Bob Dylan Nobel per la Letteratura
Stupore e sarcasmo degli scrittori: «Le canzoni non sono letteratura»
Irvine Welsh: «Decisione nata dalla nostalgia hippie»
Alessandro Baricco: «È come dare il Grammy a Marías»
di ALESSIA RASTELLI17 ottobre 2016 (modifica il 17 ottobre 2016 | 19:42)
Il premio Nobel per la Letteratura viene assegnato, secondo quanto lasciò scritto nel suo testamento l’ideatore Alfred Nobel (1833-1896), a chi «nel campo della letteratura mondiale si sia maggiormente distinto per le sue opere in una direzione ideale». È lecito, dunque, conferirlo a un cantautore? Diversi sono gli scrittori rimasti spiazzati ieri, in varie parti del mondo, all’annuncio che il prestigioso riconoscimento era stato dato a Bob Dylan, fino a esternazioni di irrisione, polemica, rabbia. Dietro, non solo la delusione di presunti candidati, ma anche un’antica domanda: che cos’è letteratura? Solo narrativa, poesia (e, al massimo, testi teatrali), oppure la categoria può allargarsi?
Il confine non si espande per Irvine Welsh, lo scrittore scozzese diTrainspotting, che, con linguaggio colorito, prende posizione su Twitter: «Sono un fan di Bob Dylan ma questo è un premio a base di nostalgia mal concepita», attribuito da «hippy rimbambiti che parlano a vanvera». Consegna ai social il suo disappunto anche uno dei favoriti della vigilia, il giapponese Haruki Murakami: «Non dispiacerti per te stesso. Solo gli stronzi lo fanno» scrive, citando dal suo romanzo Norwegian Wood . Mentre è ironico Jonathan Franzen, parlando al «Guardian»: «È un’amara delusione per chi sperava vincesse il cantante Morrissey».
Dall’Italia interviene Alessandro Baricco: «Dylan è un grandissimo — premette — ma, per quanto mi sforzi, non riesco a capire che c’entri con la letteratura». Secondo l’autore, da poco uscito con Il nuovo Barnum — pubblicato da Feltrinelli, editore italiano di Dylan —, non regge neppure il paragone con un altro Nobel meno tradizionale e scontato come quello assegnato, nel 1997, a Dario Fo, scomparso proprio ieri e finora ultimo italiano a ricevere il premio. «La situazione è diversa perché — spiega Baricco — per quanto riguarda la scrittura del teatro, non ho bisogno di sforzarmi tanto per capire che c’entra con la letteratura». Ma premiare Bob Dylan, prosegue, «è come se dessero un Grammy a Javier Marías perché c’è una bella musicalità nella sua narrativa». Se seguiamo questo ragionamento, conclude, «allora anche gli architetti potrebbero essere considerati poeti».
Torna sul Grammy (tra i premi più importanti nella musica) la scrittrice statunitense Jodi Picoult: «Sono felice per Bob Dylan — dice su Twitter — ma questo vuol dire che io potrei vincere un Grammy?». Critiche anche dalla Francia. «Il Nobel a Dylan è sconfortante — attacca Pierre Assouline, membro dal 2012 del cenacolo letterario dell’Académie Goncourt, che assegna l’omonimo premio —. Trovo l’Accademia svedese ridicola, ha deriso gli scrittori».
Qualcuno però non la pensa così, e crede che la letteratura possa essere anche altro. Salman Rushdie racconta che ha passato la giornata di ieri riascoltando Mr. Tambourine Man. «Dylan è il brillante erede della tradizione dei grandi bardi. Ottima scelta — commenta —, le frontiere della letteratura si allargano». Anche Philip Pullman si augura che d’ora in poi il Nobel guarderà a un insieme più ampio di scritture. E il linguista Tullio De Mauro dice che «è giusto allargare i confini del Nobel dalla letteratura accademica, patinata, nobile, a quella non meno nobile ma di grande circolazione e popolarità». Soddisfatti anche diversi autori che con Dylan condividono l’essere americani. E che allargano il focus dalla teoria letteraria all’attualità. Tra loro Stephen King, che parla di «una grande scelta in una stagione di fango e tristezza», e Joyce Carol Oates, che ne approfitta per attaccare Donald Trump. «Bob Dylan è una benvenuta pausa/interregno che interrompe una cascata di buffonate di T...p» dichiara la scrittrice, anche lei via Twitter.
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