sabato 23 febbraio 2019

Woody Allen fa causa ad Amazon Studios per 'A rainy day in New York'


Woody Allen


Woody Allen fa causa ad Amazon Studios per 'A rainy day in New York'

Il regista chiede 68 milioni di dollari per aver violato il contratto rifiutandosi di distrubuire il suo film


Woody Allen fa causa agli Amazon Studios chiedendo un risarcimento danni del valore di 68 milioni di dollari. L'accusa è di aver violato il contratto scegliendo di non distribuire A rainy day in New York, contratto che impegnava il servizio streaming per quattro film. La scelta, si legge nel documento, sarebbe stata fatta sulla base "di un'accusa priva di fondamento fatta da una venticinquenne". Il riferimento è naturalmente alle accuse rivolte ad Allen dalla figlia adottiva Dylan Farrow che lo scorso anno è tornata a ripetere di essere stata abusata dal regista quando aveva 7 anni, nel 1992. Accuse che Woody Allen ha sempre negato e che comunque sono state smentite da esami medici e da un tribunale che già nel 1993 stabilì che non c'erano "prove evidenti" a supporto delle accuse di Dylan Farrow.

Al riemergere delle polemiche però, così come in seguito alla decisione di alcune star di non lavorare più con Allen, talenti come Greta Gerwig, Ellen Page, Colin Firth o lo stesso Timothée Chalamet, protagonista di A Rainy Day in New York che ha addirittura devoluto il compenso per quel film ad associazioni lgbt e centri antiviolenza, Amazon deve aver temuto il flop e ha quindi deciso di non distribuire l'ultimo lavoro di Woody Allen. Ma per il regista Amazon è colpevole di non aver rispettato un contratto, oltre al fatto di non aver specificato con chiarezza i motivi della sua scelta. Da questo la decisione di Allen di denunciare gli Studi.



"Amazon ha provato a giustificare la sua azione facendo riferimento a un'accusa priva di fondamento fatta da una venticinquenne contro il signor Allen - si legge nella denuncia - ma Amazon (e il pubblico) era già a conoscenza di quelle accuse quando ha deciso di impegnarsi per quattro film con il signor Allen. E in ogni caso questo non costituisce una base per rompere il contratto, non ci sono motivi legittimi per cui Amazon non debba rispettare le promesse fatte".

Secondo quanto scritto nel documento, i rappresentanti di Amazon hanno incontrato i rappresentanti di Allen a dicembre 2017, nel momento di massima esposizione del movimento #MeToo. In quell'occasione si parlò di quanto Amazon stesse pagando in termini di reputazione per i legami passati con il produttore Harvey Weinstein. A gennaio 2018 il servizio streaming propose ad Allen di posticipare l'uscita del film al 2019. Il regista accettò ma a giugno 2018 Amazon decise che non avrebbe più distribuito A rainy day in New York né gli altri tre film senza - secondo la denuncia - dare spiegazioni. Successivamente Amazon specificò che "in seguito alle rinnovate accuse, ai commenti di risposta controversi di Allen e al sempre più ampio numero di talenti che affermavano di non voler lavorare più con il regista" la decisione è stata di annullare l'accordo. Il danno è stato quantificato dagli avvocati di Allen in 68 milioni di dollari ai quali si aggiungono i costi delle spese legali.

Qualche giorno fa alcuni tra i principali critici cinematografici italiani, guidati dal regista e scrittore Giulio Laroni, avevano firmato un appello perché il film di Woody Allen trovasse "la più ampia circolazione possibile". Tuttavia il testo della lettera recitava: "la condotta di un artista non può influire sul giudizio del critico né deve indurre a censurare la sua opera. È altresì inutile citare la miriade di grandi artisti, da Caravaggio in poi, che si sono resi responsabili di atti criminali". Proprio queste frasi hanno dato da riflettere, se alla fine l'azione intesa a beneficio di Allen non si sia trasformata in altro che un giudizio.


REPUBBLICA



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