Intervista a Roger Robinson, vincitore dell'edizione 2019 del premio T.S Eliot per la poesia
scritto da Janine Mendes-Franco
Il 13 gennaio 2020, il poeta britannico originario di Trinidad Roger Robinson [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] ha vinto il Premio Eliot per la sua raccolta di poesie dal titolo “A portable Paradise”. Il premio rende onore “alla migliore raccolta di nuovi versi pubblicata per la prima volta nel Regno Unito o nella Repubblica d'Irlanda”.
I giudici hanno elogiato il lavoro di Robinson per “aver trovato, nell'amarezza dell'esperienza di tutti i giorni, continue prove di una vita dolce”.
L'opera consta di cinque sezioni, ognuna delle quali termina con un poema che esplora il tema del paradiso, con argomenti che spaziano dal tragico incendio della Grenfel Tower [it] di Londra fino allo scandalo di Windrush. Sono presentati in modo coraggioso, schietto e onesto anche problemi di migrazione, razzismo, identità e disuguaglianza.
Forse è il pizzico di dissenso, o forse l'accenno di spavalderia a spingere i lettori curiosi a vedere dove vanno a parare i poemi di Robinson; in ogni caso, egli ha un'abilità rara nel collocarsi al centro delle cose e a immergersi nelle stesse. Tuttavia rimane un fidato osservatore. Le parole di Robinson sono un balsamo per l'amarezza della vita. La raccolta compassionevolmente riconosce in ognuno di noi l'umanità, tenuta insieme da un tono quasi riverente di dignità, persino nell'impotenza.
Sono entrato in contatto con Robinson poco dopo la sua vittoria e abbiamo chiacchierato via mail riguardo alla vittoria del premio, alla raccolta in sé e riguardo al perché l'empatia sia così importante.
Janine Mendes-Franco (JMF): Congratulazioni! “A Portable Paradise” è un'opera davvero importante. Aveva già davanti agli occhi il premio o la vittoria è giunta come una felice sorpresa?
Roger Robinson (RR): Non guardo mai ai premi, ma questo lo apprezzo. Cerco sempre di fare arrivare i poemi alle persone piuttosto che provare a vincere un premio, sebbene la vittoria mi stia facendo conoscere ad un range più ampio di lettori.
JMF: É interessante come lo stesso Eliot fosse nativo degli Stati Uniti ma scelse di vivere e lavorare in Inghilterra. Lei, al contrario, è nato in Inghilterra e dopo essere tornato a Trinidad da bambino ha deciso alla fine di stabilirsi nel Regno Unito. Ha mai pensato a queste somiglianze e al perché, ad esempio, Trinidad potrebbe essere un buon luogo per la formazione e l'Inghilterra potrebbe essere migliore per la creazione di opere?
RR: Mmmmm, interessante. Penso che Il Trinidad sia un buon posto per la creazione, ma l'Inghilterra è buona per il commercio e l'accesso all'editoria internazionale.
JMF: Il Guardian ha descritto Lei come un “British-Trinidadian dub poet“. Si identifica con questa definizione? Come spigherebbe la poesia dub a chi non ha mai ascoltato questo genere o non ha mai ascoltato una performance orale?
RR: Ho inciso alcuni album in dub. Penso che altri mi abbiano definito un poeta dub, ma non necessariamente mi considero in questo modo. Per me la dub è quella poesia influenzata di ritmi del reggae con particolare attenzione alla classe operaia.
JMF: Non è una coincidenza che la musica abbia giocato un ruolo così importante. Lei ha una band (King Midas Sound), ha fatto registrazioni e video musicali, e mentre tutta la poesia ha un ritmo. la Sua ha invece una musicalità che rimane al lettore. Come ha fatto a concentrare la sua arte verso qualcosa di così unico e autentico?
RR: Non lo so. So solo che scrivo riguardo a ciò che mi interessa in un determinato momento e che sono fedele ai miei interessi. Non penso che fosse qualcosa di pianificato. L'affinamento dell'arte arriva attraverso il godimento dei rigori della pratica.
JMF: É audace raccontare la verità quando la verità è difficile da trovare. Alcuni Suoi lavori sono un misto tra giornalismo e poesia. Per Lei è importante che le Sue raccolte vengano lette da chi vede la verità in modo diverso?
RR: Penso di aver scritto esattamente per come sono, quindi le mie verità emozionali sono più audaci di me. Per me non è importante che le persone leggano la verità, quanto piuttosto che sviluppino e pratichino l'empatia. Sarebbe più importante.
JMF: C'erano delle verità a cui credeva a Trinidad (immagino fosse il suo punto di riferimento per il paradiso) che non ha cambiato una volta tornato nel Regno Unito? Se è così, la poesia ha contributo a colmare questa mancanza? Che cosa le ha fatto pensare all'idea che il paradiso fosse mobile?
RR: Ho iniziato a pensare che il paradiso potesse essere mobile perché volevo che lo fosse e perché mia nonna è andata in Inghilterra e ha portato la maggior parte dei suoi 11 figli in Inghilterra grazie ai soldi che ha fatto cucendo abiti. I suoi figli erano il suo paradiso.
In Inghilterra invece sono diventato un artista internazionale.
JMF: Numerosi poemi in questa raccolta presentano il supporto della fede in qualcosa di più grande- un paradiso più duraturo se Vuole. Cosa ha cercato di raggiungere con questo?
RR: Volevo che le persone capissero il potere della preghiera durante i loro momenti traumatici
JMF: L'eroe di molti dei suoi poemi è il meno fortunato in generale e il migrante nello specifico. In che modo e fino a che punto l'esperienza dei meno fortunati caratterizza la Sua scrittura?
RR: Mmmmm… Non posso dirlo perché ci sono troppo vicino, comunque sono sicuro che la mia scrittura ne venga influenzata. Voglio dire, quando sono arrivato in Inghilterra ho vissuto nei condomini, quindi ero consapevole di vivere in uno di questi. Penso che questo mi abbia fatto vedere le cose in modo diverso.
JMF: Verrà in Trinidad quest'anno per il Bocas Lit Fest? Sarebbe interessato a entrare in contatto con altri scrittori dei Caraibi?
RR: Si, verrò a Bocas e senz'altro voglio incontrare altri scrittori. Poeti originari dei Trinidad come Andre Bagoo, Shivanee Ramlochan e Muhammad Muvakil si stanno guadagnando il riconoscimento a livello mondiale, quindi mi farebbe piacere confrontarmici quando sarò lì.
JMF: Chi L'ha influenzata maggiormente?
RR: Poeti come Kwame Dawes, Linton Kwesi Johnson e Sharon Olds. Persone come Muhammad Ali. Musicisti come David Rudder, Brother Resistance e Bunji Garlin.
JMF: La poesia in Trinidad e Tobago non arriva proprio a tutti, nonostante si intrecci a tutto quello che riguarda la Soca [it], la Rapso e altre performance orali che ricordano la tradizione della Kalinda [arte marziale]. In un certo senso tutto questo è poesia. Perché pensa che la poesia sia un mezzo potente?
RR: Penso che sia potente perché aiuta a praticare l'empatia e permette alle persone di osservare chi è vulnerabile. Senza vulnerabilità e empatia si è inumani.
JMF: Qualche suggerimento per i poeti regionali?
RR: Continuate a scrivere!! Qualsiasi cosa gli altri dicano non fermatevi.
JMF: Di cosa è più orgoglioso riguardo alla raccolta?
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