Julio Cortázar |
LA MANIFESTAZIONE DEL LIBRO
Cortázar, lingua spagnola e Oval:
il «Gioco del mondo» al Salone 2019
Nicola Lagioia illustra la nuova edizione della manifestazione torinese
Arriveranno Savater, Masha Gessen, Soyinka. Collaborazione con BookCity Milano
di ALESSIA RASTELLI
6 marzo 2019 (modifica il 7 marzo 2019 | 21:09)
«Una manifestazione popolare, ma che si basa su contenuti alti, proprio mentre la polemica dei nostri tempi, o presunta tale, vede contrapposti il popolo e le élite. Ecco, questo è un problema che noi non abbiamo mai avuto». Così Nicola Lagioia, direttore del Salone del Libro introduce a Torino, nel giovanilistico spazio «Murazzi Student Zone», la trentaduesima edizione della rassegna. «Il gioco del mondo» è il tema del 2019, ispirato all’opera di Julio Cortázar. Il Paese ospite, o meglio la lingua ospite, sarà quella spagnola. Le Marche, la regione protagonista. Il tutto dal 9 al 13 maggio, sempre al Lingotto, ma con una distribuzione degli spazi che si annuncia rinnovata. «Vogliamo fare in modo che per cinque giorni Torino sia la città del libro, colorata ed entusiasta come lo fu durante le Olimpiadi», dice il presidente Giulio Biino.
Torino, insomma, riparte, dopo quelli che, ammette lo stesso Lagioia, sono stati mesi di «montagne russe». Il Salone, dice il direttore, «ha attraversato momenti da telenovela, o da teatro dell’assurdo, persino da favola dickensiana con l’asta del marchio il giorno della Vigilia di Natale. Eppure oggi possiamo festeggiare: il Salone è salvo ed è tornato la casa di tutti». Tra il pubblico siede Ricardo Franco Levi, presidente dell’Associazione italiana editori (Aie), che in una intervista al «Corriere» lo scorso 15 febbraio aveva annunciato il ritorno al Salone. E c’è Marco Zapparoli, alla guida dell’Associazione degli editori indipendenti (Adei). Quest’ultima raccoglie lo zoccolo duro dei marchi che negli ultimi anni hanno difeso la fiera di Torino, mentre la Fondazione che la organizzava era in liquidazione e si giocava la partita con la concorrente milanese Tempo di Libri. Ora che quest’ultima è stata rinviata al 202o e sta lavorando a una nuova formula, viene invece inaugurata con Milano una nuova collaborazione: con BookCity, la festa partecipata dei libri promossa dall’assessorato alla Cultura di Milano e dall’associazione composta dalle fondazioni Corriere della Sera, Giangiacomo Feltrinelli, Arnoldo e Alberto Mondadori, Umberto e Elisabetta Mauri. Nell’ambito del programma di incontri «aspettando il Salone», che precede la fiera di maggio, Milano ospiterà alcuni autori. «Con chi a Milano lavora bene, noi ci siamo», dice dal palco Maurizia Rebola, direttrice del Circolo dei lettori, la fondazione che organizza la parte culturale della manifestazione. E dentro cui, fa sapere, «entrerà presto anche il Comune di Torino». Da Chiara Appendino, a margine della conferenza stampa, un’ultima stoccata a Tempo di Libri: «Questo per il Salone è l’anno zero — dice la sindaca — con una nuova struttura che tiene insieme il lavoro fatto negli anni scorsi, a partire dalla lunga battaglia con Milano, che quest’anno si può dire essere vinta».
Quanto ai contenuti della fiera torinese, per ora ci sono solo alcune anticipazioni (il programma sarà presentato ad aprile). La grande lezione inaugurale sarà affidata a Fernando Savater. Arriverà inoltre Masha Gessen, giornalista e attivista di origini russe, ora residente a New York, la quale con Il futuro è storia (Sellerio), ha vinto il National Book Award 2017. E infine lo scrittore e attivista Wole Soyinka, Nobel per la Letteratura 1986, e Matt Salinger, attore e produttore, figlio dello scrittore de Il giovane Holden. Per quanto riguarda il tema, spiega Lagioia, «la cultura non contempla frontiere o linee divisorie, ma supera le divisioni, frantuma i muri, come fa il lettore de Il gioco del mondo di Cortázar. Nato in Belgio, trasferitosi a 5 anni in Argentina, da dove venivano i genitori, poi a lungo a Parigi, è lui stesso un ponte tra culture».
E in questo spirito è stato scelto l’ospite del 2019, la lingua spagnola. «I Paesi hanno confini, non le lingue», dice il direttore, che parla con il consueto ritmo avvincente. L’idea di una lingua ospite prende anche forma in un luogo fisico: la Plaza de los Lectores, con una biblioteca, una libreria, una sala dedicata alle istituzioni e una per gli incontri. L’ubicazione sarà all’interno dell’Oval: uno spazio di 13.000 metri quadrati, novità della prossima edizione. Al suo interno nascerà anche una nuova sala da 700 posti, la Sala Oro, che sostituirà la Sala Gialla, adibita all’International Book Forum, l’area per lo scambio dei diritti. Non ci sarà neppure più il Padiglione 5, dove era tradizionalmente allestita l’area ragazzi del Bookstock Village (che passa nel padiglione 2), né saranno disponibili le Sale Rossa e Blu (non acquistate all’asta). «Stiamo comunque lavorando a una logistica efficiente, in cui editori grandi e piccoli si alterneranno, non ci saranno spazi di serie A e di serie B», spiega Silvio Viale, presidente di Torino, la Città del Libro, l’associazione dei fornitori che ha acquistato il marchio. «Tra le novità — aggiunge — ci saranno anche due ingressi per ridurre il problema delle file».
Aspettando il Salone, arriveranno intanto a Torino, per riflettere sull’identità culturale europea (il Salone si svolgerà poco prima del voto di maggio) Donald Sassoon, professore emerito di Storia europea alla Queen Mary University di Londra (questa sera, 6 marzo alle 21) e il politologo americano Francis Fukuyama (l’11 marzo, alle 18 al Polo del ’900, via del Carmine 14).
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