domenica 8 ottobre 2017

Kazuo Ishiguro / «Il Nobel a me? Ho pensato fosse una bufala»



Kazuo Ishiguro




Kazuo Ishiguro: «Il Nobel a me?

Ho pensato fosse una bufala»

Il nuovo premio Nobel per la Letteratura: 

«Quando mi ha chiamato il mio agente 

pensavo fosse una fake news. 

Non ci ho creduto finché 

non sono arrivati i giornalisti»

di Luca Zanini

6 ottobre 2017 (modifica il 6 ottobre 2017 | 11:32)




«Ho pensato fosse una bufala». Così lo scrittore britannico di origine giapponese Kazuo Ishiguro ha reagito alla notizia che aveva vinto il Nobel per la Letteratura 2017. Lo scrive il Guardian citando la conversazione che lo stesso Ishiguro ha avuto con i giornalisti — anche con il Corriere, leggete l’articolo di Luigi Ippolito —, il quale ha spiegato che quando ha ricevuto la telefonata del proprio agente «che mi diceva che sembrava avessero annunciato che ero il vincitore del Nobel», stava consumando il brunch nella cucina della sua casa a Golders Green, una zona residenziale a Nord di Londra: «Credereste che qualcuno mi avesse preavvisato... invece niente: non ne sapevo niente; era una notizia totalmente inaspettata». Così, «inizialmente ho pensato fosse una notizia falsa».
«L’avessi saputo, mi sarei lavato i capelli»
Imbarazzato, ha scherzato con il suo agente: «Se l’avessi immaginato mi sarei lavato i capelli stamattina!». L’agente parlava, «ma sapete — dice lo scrittore — ci sono così tante fake news, in questa nostra epoca, che è davvero difficile capire a quali credere e così non ci ho veramente creduto finché i giornalisti non hanno cominciato a telefornarmi e a fare la fila fuori dalla mia porta di casa». E prosegue: «E’ davvero un momento molto strano nel mondo, un momento molto strano nel mondo, abbiamo perso fiducia nel nostro sistema politico, abbiamo perso fiducia nei nostri leader, non siamo sicuri dei nostri valori e spero solo che la mia vincita del premio Nobel contribuisca a generare buona volontà e pace».
«Pensavo di essere troppo giovane, ma ne ho 62»

Questo premio ad un uomo nato a Nagasaki, in Giappone, ma vissuto in Gran Bretagna dall’età di cinque anni «ricorda quanto internazionale sia il mondo», dice Ishiguro «e ricorda che tutti dobbiamo portare il nostro contributo da diversi angoli del mondo». In gara nella lista dei candidati con grandi colleghi come Margaret Atwood, Ngugi Wa Thiong’o e Haruki Murakami, Ishiguro ammette «che tra le prime cose ha pensato agli altri autori viventi che riteneva altrettanto meritevoli di un Nobel». «Una parte di me si sente come un truffatore e una parte si sente in colpa per aver avuto il riconoscimento prima di altri». Così ha pensato «che mi sentivo troppo giovane per un simile riconoscimento». Ma poi, «improvvisamente mi sono reso conto che ho 62 anni, quindi suppongo di avere l’età giusta». Ora si preoccupa che aver vinto il Nobel non influenzi la sua scrittura (sta lavorando a un nuovo romanzo) . «Spero di non diventare troppo pigro o autocompiacente... e di non dover cambiare i miei ritmi — spiega l’autore di Quel che resta del giorno —: in passato ho dovuto combattere per difendere gli spazi dedicati alla scrittura dalle tante richieste che arrivano (di partecipare ad eventi o incontri) ad uno scrittore famoso».
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