domenica 5 settembre 2021

Roger Corona / Pattern Geometrico 7 Le mostre di New York e Piacenza




Roger Corona. Pattern Geometrico

Le mostre di New York e Piacenza

24 LUGLIO 2017, 
MARIATERESA CERRETELLI

La bellezza rigorosa e raffinata è la sua ossessione e l’obiettivo della sua arte fotografica. È così da tanti anni, esattamente da quando ha iniziato a capire che la Fiat dove lavorava come dirigente non era più nelle sue corde e invece la fotografia si prospettava come una scelta di vita più naturale e più affine alla sua personalità. E poi Roger Corona, si può dire che possieda nel suo DNA uno spiccato senso del bello e non potrebbe essere altrimenti per uno come lui che, marsigliese di nascita, si è trasferito da piccolo a vivere a Firenze e lì è rimasto per molti anni respirando la magnificenza dell’arte rinascimentale. Poi, approdato a Milano, ha iniziato ad approfondire la perfezione ideale della forma, e anche ora non smette di farlo, plasmandola di volta in volta per la sua ricerca o per i lavori commissionati dall’editoria e dalla pubblicità, dalla moda allo still life, dal ritratto al nudo erotico con quel tocco espressivo che lo distingue.

Dettagli, datato 1996, è la sua prima monografia, a cura della giornalista e critica Giuliana Scimé che descrive con sapienza le sue immagini: “Il corpo umano è la summa della forma, cioè ogni e qualsiasi forma riconducibile a un pattern geometrico è racchiusa nel corpo”. E Pattern Geometrico è il titolo del volume uscito quest’anno in occasione di MIA Photo Fair, edizione 2017, dove Giovanni Gastel scrive di lui “Che meravigliosa sensazione poter seguire il tragitto di un uomo vero e di un artista vero! Le linee dei suoi corpi sono in realtà le linee del suo pensiero di uomo e gentiluomo. Contengono sensualità e, al tempo stesso, rispetto per l’essere umano e la sua altalenante corsa tra parte angelica e parte demoniaca. Osservate queste immagini come leggeste la biografia interiore di questo autore, ma cercate anche di “ricreare con lui (e grazie a lui) il tragitto delle vostre memorie interiori. Che cosa sono in fondo le grandi fotografie se non macchine per capire e capirsi”.
Roger Corona con le sue fotografie è stato tra i protagonisti della mostra Unespected worlds nello spazio Onishi Project di New York fino alla fine di giugno e, dal 16 settembre al 15 ottobre sarà presente con Pattern Geometrico alla Galleria Biffi Arte di Piacenza.


Appena ti sei avvicinato alla tua prima macchina fotografica, hai pensato che il tuo tempo sarebbe stato dedicato a tradurre con l’obiettivo il tuo concetto di bellezza?
Come dico spesso e come ho detto di recente a Giovanni Gastel, se le mie foto di nudo sono belle molto è dovuto alla mia provenienza da Firenze dove giocavo in Piazza della Signoria e avevo di fronte a me Michelangelo ogni giorno. Con Giotto, Cimabue, Michelangelo e Leonardo Da Vinci, ho assimilato talmente tanta bellezza che credo di essere riuscito a ricrearne di nuova in fotografia.
Quando hai deciso di diventare fotografo?
Tardissimo. A 33 anni,perché lavoravo in Fiat e dopo 11 anni ho lasciato e mi sono trasferito a Milano. Ho avuto fortuna e la mia vita è costellata di tante piccole e grandi fortune. Mia sorella aveva conosciuto Flavio Lucchini, editore all’epoca di Donna e di Mondo Uomo e anche Fabrizio Ferri. E con l’appoggio e l’amicizia di Giovanni Gastel ho cominciato a studiare e ad approfondire la mia ricerca.


Ricerca, studi, sperimentazione, nudo, ritratti. Quali tra questi temi ti ha più affascinato?
Lo stile è unico. I temi sono diversi anche se tutti di grande fascino. Ma il lavoro sulle Femmes Extrêmes, i nudi erotici delle Pornodive, commissionato da Hachette, Parigi, nel 92-93, è stata un’esperienza molto speciale: “Durante le seance ho cercato di inquadrare l’ambiente alla ricerca dell’impianto grafico, della forma, dimenticando a volte persino il soggetto. Le donne che ho ripreso sono pornodive, ma si è verificato uno spostamento di concetto, difficile da far capire. Non recitavano la loro parte, anzi tutte hanno compreso che si trattava di posare davanti all’obiettivo con intenti completamente diversi”. È stato veramente bello e umano.
Come hai trasferito nel tuo nudo fotografico, la luce e la sensualità della scultura in marmo?
Certo, nelle foto si riscontra la morbidezza e la lucentezza del marmo di Carrara, ma tutto è naturale e tutto viene da sé in modo fluido nella mia fotografia. Anche Pattern Geometrico, una ricerca sul corpo che dura da trent’anni ha dato modo di provare e trovare forme e visioni diverse. Ogni lavoro anche se commissionato ha generato nuovi spunti e ispirazioni personali. E la maggior parte dei lavori che mi hanno richiesto per gli accessori moda verte sui dettagli e sul corpo e mi piace precisare che tutto quello che ho ideato, anche dal punto di vista grafico e proposto alle aziende è sempre stato accettato con convinzione dai clienti.



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