Gloria Vanderbilt |
Luci e ombre nella vita di Gloria Vanderbilt, l'ereditiera aliena
La socialite è stata un personaggio amato e controverso.
“Un’aliena, proveniente da qualche remota stella”: così la descrive Anderson Cooper, il figlio, celebre volto della CNN, che alla madre ha dedicato un libro e un bellissimo documentario. Gloria Vanderbilt è stata un’artista, designer, attrice, autrice, ereditiera e socialite: difficile definire o riassumere una vita così lunga e ricca di avventure e rovesci di fortuna, ma un fil rouge c’è, ed è la ricerca della bellezza. Nata nel 1924 a New York, è figlia ed erede di Reginald Vanderbilt, il “Re delle ferrovie”, e di Gloria Morgan, seconda e ambigua moglie del magnate. Il padre muore appena diciassette mesi dopo la sua nascita, letteralmente “affogato nell’alcol”, come riportano i tabloid, e Gloria cresce a Parigi, al seguito della madre che “scappa” dal clan Vanderbilt non sentendosi accettata. In effetti, la vedova allegra conduce una vita dispendiosa ed errabonda, interamente mantenuta dall’eredità della piccola Gloria che consiste in circa cinque miliardi di dollari. È quindi solo all’età di dieci anni, quando nel 1934 madre e figlia fanno ritorno negli Stati Uniti, che Gloria si rende conto di cosa significhi essere una Vanderbilt: l’attenzione della stampa per la piccola miliardaria è spasmodica, ed esplode quando la zia paterna Gertrude Vanderbilt Whitney (futura fondatrice del Whitney Museum), intraprende una battaglia legale per ottenere l’affidamento della bambina.
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Definito ai tempi “il processo del secolo”, il contenzioso dura mesi e mesi ed è seguitissimo dai media, affamati di dettagli scabrosi: diverse testimonianze convergono nel descrivere la madre di Gloria come un’alcolizzata senza morale, che intrattiene relazioni multiple con uomini e donne e che vuole la bambina solo per sfruttarne il patrimonio. L’affidamento viene spostato alla zia Gertrude, che cresce Gloria tra la meravigliosa mansion Vanderbilt di New York e la tenuta del New Jersey che pullula di cuginetti, case sugli alberi e pony. Un’infanzia apparentemente fiabesca, quindi, che però lascia profondi segni nell’equilibrio emotivo di Gloria, che anni dopo confesserà di essere cresciuta nel terrore di diventare “una peccatrice” come la madre. Anche dopo il processo, l’attenzione mediatica per la “poor little rich” Gloria, che diventa ogni giorno più bella, continua con appostamenti di paparazzi e articoli di gossip, e Gloria decide che, non potendosi sottrarre all’attenzione del pubblico, tenterà almeno di sfruttarla: ha quindici anni quando posa per Harper’s Bazaar e appena diciassette quando si sposa per la prima volta: tra tanti blasonati corteggiatori, tra cui Howard Hughes e Frank Sinatra, sceglie Pat DiCicco, un oscuro agente di Hollywood che ha sepolto la prima moglie in circostanze sospette.
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Il matrimonio, che dura dal 1941 al 45, non genera figli e finisce in corte, con Gloria che lo accusa di violenza domestica: “Si divertiva molto a sbattermi la testa contro il muro: sembravo sempre truccata, invece avevo gli occhi neri”. Firmato il divorzio, Gloria convola subito a seconde nozze con il direttore d’orchestra Leopold Stokowsky, di 42 anni più vecchio di lei, con cui hanno due figli: Stanislaus e Christopher. Sono questi gli anni in cui le ambizioni di Gloria si rivolgono alla recitazione. Studia alla Neighborood Playhouse e compare in qualche spettacolo di Broadway, approdando anche in televisione in due episodi della celeberrima serie Love Boat. La sua carriera di attrice non decolla, in compenso negli Studios Gloria incontra il regista Sidney Lumet, che diventa il suo terzo marito dal 1956 al 1963. Ma il grande amore, conosciuto a un dinner party, è lo scrittore Wyatt Cooper, che sposa nel 1963 e con cui ha due figli: Carter e Anderson. Il loro è un matrimonio felice, che durerà dieci anni, fino alla morte di Cooper per problemi cardiaci. La stabilità sentimentale consente e Gloria di esprimere i suoi talenti: inizia a dipingere con crescente successo e arreda case che finiscono sulle più importanti riviste di interior design. Negli anni Settanta rivoluziona il concetto di blue jeans disegnando per il marchio Glentex una linea più attillata e femminile che va a ruba. “È un peccato chiamarli Jeans” è il claim pubblicitario, e il grande successo la spinge a fondare il proprio marchio, GV Ldt, riconoscibile per la firma ricamata su una tasca. La GV Ltd lancia anche linee di abiti, scarpe, accessori, oggetti per la casa e liquori. Negli anni Ottanta, per L’Oreal, Gloria Vanderbilt firma anche otto profumi. Sulla scia di questi successi, i conti della società si ritrovano manomessi da amministratori che fanno sparire quasi due milioni di dollari dai bilanci, cosa che spinge la Vanderbilt a fare causa alla propria stessa società. Il processo le dà ragione ma il denaro viene recuperato solo in minima parte e, anche a causa di tasse non pagate dagli amministratori, Gloria deve vendere diverse proprietà (tra cui la tenuta del New Jersey in cui è cresciuta) per ripianare i conti con lo Stato. Nonostante queste vicissitudini, la sua carriera creativa prosegue e continua a firmare linee di arredi, tessuti e oggetti per Hallmark e Bloomcraft. Lavora anche nell’editoria, come contributor per il New York Times, Vanity Fair e Elle, e dando alle stampe un romanzo “rosa” dal titolo “Obsession: An Erotic Tale”. Il sesso è in effetti una componente importante della sua vita, come confesserà in un’intervista con il figlio Anderson Cooper per la CNN: “Il senso della mia vita è stato l’essere sempre innamorata: in certe notti insonni mi ritrovo a contare gli amanti anziché le pecorelle”.
Il rapporto tra Gloria e il figlio Anderson è sempre stato di grande stima e supporto reciproci, specialmente dal momento in cui la famiglia è stata funestata dal suicidio del fratello di Anderson, Carter Cooper, che a ventitré anni, nel 1988, si getta dal terrazzo di casa dopo una colluttazione con Gloria che tenta di impedirglielo. Carter soffriva di una forte depressione e il suicidio è stato l’esito di una crisi psicotica. Gloria gli sopravvive per trentun anni, morendo nel 2019 all’età di 95. “Quando le hanno diagnosticato un tumore allo stomaco”, ricorda il figlio Anderson, “mia madre ha detto: mi stanno indicando la via per uscire da questo mondo, e sono quasi pronta”. Da meticolosa accumulatrice di ricordi e bellezza, Gloria Vanderbilt ha lasciato una sconfinata collezione di memorabilia, fotografie, opere, abiti e oggetti che, nelle intenzioni del figlio, potrebbero diventare i tesori di un museo a suo nome.
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