un attore scomodo. Il tempo ha modellato e ammorbidito il suo carattere?



«I figli hanno cambiato la mia vita perché con loro riscopri e fai tue, sempre, la realtà e la quotidianità».



Girata la boa del mezzo secolo cosa si è ripromesso?



«Vorrei sicuramente andare a vedere più spesso le partite della squadra di rugby che prediligo, essere presente quando i miei figli inizieranno una delle fasi più belle della vita ossia l’ingresso al college, interpretare e vivere film in cui credo. Perché un film, come un libro, può concorrere a cambiare la tua vita e aiutarti a essere quello che sei, a capire veramente chi sono gli altri».


CORRIERE DELLA SERA



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