domenica 17 settembre 2017

Hollywood piange Harry Dean Stanton, diventato famoso a 58 anni grazie a “Paris Texas”

Harry Dean Stanton


Hollywood piange Harry Dean Stanton, diventato famoso a 58 anni grazie a “Paris Texas”

L’attore novantunenne era anche nel cast del nuovo «Twin Peaks». «Lucky», il film che lo ha visto l’ultima volta sul set uscirà in Usa il 29 settembre
Pubblicato il 16/09/2017
Ultima modifica il 16/09/2017 alle ore 21:14



Il suo nuovo film, Lucky, uscirà negli Stati Uniti il 29 settembre, ultima tappa della carriera di un attore valoroso, confinato per lungo tempo in ruoli marginali e divenuto popolare solo a 58 anni, grazie al fiuto di Wim Wenders che gli affidò, in «Paris Texas» (Palma d’oro a Cannes nell’’84) il ruolo dell’afasico Travis: «Alla fine ho interpretato la parte che volevo. E’ il mio film migliore. Non solo per la grande regia di Wenders, per la grande sceneggiatura di Sam Shepard, per la grande musica di Ry Cooder, ma perchè è una storia che ha significato tanto per molte persone. Se dopo questo film non facessi più niente sarei contento lo stesso». 

E invece per Harry Dean Stanton, morto venerdì in un ospedale di Los Angeles a 91 anni, quello fu solo l’inizio. Aveva già lavorato con i migliori, attori come Marlon Brando e Jack Nicholson e registi come Francis Coppola e Monty Hellman, ma, da quell’apparizione, nel road-movie di Wenders, la sua carriera s’impennò e la sua faccia segnata divenne insostituibile presenza di tanto cinema indipendente, di blockbuster come Alien di Ridley Scott e di film discussi come L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese in cui Stanton era San Paolo. Non a caso, nel suo primo film americano This must be the place (del 2011), Paolo Sorrentino l’aveva scelto per la parte dell’inventore della valigia con le rotelle Robert Plath.  

Ma è nelle mani del maestro visionario David Lynch che Harry Dean Stanton, nato nel Kentucky, figlio di un produttore di tabacco ed ex-studente di giornalismo, ha messo a frutto le tante sfaccettature del suo talento recitativo. Da Twin Peaks a Una storia vera e a Inland Empire, quello con Lynch (che in Lucky interpreta un piccolo ruolo) era stato un vero sodalizio: «Se ne va un grande - ha commentato l’autore -. Non c’è nessuno come Harry Dean. Tutti lo amvamo. E per una buona ragione. Era un grande attore - in realtà ben più di “grande” - e un grande essere umano. Stargli accanto è stato fantastico, sentiremo davvero la tua mancanza Harry Dean. Un sacco d’amore per te, dovunque tu sia adesso». Per John Carpenter che lo aveva diretto in 1997 Fuga da New York «Harry Dean era un uomo meraviglioso, gentile, generoso, e molto appassionato di musica. Ho amato dirigerlo, mi mancherà. Riposa in pace Harry Dean».  

Mai sposato, anche se negli anni ‘80 aveva avuto, tra le altre, una relazione con Rebecca DeMornay («mi ha lasciato per Tom Cruise» aveva dichiarato una volta in un’intervista), Stanton aveva sempre mantenuto con il cinema un rapporto di flemmatica distanza e alla recitazione amava dire di essersi «arreso», come se, alla fine, non avesse più potuto evitarla: «Per me recitare non è molto diverso da vivere. Ho ceduto a questo mestiere, nella stessa maniera in cui ho ceduto alla vita, nel senso che la vivo, sapendo che è una grande fantasmagoria». Cantare e recitare, amava ripetere «sono più o meno la stessa cosa, chiunque può farlo, basta imparare».





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