Un diavolo a Parigi
Le mani grandi come palloni aerostatici
Il diavolo aveva gli occhi azzurri e le mani grandi come palloni aerostatici. Saltellava su Parigi come un uomo sulla Luna, e per non volare via tirato dalle mani-ali indossava scarpe pesanti come cocomeri. Cercava i pezzi di un puzzle sparsi per strada, rossi e azzurri. Durante la ricerca incontrò per caso la sua donna ideale, che aveva gli occhi neri.
Lei gli camminava accanto e non apriva bocca. Solo una donna come quella poteva affascinare il diavolo: la sua voce sconosciuta era carica di promesse misteriose. Inebriato di speranza il diavolo comprò un cappello rosso per coprire le sue corna, che spesso lo imbarazzavano un po’. Inoltre, per sembrare impegnato, continuava a cercare a vuoto i pezzi del puzzle, distratto dallo sguardo magnetico della donna.
Camminando giunsero fino ai Jardin du Luxembourg e si posarono sull’erba. La donna sbatteva le ciglia, lunghe come ali, e sorridendo si spogliava, piena di linee sinuose che pareva un arabesco. Anche il diavolo, si sa, ha un cuore, e quel cuore cominciò a battere forte forte: era felicissimo!
Voleva mostrare a sua volta il proprio corpo di ferro. Ma i diavoli, come gli uomini, sono assai ridicoli se tutti nudi indossano le scarpe: prima di tutto il diavolo si liberò delle sue stringate nere di vernice (pesanti come cocomeri). Allora gli occhi della donna si fecero intensi come l’abisso.
Ella fissava il diavolo con una disperazione nuova, come per avvertirlo. Il diavolo era un po’ sorpreso, i suoi pensieri volavano: Cosa vedo? Tale passione nei suoi occhi… Ella mi desidera! Ora più che mai! Che vorrà dirmi? Come mai strabuzza le sue belle orbite? È ancora più graziosa di prima... Vuol dirmi che son bello? Che mi ama? Che mai vide essere più affascinante del suddetto? E come mai i suoi occhi si fanno ora più piccini? E il suo viso più minuto? Cos’è questa brezza fresca che avverto sui piedi… Oh, com’è bella la Tour Eiffel vista dall’alto! E poi il Louvre, proprio là, e poi...
Il diavolo volava, un cappello rosso nel cielo azzurro. Le scarpe lucide nel prato verde.
Sono nata a Milano nel 1995. Racconto storie un po' pazze da sempre, il mio primo personaggio si chiamava Ponchio ed era un gatto cattivello (perdonatemi, ma avevo solo tre anni).
La mia passione mi ha portata a intraprendere studi classici, a pubblicare racconti già da qualche anno e a dedicarmi alla psicologia sociale e alla narrativa. Sto completando la mia prima raccolta di racconti. Punto forte: la fantasia.
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