lunedì 10 ottobre 2022

Fotografo brasiliano documenta la bellezza degli abitanti delle favelas

 


Uno dei primi scatti di Rafael è stato fatto nel parco vicino alla comunità dove lavorano lui e le persone raffigurate, a Belo Horizonte, nel sudest del Brasile | Foto: Rafael Freire/Usata previa autorizzazione


Fotografo brasiliano documenta la bellezza degli abitanti delle favelas

 

Fotógrafo brasileiro documenta a beleza dos corpos de quem vive na favela (Pessoa)

Un photographe brésilien met en lumière la beauté des habitants des favelas (Rimbaud)


Rafael Freire voleva fare l'ingegnere agronomo. Eccelleva in matematica, sapeva che era un buon percorso da seguire e credeva nell'amore. A scuola lo chiamavano il “piccolo principe”. “Viaggiavo molto,” ricorda, ridendo.

Ma un giorno la sicurezza sull'amore è finita e, con essa, l'idea del futuro che Rafael si era costruito. I suoi genitori si separarono. “Mia madre ha dovuto assumersi l'intera responsabilità finanziaria della casa. Per questo ho dovuto smettere di studiare [alla scuola superiore]”.

Questa svolta ha portato all'inizio della carriera di Rafael come fotografo. Oggi, a 28 anni, si occupa di ritrarre la vita e la bellezza di quelli che vivono intorno a lui, in una comunità nota come Aglomerado da Serra [pt, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], a Belo Horizonte, nello stato di Minas Gerais, nel sudest del Brasile, con tematiche quali razzismo, essere neri, discendenza e invisibilità sociale.

Rafael è nato e vive da tutta la vita in questa località, da dove non ha intenzione di andarsene. Le tematiche provengono da lui e dai suoi modelli, presentati al pubblico nei post di foto e video sui canali social del fotografo.

“Non è una cosa solo mia, non è per me, è per gli altri” dice.

Il diritto di sognare

Parte del progetto ‘Natura nuda’. Foto: Rafael Freire/Usata previa autorizzazione

Con la separazione dei genitori, Rafael ha cominciato a “guardare le macchine”, in parole sue. Si occupava delle macchine delle persone “dall'altro lato di Serra”, la parte dove abita la classe media.

L'Aglomerado da Serra è uno dei maggiori gruppi di favelas dell'America latina. Localizzato nella zona sud della città di Belo Horizonte, raggruppa quasi 50 mila persone che vanno su e giù per le colline tutti i giorni; BH ha circa 2,5 milioni di abitsanti.

“La mia casa sta in mezzo alle colline. Se guardi dall'alto, puoi vedere che le strade formano un disegno simile a un fiore” racconta Rafael.

A quasi 18 anni, Rafael ha trovato impiego nella cartoleria della comunità. um emprego na papelaria da comunidade. “Qual è il tuo sogno?” gli chiede una delle sue colleghe di lavoro del tempo. “Ricordo di aver risposto che non lo sapevo. Le persone nascono, crescono, si riproducono e muoiono. e lavorano. Io non avevo il diritto di sognare, non sapevo che potevo. Dicevo che non volevo essere niente, non volevo crescere più”.

La donna aveva insistito. Rafael aveva finito con il rivelare che gli piaceva scrivere e che, a volte, faceva delle foto. Si ricorda di aver descritto un certo sollievo che sentiva quando faceva foto, usando il cellulare che aveva al tempo.

“[La mia collega] disse che potevo investire in quello e diventare fotografo” ricorda.

La collega lo aiutò così a comprare la prima macchina fotografica, una semi-professionale che ha richiesto alcune rate per essere pagata.

“Lei stava facendo economia per il matrimonio e decise di prestarmi parte del denaro, comprando la macchina fotografica, Abbiamo fatto un contratto di amicizia e io ho sognato”.

Le prime foto sono state scattare nel Parco Municipale di Mangabeiras, anch'esso a Belo Horizonte. Tutti i giorni di mattina Rafael preparava uno zaino per la macchina fotografica e qualcosa da mangiare. Tornava solamente nel pomeriggio, trascorreva le ore a conoscere la macchina fotografica e a osservare come la luce colpiva in modi diversi gli alberi, le piante, la sua pelle.

Questo portò al suo primo progetto, una serie di autoritratti. Rafael pubblicò le foto su un social network (all'epoca, Orkut) e finì con il guadagnare un certo riconoscimento nella comunità e tra i compagni di classe.

“Ho iniziato a essere cercato per ritrarre altre persone della comunità. Questo mi ha dato abbastanza fiducia per creare il mio primo progetto autoriale con altre persone” dice Rafael.

Così è nato “Natura nuda”, ritratti di corpi nudi nella natura, che ha avuto grande effetto nella sua città, specialmente per la diversità dei corpi ritratti.

“Senza che sia ipersessualizzato, senza che sia sul corpo come oggetto” enfatizza il fotografo.

Rafael ha poi portato a termine la scuola superiore. Un po’ di tempo dopo, gli hanno offerto un contratto di lavoro in una scuola pubblica, cosicché è passato da alunno a professore, invitato a insegnare fotografia ai bambini in una scuola locale.

Stare nella scuola, racconta, è stato ciò che gli ha aperto gli occhi sull'importanza della rappresentatività e su come questa debba essere presente anche nel suo lavoro fotografico.

“Mi sono reso conto che avrei insegnato in una scuola con il 90% degli studenti neri. In questo periodo mi sono lasciato crescere i capelli. Ho cominciato a fare anche corsi complementari, soprattutto sull'estetica nera”.

Tuttavia, a metà del 2015, la scuola è rimasta paralizzata quasi subito dopo che Rafael aveva iniziato a insegnare, nessuno poteva uscire, niente era aperto. “Due fazioni erano entrate in conflitto. Nessuno sapeva che fare con i bambini”.

Rafael ha deciso quindi di fotografare quello che vedeva. In questo periodo uscì il progetto “Costruendo la pace: versi in immagini”, dove i suoi alunni, bambini nella fascia dei 10 anni, hanno creato versi per le foto.

“In una delle poesie, un'alunna rifletteva sul fatto che non esistono fiori nella favela. Io non me n'ero mai accorto, ma lei aveva assolutamente ragione” racconta Rafael, ricordando la contraddizione, dal momento che la parola favela definisce anche un fiore.

Questa riflessione ha portato in una serie più recente, “Fiore Favela che si raggruppa”. “Questo progetto ancora non ha casa, ma un giorno l'avrà” ha detto Rafael sul progetto che ancora non ha trovato un luogo di esposizione.

Oggi Rafael vive dei contributi mensili di chi appoggia il suo lavoro tramite finanziamento collettivo, oltre che dello stipendio da professore. Sogna di aprire un'agenzia a Serra per impiegare a tutti gli effetti gli abitanti come modelli e poter dividere i guadagni delle foto con loro. Le persone di Serra sono già suoi modelli, ma non ci sono ancora le condizioni per cui lui possa pagarli. Rafael racconta che invita ciascuno a pensare alle idee delle immagini.

“Non voglio essere un fotografo che fa foto belle, voglio fare la differenza nella vita degli altri. Altrimenti non importa che io sia un fotografo” afferma.

Foto: Rafael Freire

Foto: Rafael Freire

Foto: Rafael Freire

Foto: Rafael Freire

Foto: Rafael Freire














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