C'era un terrazzo sul cielo. Sul terrazzo viveva una puzzola di nome Henry. Henry era stato espulso da Puzzolopoli perché nato senza ghiandole puzzifere. Solo e abbandonato, si rese conto che gli mancava ciò che rende una puzzola una puzzola: chi era allora? Non sapeva rispondersi. Sentiva solo una gran rabbia, per questo decise di dedicarsi all'arte dei profumi: proibita e temuta da tutti! Ma quella che era stata una ripicca divenne presto la sua passione, la sua identità, e la rabbia alimentò l'orgoglio per quella diversità prima tanto odiata. Imparò così a creare i profumi più soavi, sul suo terrazzo profumato in mezzo al cielo. A volte si sentiva solo, a volte era preda di contrastanti passioni, ma quando inventava profumi il suo animo si acquietava. Conobbe qualche uccello che volava nei paraggi. Gli piacevano gli uccelli: non amavano le puzze né odiavano i profumi, semplicemente volavano liberi nell'aria.
Il tempo passava. Ricercando con febbrile emozione e continui ripensamenti, Henry scoprì anche come creare le puzze. A tratti odiava le puzze, ma con esse avrebbe potuto impuzzarsi e tornare amato e benvoluto tra i suoi simili (aveva forse dimenticato che quelli erano totalmente dissimili da lui?). Non solo! Poiché sapeva creare diversi tipi di puzze, attraverso le quali le puzzole giudicano il potere e le qualità le une delle altre, avrebbe potuto ingannare le altrui percezioni e ottenere ogni cosa. L'occasione alimentò in lui lo spirito di rivalsa: era allettante l'idea di mostrare a coloro che l'avevano allontanato quanto potente e popolare potesse diventare. Spinto dall'eccitazione del momento scese a Puzzolopoli.
Purtroppo dopo tanto tempo passato nel cielo fresco e pulito, il terribile miasma gli provocava continui conati di vomito. Henry si rese conto che non poteva vivere puzzando: il profumo era troppo bello per essere perduto. Lo disgustava riempirsi di viscida puzza, lo disgustava ingannare le altre povere puzzole. Non provava più rabbia verso i suoi simili, ma verso il sistema che imponeva la puzza. Svanito il senso d'impotenza non desiderava più la vendetta: ora voleva cambiare il mondo. Henry fondò così una setta segreta chiamata "Profumeria". All'inizio non riusciva a guadagnare nessun adepto, ma poi arrivò Mario. Mario era una puzzola allegra e affascinante, e fu grazie a lui se riuscirono a mettere un buon numero di cittadini dalla propria parte. Infatti molti, che avevano le ghiandole puzzifere inibite, furono attratti dall'occasione di ribellarsi e dalla fighissima espressione "setta segreta" sussurrata da Mario.
Come inizio non era male, ma Henry sapeva che finché la setta rimaneva segreta, nulla poteva cambiare davvero. Così prese coraggio e cominciò a manifestare per strada, a distribuire opuscoli e campioncini. Voleva un mondo libero, dove nessuno venisse giudicato per la puzza emessa dalle proprie ghiandole puzzifere, dove tutti potessero avere una propria identità creando il proprio profumo. Voleva un mondo giusto, dove nessuno fosse obbligato a puzzare per sopravvivere, dove tutti potessero essere buoni e profumati. Il governo cominciò subito una campagna diffamatoria contro le nuove idee, con slogan del tipo "Chi rinuncia alla macho-puzza rinuncia alle sexy puzzolette". Nel frattempo la maggior parte della popolazione pensava a cosa preparare per cena. Uno dopo l'altro gli adepti, imbarazzati, abbandonavano la causa. Erano anche delusi perché la setta non era più segreta. Henry spronava tutti con ardore, ma non riusciva a cambiare le cose. C'erano anche puzzole che credevano davvero nei profumi, ma erano troppo poche.
Un giorno Mario, ormai disilluso, gli si avvicinò: "Il nostro sogno è grande, ma le puzzole non sono pronte," disse, "la situazione è critica, sei stato esiliato, rimanendo qui rischi di essere condannato alla diffamazione su grande schermo: torna a vivere sul terrazzo, nel regno degli uccelli. Loro accettano i profumi, lì sarai felice". Henry gli piantò negli occhi il suo sguardo di fuoco: "Credi davvero che fuggirò? Dopo tutte le ingiurie sopportate? Dopo tutte le gastriti nervose?". Mario sospirò: "Senti, noi puzzole nasciamo con le ghiandole puzzifere. Nonostante alcuni di noi, virtuosi, tentino di inibirle, esse fanno parte della nostra natura. Come non possiamo cambiare ciò che siamo, così non possiamo cambiare questa città maleodorante. Tu sei l'unico diverso, per questo devi salvarti". "E che mi dici di te? Che mi dici di chi ha lottato per i nostri ideali? Sai perché non posso regalare il profumo agli uccelli? Perché loro non possono sentirlo. Volano in alto, ma non hanno né un naso né delle ghiandole puzzifere. Con il naso si sentono puzze e profumi. Ed è forse possibile amare il profumo se non si sente la puzza? Con le ghiandole puzzifere si produce puzza. E senza la consapevolezza di produrre puzza, ci si può forse stupire di fronte alla scoperta di poter creare anche meravigliosi profumi?". "E va bene, i tuoi ragionamenti come sempre non fanno una piega, però non è questo il punto: a me importa di te! Ti prego scappa, te lo chiedo come amico! Se vuoi la mia compagnia verrò con te, se invece preferisci che io resti qui e continui a combattere, beh lo farò, ma tu salvati". "Mi fai davvero incazzare. Possono anche diffamarmi, anzi, che mi uccidano per bene come si faceva ai vecchi tempi! Resterà il ricordo di me nella mente di qualcuno, le mie idee serpeggeranno, s'insinueranno tra le crepe dei pensieri inconsci, riempiranno i vuoti della coscienza, e tra anni e anni tutti, senza nemmeno accorgersene, ameranno i profumi".
Poiché sapeva per cosa combattere, Henry non era affatto disperato.
Alessandra Chiara Mansueto
Sono nata a Milano nel 1995. Racconto storie un po' pazze da sempre, il mio primo personaggio si chiamava Ponchio ed era un gatto cattivello (perdonatemi, ma avevo solo tre anni).
La mia passione mi ha portata a intraprendere studi classici, a pubblicare racconti già da qualche anno e a dedicarmi alla psicologia sociale e alla narrativa. Sto completando la mia prima raccolta di racconti. Punto forte: la fantasia.
Canto jazz e il mio sogno è di trovare un ragazzo che mi porti a ballare lo swing. Spero di vivere fino all'invenzione della macchina del tempo. Particolarità: parlo coreano.
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