mercoledì 6 gennaio 2021

Anna Maria Traglia / «Io italiana, cattolica, sposata e la mia grande storia d’amore con Fidel Castro»

 

Ana Maria Traglia


Anna Maria Traglia : «Io italiana, cattolica, sposata e la mia grande storia d’amore con Fidel Castro»

I ricordi della donna arrivata all’Avana nel 1975. Il tentativo di conversione di Castro

3 gennaio 2021 | 08:14

Le fotografie in bianco e nero di lei con Fidel Castro le ha bruciate il marito quando ha saputo della sua relazione con il leader maximo. Oggi varrebbero una fortuna, scattate dal fotografo personale di Fidel, Alberto Korda. Gli unici ricordi di quella che Anna Maria Traglia definisce «una grande storia d’amore» sono un anello di ferro e una medaglietta che Fidel le regalò. Li custodisce gelosamente in una cassetta di sicurezza di una banca al centro di Roma, città in cui ormai vive da tempo dopo il lungo soggiorno all’Havana.

Qui, ci arrivò per la prima volta nel 1975. In Italia sono anni segnati dal terrorismo, a Cuba governa Castro da quasi quindici anni e mentre negli Usa Bill Gates fonda la Microsoft, sull’isola è vietata l’esportazione di prodotti, tecnologie e servizi statunitensi. E’ quasi impossibile atterrare a Cuba, eppure Anna Maria, origini austro ungheresi, profondamente cattolica, nipote del cardinale vicario di Roma, ci arriva accompagnata dalla zia di Fidel Castro, Margarita Alcalde. Si erano conosciute nella capitale italiana qualche anno prima in modo abbastanza fortuito. Anna Maria era sposata con due figli che accompagnava ogni settimana in una palestra di judo in cui un giorno si presenta una signora con un ragazzino. Hanno difficoltà a spiegarsi con il titolare della palestra che non afferra una parola di spagnolo. Anna Maria conosce bene la lingua grazie al lavoro ad Amnesty Internacional (è tra le fondatrici della sede romana) per la quale svolge missioni umanitarie ad Haiti, Senegal, Ciad. Lei è un medico stimato e apprezzato da tutti, oltre alla laurea in Medicina consegue anche quella in Lettere antiche e Filosofia. La Alcalde resta affascinata dalla cultura e dai modi gentili di Anna Maria: le due stringono un’amicizia molto forte al punto da invitarla all’Havana per conoscere Castro. L’incontro avviene il 20 maggio del 1975. Fidel si aspettava di incontrare un’amica coetanea della zia, quindi di vent’anni più vecchia di lui. Invece si trova davanti i bellissimi occhi verdi di una 27enne Anna Maria. Lui ne ha già 48. Ne resta incantato tanto da esclamare «La Primavera di Botticelli». Le rose portate in omaggio al leader maximo finiscono per pungere le dita di entrambi, due gocce di sangue che Castro battezza come «La boda de sangre», il patto di sangue.

La storia d’amore è descritta nei minimi particolari nel libro di Paola Sorge Fidel in love, edito da Castelvecchi. Anche se Anna Maria, seduta sul suo divano rosa pallido, ci tiene a precisare che non è stato un colpo di fulmine, anzi. «Non era mia intenzione avere un compromesso con lui dal punta di vista erotico. Si figuri che dopo tre mesi che ci frequentavamo si presentò una notte fuori alla mia porta e quando la aprii mi saltò addosso dicendomi “Altrimenti con te passeranno diecimila anni”». Cosa accadeva in quelle sere all’Havana, tra attentati che si susseguivano ogni sei ore (compreso quello in cui la stessa Anna Maria si salvò per una seria fortunata di circostanze mentre era in auto), l’alta tensione con gli Stati Uniti, i problemi legati all’embargo, l’estrema povertà del popolo cubano, i primi approcci con la Russia, la guerra fredda. Di tutto questo Anna Maria ha vissuto le anteprime passando attraverso i discorsi che Fidel le faceva leggere nel segreto delle stanze all’Havana, le considerazioni personali dopo gli incontri ufficiali con i vari leader, le paure e le passioni che trasparivano dalle sue confidenze. Ma c’è una pagina di questa storia che inorgoglisce particolarmente Anna Maria, quella legata al tentativo di conversione di Castro. E la racconta facendo una premessa puntuta: «Castro non era comunista e sbaglia chi lo pensa. Fidel era cristiano ortodosso e fu educato dai gesuiti». Lei, nipote del cardinale vicario di Roma, passa dallo sbigottimento dell’ambiente romano alla notizia della sua frequentazione con «il dittatore vicino ai sovietici» agli incontri segreti in Vaticano dove si chiede la sua intercessione per favorire un avvicinamento di Castro alla Chiesa. «Gli dissi: “Accontenta il Vaticano, apri una chiesa a Cuba, un domani potresti aver bisogno di loro”». L’insistenza di Anna Maria diventa tale che simpaticamente Fidel storpia il suo nome in Ave Maria.

Il legame tra i due non si recide mai se non quando il figlio più grande, Daniele, a sette anni si ammala di tumore. Lei torna in Italia per portarlo in Svizzera ad operarsi e da fervente cattolica fa un voto: «Se mio figlio si salva non andrò più a Cuba». Il tumore risulterà benigno ma il suo allontanamento da Fidel non durerà più di tre mesi. «E’ stato il periodo in cui sono stata via più a lungo. Fidel creò una linea telefonica criptata solo per noi due ma più ci sentivamo e più cresceva la voglia di stare insieme. Così mi dissi “Andrò all’inferno ma devo tornare da lui”».

L’ultimo incontro è stato nel 2006 quando Castro viene ricoverato per un tumore al colon. Lei corre al suo capezzale e lì le regala quell’anello di ferro che custodisce gelosamente. Sopra è scritto «Hasta la muerte».

CORRIERE DELLA SERA




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