Morto Sean Connery: fu sette volte 007 e Guglielmo da Baskerville ne «Il nome della rosa», ma anche Highlander e Jimmy Malone ne «Gli intoccabili»
Se ne è andato a 90 anni uno degli attori iconici del XX secolo. Ecco un ritratto per immagini del divo di Hollywood che fece il bagnino, il lavapiatti e il muratore prima di arrivare al successo
di Laura Zangarini
25 agosto 2020 | 07:13
Le origini
Sean Connery nasce a Fountainbridge, un sobborgo di Edimburgo, il 25 agosto del 1930 da Joseph Connery, un contadino e camionista scozzese figlio di immigrati irlandesi, e da Euphemia «Effie» McBain, una cameriera scozzese. Ha un fratello minore, Neil, anch’egli attore. All’età di undici anni inizia a prendere lezioni di danza; a sedici decide di lasciare la scuola e di arruolarsi nella Marina Militare Britannica. A questo periodo risalgono due particolari tatuaggi che si fa apporre sul braccio destro: «Scotland Forever» («Scozia per sempre») e «Mom & Dad» («Mamma & Papà»). La sua esperienza nella Royal Navy si interrompe nel 1950, quando non supera le visite mediche per una grave ulcera gastrica ed è congedato.
Gli inizi
Connery ha fatto svariati mestieri, tra cui il bagnino, il muratore, il lavapiatti, il verniciatore di bare, la guardia del corpo e infine il modello. All’età di diciannove anni posa nudo per l’Edinburgh Art College. Inizia a manifestare quella che inizialmente sembra una sfortuna, la precoce calvizie, caratteristica che in seguito contribuirà ad aumentare il suo fascino maturo. All’inizio degli anni Cinquanta Connery inizia a farsi conoscere sulle scene inglesi: dopo diverse piccole parti in ambito teatrale, nel 1951 prende parte al musical «South Pacific», in scena a Londra. Grazie al fisico slanciato e atletico, all’alta statura (1,89 metri) e allo sguardo ammaliante, il seducente Sean partecipa inoltre al concorso di Mister Universo (1953), in rappresentanza della Scozia, classificandosi al terzo posto. È il trampolino di lancio per il suo definitivo ingresso nello showbiz, e inizia con piccole parti in produzioni televisive e in pellicole cinematografiche che gli procurano una discreta notorietà; tra queste ultime si segnalano «Il bandito dell’Epiro» (1957) di Terence Young, «Estasi d’amore - Operazione Love» (1958) di Lewis Allen, con protagonista Lana Turner, e «Darby O’Gill e il re dei folletti» (1959) di Robert Stevenson, prodotto da Walt Disney.
Il grande successo con James Bond
La svolta professionale arriva per Sean Connery nel 1962, quando viene scelto da Albert Broccoli e Harry Saltzman per interpretare James Bond, nome in codice 007, l’agente segreto britannico protagonista dei romanzi di Ian Fleming, ruolo che ricoprirà in sette pellicole (compresa una fuori serie). Per esigenze dei produttori, Connery è costretto a indossare un toupet, a causa della calvizie e del fatto che un capo scoperto avrebbe certamente nuociuto al fascino del personaggio di Bond; l’attore ne farà tuttavia uso anche in interpretazioni successive come in «Marnie» (1964). Nuovamente diretto da Terence Young, dopo una prima collaborazione nel 1957, Connery si dimostra perfetto per quel ruolo, sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista caratteriale: astuto, elegante, freddo, seducente, in breve divenne uno dei più celebri sex symbol del pianeta. Curiosamente, qualche tempo prima aveva partecipato ad un concorso, indetto dal giornale «London Express,» indetto per scegliere il futuro James Bond cinematografico, ma si classifica solo al 3º posto. Recita inoltre accanto a famose donne che più tardi diventeranno star del cinema, tra le quali Ursula Andress e Daniela Bianchi. Il primo film «Agente 007 - Licenza di uccidere» ottiene un successo strepitoso e convince Connery a vestire ancora i panni di 007 per altre quattro pellicole «A 007, dalla Russia con amore» (1963), «Agente 007 - Missione Goldfinger» (1964), «Agente 007 - Thunderball» («Operazione tuono») (1965) e «Agente 007 - Si vive solo due volte» (1967): tutti registrano straordinario successo sia di incassi che di critica. Interpreta il ruolo di 007 fino al 1967, quando durante le riprese del quinto film «Agente 007 - Si vive solo due volte» di Lewis Gilbert, Connery decide di abbandonare il personaggio, preoccupato della sua identificazione solo con l’agente segreto. Verrà sostituito da George Lazenby nel successivo film «Agente 007 - Al servizio segreto di Sua Maestà» (1969) di Peter R. Hunt. Nel 1971, dopo lunghe e complesse trattative causate dalle insistenze della produzione e dalle recensioni negative del pubblico su «Lazenby», Connery riprende il ruolo nel film «Agente 007 - Una cascata di diamanti» di Guy Hamilton, raggiungendo un accordo con i produttori; dopo il successo della pellicola il suo addio diviene definitivo passando così il testimone a Roger Moore. Tuttavia nel 1983 tornerà nuovamente sui suoi passi grazie al salario record nel film «Mai dire mai» di Irvin Kershner, un remake di «Agente 007 - Thunderball» («Operazione tuono») da lui già interpretato nel 1965 fuori dal ciclo ufficiale.
Non solo 007: da Marnie a Rapina record a New York
Connery evita di rimanere intrappolato in un unico ruolo grazie alle esperienze che seguiranno, dimostrando capacità e versatilità in ruoli differenti e impegnativi, con registi prestigiosi come Sidney Lumet, Alfred Hitchcock e John Huston. Il primo di questi ruoli è in «Marnie» (1964) di Hitchcock, dove Connery interpreta la parte di un uomo flemmatico che deve far fronte ai gravi problemi psicologici della donna amata (Tippi Hedren). Sempre nello stesso anno affianca Gina Lollobrigida nel film «La donna di paglia» di Basil Dearden, dove veste i panni dell’ambiguo Anthony Richmond. L’anno dopo recita in «La collina del disonore», diretto da Sidney Lumet, in cui esordisce abilmente anche nel genere carcerario, mentre è protagonista della commedia «Una splendida canaglia» (1966) di Irvin Kershner, al fianco di Joanne Woodward e Jean Seberg, che però non riscuote il successo sperato. Nel 1968 recita insieme a Brigitte Bardot nel western «Shalako» di Edward Dmytryk, ma anche questa pellicola non convince pienamente la critica. Dopo un periodo di pausa, ritorna sui grandi schermi nel 1970 con «I cospiratori», di Martin Ritt, pellicola a metà tra il dramma-storico e il dramma-politico in cui recita accanto a Richard Harris, e con «Rapina record a New York» di Sidney Lumet, una delle sue migliori interpretazioni.
Da Assassinio sull’Orient-Express a Highlander
Nel 1972 interpreta due delle migliori pellicole della sua filmografia: «Riflessi in uno specchio scuro» di Sidney Lumet, dove interpreta un violento e sadico commissario di polizia, e soprattutto «Zardoz» di John Boorman, riconosciuto come uno dei migliori film di fantascienza degli anni settanta. Nel 1974 collabora ancora con Lumet in «Assassinio sull’Orient-Express», dal giallo di Agatha Christie, nel quale Connery veste i panni del colonnello Arbuthnot. In seguito ad alcune pellicole di poco conto come «Ransom, stato di emergenza per un rapimento» (1974) di Caspar Wrede, appare in «L’uomo che volle farsi re» (1975) di John Houston, a fianco di Michael Caine, dove interpreta un eccentrico e visionario avventuriero, al contrario del vecchio e vulnerabile eroe in «Robin e Marian» (1976) di Richard Lester. Dopo il deludente «Il prossimo uomo» (1976) di Richard C. Sarafian, partecipa al film di guerra «Quell’ultimo ponte» (1977) di Richard Attenborough, per poi chiudere il decennio con l’avventuroso «1855 - La prima grande rapina al treno» (1979) di Michael Crichton e il kolossal «Meteor» (1979) di Ronald Neame. Gli anni Ottanta iniziano con il fantascientifico «Atmosfera zero» (1981) di Peter Hyams, dove interpreta uno sceriffo federale mandato nello spazio per indagare su alcune morti sospette: il film ha un discreto successo di incassi, ma la critica lo accoglie tiepidamente. Ha più fortuna il successivo «I banditi del tempo» (1981) di Terry Gilliam, ancora una volta nel pieno della fantascienza con l’aggiunta di un côté ironico. Nel 1982 è protagonista del drammatico «Cinque giorni una estate» di Fred Zinnemann, mentre si trova a suo agio nella saga epica di «Highlander - L’ultimo immortale» (1986) di Russell Mulcahy, interpretato insieme a Christopher Lambert.
La consacrazione con Il nome della Rosa e l’Oscar per Gli intoccabili
Un grande consenso della critica arriva con l’interpretazione di Guglielmo da Baskerville, il monaco enigmatico, ma razionale del film «Il nome della rosa» (1986) di Jean-Jacques Annaud, tratto dall’omonimo romanzo scritto da Umberto Eco. La pellicola ottiene un consenso straordinario in tutto il mondo. Connery vince il Premio BAFTA come miglior attore: quella del monaco da Baskerville sarà una delle più celebri interpretazioni della sua carriera. La consacrazione definitiva arriva grazie al ruolo di Jimmy Malone, incorruttibile poliziotto e difensore della giustizia, accanto a Kevin Costner, Robert De Niro e Andy García nel capolavoro di Brian de Palma «The Untouchables - Gli intoccabili» (1987). Per questa interpretazione il divo scozzese ottiene un premio Oscar e un Golden Globe nella categoria miglior attore non protagonista. Seguono il thriller «Il presidio - Scena di un crimine» (1988) di Peter Hyams, mentre nel 1989 regal« altre due interpretazioni: in «Sono affari di famiglia», diretto nuovamente da Sidney Lumet, con Dustin Hoffman e Matthew Broderick, è un affascinante e astuto ladro, mentre in«Indiana Jones e l’ultima crociata» di Steven Spielberg, con Harrison Ford, interpreta il padre del protagonista. Ne «La casa Russia» (1990), diretto da Fred Schepisi e tratto dall’omonimo romanzo di John le Carré, recita la parte dell’anticonformista editore/clarinettista Bartholomew «Barley» Scott Blair, che viene coinvolto insieme a Michelle Pfeiffer in una intricata spy-story internazionale ambientata a Mosca. Sempre nel 1990 veste i panni di Marko Ramius, comandante del sottomarino sovietico Ottobre Rosso in «Caccia a Ottobre Rosso» diretto da John McTiernan. L’anno dopo partecipa al film «Robin Hood - Principe dei ladri» di Kevin Reynolds, dove in un cameo interpreta Riccardo Cuor di Leone. Nel 1994 prende parte al film «Il primo cavaliere», con Richard Gere e Julia Ormond, dove interpreta Re Artù, mentre è un elegante ma micidiale ex agente segreto britannico, ingiustamente imprigionato negli Stati Uniti, nell’avventuroso «The Rock» (1996) di Michael Bay. Veste di nuovo i panni di un ladro, complice di Catherine Zeta Jones, in «Entrapment» (1999) di Jon Amiel. Nel 2000 co-produce e interpreta «Scoprendo Forrester» di Gus Van Sant, nel quale incarna un vecchio e introverso scrittore. Nel 2002 la regina Elisabetta II lo nomina Sir. Nel 2003 è protagonista e co-produttore esecutivo ne «La leggenda degli uomini straordinari» di Stephen Norrington, ispirato al fumetto «La Lega degli Straordinari Gentlemen».
Il ritiro dalla recitazione
Nel 2005 Connery dichiara in una intervista a «The New Zealand Herald» di volersi ritirare dalla recitazione, dicendo di essere «stufo degli idioti»; nella stessa intervista rivela di aver rifiutato il ruolo di Gandalf nella trilogia «Il Signore degli Anelli» («Non capivo la sceneggiatura» fu la motivazione; la CNN ha riferito che a Connery era stato offerto fino al 15% degli incassi al box office mondiale: se avesse accettato avrebbe potuto guadagnare per la trilogia qualcosa come 400 milioni di dollari) e di Albus Silente nella saga di «Harry Potter» («Non credevo nel progetto»). Sempre nel 2005 la star torna un’ultima volta nei panni di James Bond, prestando voce e fattezze al personaggio nel videogioco «Dalla Russia con amore», tratto dall’omonimo film del 1963. Nel 2012 dà invece voce al protagonista del film d’animazione «Sir Billi», di cui è anche produttore esecutivo, in quella che è, a oggi, la sua ultima interpretazione.
La vita privata
Connery è sempre stato molto geloso della propria privacy. Si è sposato due volte: nel 1962 con l’attrice australiana Diane Cilento, dalla quale ha avuto un figlio, Jason (1963), anch’egli diventato attore, che gli ha dato un nipote, Dashiell (1997). Cilento è morta nel 2011 all’età di 78 anni. Divorziato nel 1973, si è risposato due anni dopo con la pittrice Micheline Roquebrune, di un anno più vecchia di lui. La coppia si è trasferita a vivere alle Bahamas negli anni Novanta. La loro villa si trova a Lyford Cay, sulla punta occidentale dell’isola di New Providence. Nel 2019 la loro proprietà è scampata alla furia dell’uragano Dorian, che ha invece devastato Great Abaco, che dista poco più di un centinaio di chilometri dalla loro casa. «Siamo stati molto fortunati» ha dichiarato il divo. Micheline ha raccontato nei dettagli al magazine francese «Gala» come ha conosciuto «l’uomo più sexy del mondo» («People», 1989). Connery ha 23 anni ed è ancora sposato con Diane Cilento quando incontra per la prima volta Micheline, 24 anni, al golf club Mohammedia in Marocco. Tempo 24 ore e finiscono a letto. «La chiave era nella porta — spiega Micheline a «Gala» —. Stava leggendo un giornale, sdraiato, nudo. In un passo, sono saltata sul letto, ho slacciato la mia cintura di pelle e ho fatto finta di frustarlo mentre ballavo». Poi continua: «Sean mi ha afferrato e mi ha baciato appassionatamente. Quasi brutalmente. Animalescamente. La sua pelle sprigionava un profumo, non di sabbia calda, più simile alla selce, un odore caldo e inebriante come quello di due pietre che si sfregano l’una contro l’altra. Ero trasportata. Per i quattro giorni successivi abbiamo continuato a giocare a golf come sconosciuti, poi ci incontravamo per fare l’amore come pazzi. La realtà è anche meglio della fantasia. Nessun uomo ha mai avuto questo effetto su di me». Dopo la loro avventura in Marocco, sia Sean che Micheline tornano alla loro vita con i rispettivi partner. Due anni dopo, Micheline riceve un messaggio da Sean, che le chiede di incontrarlo a Marbella, in Spagna. All’inizio, Micheline esita: «Ho pensato: ma chi si crede di essere?». Ma una volta sul posto, «lui ha fissato i suoi occhi nei miei e mi ha detto: “Mi sei mancata... Non riesco a smettere di pensarti e non posso dimenticarti».
L’impegno per l’ambiente e per la Scozia
Sean Connery, che è vegano, dal 2011 fa parte dell’Advisory Board dell’organizzazione per la protezione della vita marina Sea Shepherd. Nel 2014 ha lottato, insieme all’organizzazione Save the Bays, contro l’ostruzione di una costiera alle Bahamas. In più supporta finanziariamente il progetto per la protezione del clima di Al Gore. L’attore ha inoltre sempre professato il proprio orgoglio di scozzese e l’amore profondo per il suo Paese. Ha sostenuto vigorosamente la campagna per l’indipendenza della Scozia in occasione del referendum del 2014, e ha supportato il Partito Nazionale Scozzese (SNP), sia finanziariamente che attraverso apparizioni pubbliche. Sono celebri le sue uscite pubbliche in kilt, il tipico gonnellino scozzese, e il tatuaggio sul braccio destro «Scotland Forever», che tuttavia non ha mai permesso che si notasse nei suoi film.
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