Italo Calvino |
COSA LEGGEVA ITALO CALVINO: L’IMMAGINARIO DELLO SCRITTORE
I libri d’infanzia e dell’adolescenza
di Veronica Giuffré / 6 marzo 2018
C’è qualcosa di emozionante nel ripercorrere la biblioteca di un lettore alla luce del suo essere diventato una delle penne più importanti del nostro Novecento. Tanto più che, a leggere i racconti e i romanzi di Italo Calvino, nulla sembra trasparire del suo scrivere «con molta fatica» – come dirà a Costanzo Costantini in un’intervista del 1982 – perché le sue opere sembrano essere scaturite in maniera spontanea da uno squisito esercizio di lettura.
I libri di Italo Calvino rappresentano un’eccezione tra le biblioteche d’autore da un punto di vista materiale e geografico, dal momento che gli oltre settemila volumi conservati nella sua abitazione romana si presentano ancora come lui li ha lasciati: ordinati in doppie file tra scaffali di legno e di vetro in quasi tutte le stanze della casa e persino sulle scale, secondo un criterio di collocazione in cui era il solo a orientarsi. Una mole di libri che lo scrittore ha costantemente sottoposto a selezione per via dei suoi spostamenti tra le città che ha abitato, ma in cui è difficile distinguere nettamente le letture per diletto, per studio e per mestiere. Una biblioteca che oggi non è aperta al pubblico – a meno che non si trovi il coraggio di citofonare all’interno 6 di piazza Campo Marzio 5, dove il secondo campanello dall’alto a sinistra riporta ancora i nomi Calvino e Singer – ma che si può ricostruire tra le lettere, le interviste, gli scritti in cui l’autore l’ha raccontata.
Per come appare oggi, la biblioteca di Italo Calvino è il frutto dell’accorpamento e della selezione di titoli provenienti dalle sue librerie di Sanremo, Torino e Parigi, approdati a Roma a partire dal 1980. Vi troviamo tracce delle letture dei genitori, Evelina Mameli e Mario Calvino, che comprendono dizionari, testi di botanica, di esoterismo, di magia e rarità scientifiche, nonché romanzi di autori italiani come Deledda, Pirandello, D’Annunzio e Fogazzaro. Lo scaffale di famiglia accoglie anche i libri degli zii materni, Anna e Efisio Mameli, e in particolare la collana Biblioteca Romantica Mondadori, a cui lo zio era abbonato, che sarà per il giovane Italo una fonte preziosa per i suoi primi innamoramenti letterari. Come l’autore ricorderà in uno scritto oggi contenuto nel Meridiano dedicato ai saggi: «Il Gordon Pym di Poe della “Romantica” è stata una delle prime letture impegnative, totali, della mia fanciullezza. Un mio zio era abbonato ai volumi verdi, aveva anzi sottoscritto uno dei primi abbonamenti che davano diritto a ricevere ogni volume con un ex-libris personale; tra i titoli dorati dei dorsi allineati nello scaffale scelsi Gordon Pym e fu un’esperienza tra le più emozionanti della mia vita: emozione fisica, perché certe pagine mi fecero letteralmente paura, ed emozione poetica, come richiamo d’un destino».
È sempre Calvino a indicarci – in due interviste del 1985 con Maria Corti e Sandra Petrignani – il punto di partenza per «tentare la ricostruzione d’una biblioteca “genetica”»: «Ogni elenco credo deva cominciare da Pinocchio che ho sempre considerato un modello di narrazione. […] Se una continuità può essere ravvisata nella mia prima formazione – diciamo tra i sei e i ventitré anni – è quella che va da Pinocchio ad America di Kafka, altro libro decisivo della mia vita, che ho sempre considerato “il romanzo” per eccellenza nella letteratura mondiale del Novecento e forse non solo in quella». Volendo procedere ancora all’indietro, si può risalire alle prime suggestioni visive dei giornalini d’infanzia: «Da bambino leggevo molto il “Corriere dei piccoli” e prima ancora di leggere lo sfogliavo e attraverso le figure mi raccontavo da me stesso delle storie. Facevo variazioni di storie possibili. Credo che quella sia stata una scuola di immaginazione e di logica delle immagini».
La curiosità di Italo trova alimento nella biblioteca scolastica, soprattutto tra i testi di avventura cui sarà legato per tutta la vita, come si legge in Album Calvino: «Il primo vero piacere della lettura d’un vero libro lo provai abbastanza tardi: avevo già dodici o tredici anni, e fu con Kipling, il primo e (soprattutto) il secondo libro della Giungla. […] Da allora in poi avevo qualcosa da cercare nei libri: vedere se si ripeteva quel piacere della lettura provato con Kipling». E se il personaggio alter ego dell’autore nel suo primo romanzo, Il sentiero dei nidi di ragno, si chiamerà proprio Kim, non è un caso.
Agli anni di scuola risale l’abitudine di apporre la firma e la data di acquisizione sul frontespizio del libro per indicarne il possesso. Calvino leggeva con la matita in mano, eppure non era solito postillare i suoi libri: si limitava ad annotare sul primo foglio di guardia i numeri delle pagine su cui tornare. Fanno eccezione alcuni testi di studio degli anni Quaranta, in cui le annotazioni sono significative e testimoniano una capacità critica e di analisi già spiccata in un lettore appena ventenne. Sulla sua copia di studio dell’Antologia di Spoon River (un’edizione Einaudi del 1943) Calvino annota così una pagina dedicata a Walter Simmons: «Ecco un vinto. Ma noi non crediamo, come lui in fondo non ci crede, di non aver genio. […] Non bisogna mai credere ai personaggi, in Lee Masters, se si vuol capire l’autore».
Tra i riferimenti dell’adolescenza che diverranno suoi modelli letterari, si incontrano anche molti nomi italiani. Come si legge nelle interviste raccolte in Sono nato in America: «Dovrei indicare qualche libro letto nell’adolescenza e che in seguito abbia fatto sentire il suo influsso sulle cose che ho scritto. Dirò subito: Le confessioni d’un ottuagenario di Ippolito Nievo, l’unico romanzo italiano dell’Ottocento dotato d’un fascino romanzesco paragonabile a quello che si ritrova con tanta abbondanza nelle letterature straniere». Ancora: «I miei primi rovelli letterari – la mia preistoria – si svolsero sotto la boreale stella di Montale, le pagine di Conversazione in Sicilia, mi diedero la prima urgente sollecitazione a scrivere, a Pavese mi legò una sostanziosa, decisiva discepolanza».
È il 1943. La Resistenza è alle porte, c’è una guerra da vincere, una tesi di laurea in Lettere a cui pensare e una collaborazione con la casa editrice Einaudi da intraprendere. E molti di quegli straordinari intrecci tra le pagine da leggere e quelle da scrivere, nella vita di Italo Calvino si devono ancora dipanare.
FLANERI
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