Elena Ferrante
Un caso editoriale alimentato dal mistero
Con l’uscita di L’amica geniale, l’ultimo romanzo di Elena Ferrante, pubblicato da e/o che ne ha sancito l’esordio nel 1992 con L’amore molesto, Via dei Serpenti propone un approfondimento sull’opera della “scrittrice senza volto”.
Iniziamo con un profilo dell’autrice, attingendo anche al lavoro di Alessia Caputo, Ulderico Iorillo e Aldo Nicodemi, allievi dell’ultima edizione 2011 del corso per redattori editoriali organizzato da Oblique studio.
Seguiranno le recensioni di L’amica geniale, L’amore molesto e I giorni dell’abbandono.
Seguiranno le recensioni di L’amica geniale, L’amore molesto e I giorni dell’abbandono.
«Un lettore deve stabilire con un testo un rapporto di fiducia. L’attenzione mediatica, che è tutta fondata sul dare voce e corpo alla star del momento, ha abituato i lettori all’idea che conta più il contatto con la miserabile esistenza del produttore d’opere che con le opere. Sottrarsi a questo modulo, devia la fiducia, la insidia. D’altra parte io non mi sento di comunicare in altro modo che scrivendo. Non apparire non serve a procurarmi lettori, ma a scrivere in libertà». Elena Ferrante
Chi è Elena Ferrante? Di lei si sa che è una cinquantenne napoletana, che ha vissuto o vive attualmente fuori dall’Italia, forse in Grecia. La sua identità è sconosciuta, perché fin dagli esordi, nel 1992, la scrittrice non ha mai voluto mostrarsi in pubblico né rilasciare interviste dal vivo.
A parlare di lei sono i suoi libri, storie di donne borghesi, spezzate e abbandonate, in fuga dai propri fantasmi e dolori, costrette sempre a fare i conti con i lati oscuri delle loro esistenze; sono le interviste rilasciate per interposta persona, le lettere, gli articoli di stampa che sempre più numerosi hanno posto l’accento sulla questione dell’identità della scrittrice.
Il primo romanzo della Ferrante, L’amore molesto, pubblicato da e/o nel 1992, riscuote un immediato successo della critica, vince il premio Oplonti d’argento e il Procida, Isola di Arturo – Elsa Morante e nel 1993 è finalista per l’Opera prima Artemisia. È anche candidato al Premio Strega ma non rientra nella cinquina finale. A dieci anni dalla sua pubblicazione, nel 2002, ha venduto circa 20.000 copie. E sempre nel 2002, dopo che il mito della “scrittrice misteriosa” era stato alimentato anche dall’omonimo film di Mario Martone (nel 1995), esce il suo secondo romanzo I giorni dell’abbandono che vende circa 15.000 copie in un solo mese. È finalista al festival di Viareggio e viene acquistato per una riduzione cinematografica da Roberto Faenza (l’omonimo film uscirà nel 2005). Ad aprile 2009 il libro ha venduto oltre 100.000 copie.
Si scatena un gioco letterario, una caccia all’autore, si fanno molti nomi, tra i quali spiccano quelli di Anita Raja, la direttrice della collana Azzurri che aveva pubblicatoL’amore molesto, e di Goffredo Fofi, consulente e traduttore della e/o e amico intimo degli editori Sandro Ferri e Sandra Ozzola. E ancora Domenico Starnone, marito della Raja, Fabrizia Ramondino e Michele Prisco.
Nel 2006 esce il terzo romanzo, La figlia oscura, ancora un giallo esistenziale, ancora una storia di una donna borghese, ancora Napoli. Dopo un mese ha già venduto circa 25.000 copie. Il successo di critica e pubblico prosegue e su questa scia la Ferrante si cimenta in una prova differente pubblicando nel 2007 La spiaggia di notte, una fiaba per bambini e adulti che prende spunto dalla bambola perduta sulla spiaggia di La figlia oscura. Nella fiaba a raccontare la storia è propria la bambola che vive una notte di terrore prima di essere ritrovata.
Se è vero che sono i libri a parlare di un autore, nel caso di Elena Ferrante sembra accadere il contrario: è l’autore che fa parlare dei suoi libri, in particolare la sua identità nascosta che ha scatenato in questi anni un acceso dibattito, tutt’altro che letterario. Ci viene da pensare che se di Elena Ferrante si fosse conosciuto da subito l’aspetto, forse i suoi libri avrebbero riscosso minor successo, per finire affastellati e dimenticati sugli scaffali polverosi di una libreria. Ci viene da pensare che la questione dell’identità negata altro non sia che una geniale trovata pubblicitaria dell’editore, abile nel costruire nei tempi e nelle modalità il caso Ferrante. Caso alimentato, forse involontariamente, da tutti coloro che si sono prodigati in questa caccia all’autore. Il più accanito in tal senso sembra Luigi Galella che in un articolo apparso sul quotidiano «La Stampa» nel gennaio 2005 fa chiara allusione alla vera identità della Ferrante, alias Domenico Starnone. La tesi è fondata sulle evidenti coincidenze tra L’amore molesto e Via Gemito di Starnone, vincitore del Premio Strega 2001, suffragata un anno dopo da un’ulteriore prova ottenuta con l’ausilio di un programma informatico (messo a punto all’Università Sapienza di Roma) in grado di riconoscere le sequenze linguistiche di un testo e attribuirle a un autore. Ebbene, il «filologo elettronico» ha confermato che i romanzi della Ferrante e di Starnone appartengono allo stesso «albero filogenetico».
Certo, gridare alla coincidenza di personalità è più intrigante che paventare il semplice plagio (il libro di Starnone è stato scritto quasi dieci anni dopo L’amore molesto) e non saremo noi a evocare tali sconvenienti sospetti.
Ma ci si lasci almeno l’arbitrio di una domanda: ritenere che Starnone, Raja, Fofi, o chiunque altro scriva libri sotto lo pseudonimo di Elena Ferrante li rende meno interessanti, mina la loro qualità letteraria, smentisce la certezza di trovarsi di fronte a una scrittura efficace e attraente?
A parlare di lei sono i suoi libri, storie di donne borghesi, spezzate e abbandonate, in fuga dai propri fantasmi e dolori, costrette sempre a fare i conti con i lati oscuri delle loro esistenze; sono le interviste rilasciate per interposta persona, le lettere, gli articoli di stampa che sempre più numerosi hanno posto l’accento sulla questione dell’identità della scrittrice.
Il primo romanzo della Ferrante, L’amore molesto, pubblicato da e/o nel 1992, riscuote un immediato successo della critica, vince il premio Oplonti d’argento e il Procida, Isola di Arturo – Elsa Morante e nel 1993 è finalista per l’Opera prima Artemisia. È anche candidato al Premio Strega ma non rientra nella cinquina finale. A dieci anni dalla sua pubblicazione, nel 2002, ha venduto circa 20.000 copie. E sempre nel 2002, dopo che il mito della “scrittrice misteriosa” era stato alimentato anche dall’omonimo film di Mario Martone (nel 1995), esce il suo secondo romanzo I giorni dell’abbandono che vende circa 15.000 copie in un solo mese. È finalista al festival di Viareggio e viene acquistato per una riduzione cinematografica da Roberto Faenza (l’omonimo film uscirà nel 2005). Ad aprile 2009 il libro ha venduto oltre 100.000 copie.
Si scatena un gioco letterario, una caccia all’autore, si fanno molti nomi, tra i quali spiccano quelli di Anita Raja, la direttrice della collana Azzurri che aveva pubblicatoL’amore molesto, e di Goffredo Fofi, consulente e traduttore della e/o e amico intimo degli editori Sandro Ferri e Sandra Ozzola. E ancora Domenico Starnone, marito della Raja, Fabrizia Ramondino e Michele Prisco.
Nel 2006 esce il terzo romanzo, La figlia oscura, ancora un giallo esistenziale, ancora una storia di una donna borghese, ancora Napoli. Dopo un mese ha già venduto circa 25.000 copie. Il successo di critica e pubblico prosegue e su questa scia la Ferrante si cimenta in una prova differente pubblicando nel 2007 La spiaggia di notte, una fiaba per bambini e adulti che prende spunto dalla bambola perduta sulla spiaggia di La figlia oscura. Nella fiaba a raccontare la storia è propria la bambola che vive una notte di terrore prima di essere ritrovata.
Se è vero che sono i libri a parlare di un autore, nel caso di Elena Ferrante sembra accadere il contrario: è l’autore che fa parlare dei suoi libri, in particolare la sua identità nascosta che ha scatenato in questi anni un acceso dibattito, tutt’altro che letterario. Ci viene da pensare che se di Elena Ferrante si fosse conosciuto da subito l’aspetto, forse i suoi libri avrebbero riscosso minor successo, per finire affastellati e dimenticati sugli scaffali polverosi di una libreria. Ci viene da pensare che la questione dell’identità negata altro non sia che una geniale trovata pubblicitaria dell’editore, abile nel costruire nei tempi e nelle modalità il caso Ferrante. Caso alimentato, forse involontariamente, da tutti coloro che si sono prodigati in questa caccia all’autore. Il più accanito in tal senso sembra Luigi Galella che in un articolo apparso sul quotidiano «La Stampa» nel gennaio 2005 fa chiara allusione alla vera identità della Ferrante, alias Domenico Starnone. La tesi è fondata sulle evidenti coincidenze tra L’amore molesto e Via Gemito di Starnone, vincitore del Premio Strega 2001, suffragata un anno dopo da un’ulteriore prova ottenuta con l’ausilio di un programma informatico (messo a punto all’Università Sapienza di Roma) in grado di riconoscere le sequenze linguistiche di un testo e attribuirle a un autore. Ebbene, il «filologo elettronico» ha confermato che i romanzi della Ferrante e di Starnone appartengono allo stesso «albero filogenetico».
Certo, gridare alla coincidenza di personalità è più intrigante che paventare il semplice plagio (il libro di Starnone è stato scritto quasi dieci anni dopo L’amore molesto) e non saremo noi a evocare tali sconvenienti sospetti.
Ma ci si lasci almeno l’arbitrio di una domanda: ritenere che Starnone, Raja, Fofi, o chiunque altro scriva libri sotto lo pseudonimo di Elena Ferrante li rende meno interessanti, mina la loro qualità letteraria, smentisce la certezza di trovarsi di fronte a una scrittura efficace e attraente?
Di Elena Ferrante e/o ha pubblicato:
L’amore molesto – 1992
I giorni dell’abbandono – 2002
La figlia oscura – 2006
La spiaggia di notte – 2007
La frantumaglia – 2007
L’amica geniale - 2011
L’amore molesto – 1992
I giorni dell’abbandono – 2002
La figlia oscura – 2006
La spiaggia di notte – 2007
La frantumaglia – 2007
L’amica geniale - 2011
Nessun commento:
Posta un commento