Francis Scott e Zelda Fitzgerald |
Francis Scott e Zelda Fitzgerald, la coppia con la vita più eccitante del Novecento
Lo scrittore del Grande Gatsby e la donna che gli ha dato tutto: tra romanzi, viaggi a Parigi e in Costa Azzurra e champagne a fiumi.
“Ci sono dei piccoli negozi dove si può comprare una mela dopo molte cerimonie come nemmeno sotto l’impero Ottomano, in altri si può comprare una limousine con la stessa leggerezza con cui si acquista un francobollo”. Queste righe, una fotografia del mondo dei ricchi dell’epoca, sono contenute in un articolo dal titolo The Changing Beauty of Park Avenue, pubblicato da Harper’s Bazaar nel gennaio 1928. La firma è doppia, Zelda e F. Scott Fitzgerald. Ma Fitzgerald aveva un libro mastro dove teneva conto della sua attività e relativi introiti. Era diviso in cinque parti: Narrativa pubblicata, Denaro guadagnato dopo aver lasciato l’esercito, Miscellanea pubblicata (compresi i film) per cui sono stato pagato, Guadagni di Zelda e Schema della mia vita. Quel particolare articolo per Harper’s Bazaar è nella lista dei lavori di Zelda, insieme a molti altri, anche se, piuttosto spesso, i loro scritti apparivano firmati in coppia.
Nel loro momento d’oro, i Fitzgerald erano consapevoli di essere, come diremmo oggi, un brand. Un brand alla moda. Sapevano come vestirsi, dove andare, chi frequentare, come divertirsi e come annoiarsi. Gli articoli, anche quelli a sola firma di Zelda, sul mondo delle flapper, le party girl degli anni Venti (quelli di un secolo fa), le ragazze in gonna corta e caschetto che ballavano il charleston con addosso qualche metro di perle tintinnanti, sono illuminanti. Già solo i titoli, che vanno da Elogio delle flapper a Che ne è stato delle flapper?, indicano la capacità di Zelda di stare dentro il suo tempo, un po’ come un’acuta giornalista di costume, un’entomologa del contemporaneo, una che, se fosse viva oggi, probabilmente radiograferebbe le influencer.
Ma non sono stati solo gli scritti dei coniugi Fitzgerald a passare alla storia. Più dei loro romanzi è stata la loro vita a diventare mito e parabola, un grande racconto ammonitore, quasi un cliché, su genio e sregolatezza, poesia e pericolo. E amore disperato, a causa di tutto questo. Non a caso, il mondo di Scott, quello dei romanzi e quello della sua biografia, è diventato materiale per il cinema più volte, da Il Grande Gatsby (due versioni memorabili, una con Robert Redford e una con Leonardo DiCaprio) a Gli ultimi fuochi con Robert DeNiro. Per lo streaming c'è invece la serie Z: l’inizio di tutto con Christina Ricci nel ruolo di Zelda, su Amazon PrimeVideo.
Non solo: si è molto parlato di altri due progetti “fitzgeraldiani”, uno con Jennifer Lawrence ancora su Zelda e una versione di Belli e dannati con Scarlett Johansson. Al momento sono entrambi in qualche cassetto di Hollywood ma non ci sarebbe da stupirsi se prima o poi vedessero la luce. Scott e Zelda sono la cartolina perfetta di un’epoca che ci piace immaginare scatenata e folle, una fiamma che si vorrebbe eterna.
Non è sempre stato così. In Italia, ad esempio, le opere di Fitzgerald vennero ignorate per anni. Le cose cambiarono solo dopo la sua morte. Indimenticabile e decisivo il parere di Cesare Pavese che, raccomandando Tenera è la notte, scrisse “Non ho voluto tradurre io questo scrittore perché mi piace troppo”. Scott e Zelda si conobbero nel 1918 a un ballo al country club di Montgomery, Alabama. Zelda Sayre aveva 18 anni, era figlia di un giudice. Francis Scott era un soldato che presto avrebbe lasciato l’esercito per trasferirsi a New York per diventare scrittore. Si scambiano lettere appassionate da subito, dopo quel primo incontro, un vero colpo di fulmine per entrambi. Zelda gli racconta che la famiglia era contrarissima a questa corrispondenza. Nel maggio 1919 scrive: “Mia madre oggi mi ha portato un altro ritaglio di giornale che raccontava dell’ennesimo scrittore fallito”. L’acida, crudele mamma Sayre, però, dovette cambiare idea presto.
Di qua dal paradiso, il primo romanzo di Fitzgerald, esce nel 1920 ed è un best seller. Poco dopo, i due si sposano, nel ’21 nasce la prima e unica figlia, Scottie. Ma i suoi genitori non diventano certo una coppietta borghese e casalinga. Sempre insieme, in una vera festa mobile, praticano e rendono fascinoso uno stile di vita movimentato, tra party e viaggi. Ogni tanto litigano, ogni tanto si tradiscono ma, per lo più, bevono, scrivono e frequentano altri geni. Per un periodo vivono in Costa Azzurra. I loro amici si chiamano Ernest Hemingway, Dorothy Parker, Pablo Picasso. Par di vederli, scivolare in un mondo dorato come perlage dello champagne.
Qualcosa si rompe. Il terzo libro di Scott, Il Grande Gatsby è un flop. E il flop scatena una crisi che è un po’ l’inizio della fine. Lui comincia a bere sempre più, lei si mette in testa di diventare una ballerina, è ossessionata da questa idea al punto che ha un esaurimento nervoso, come si diceva allora. Per oltre un anno, dall’estate del 1930 all’estate del 1931, Zelda è ricoverata in una clinica svizzera. Ci sono lettere di quel periodo che mostrano le crepe di un amore troppo intenso per essere anche duraturo. Ma in qualche modo tornano insieme, in America, anche per il bene di Scottie. Solo che Zelda ormai è un puntino sempre più distante dalla realtà della vita, il tempo dei ricoveri si allunga, la diagnosi è schizofrenia.
Nel 1937, Fitzgerald è completamente senza soldi, i libri non funzionano abbastanza per mantenere lo stile di vita ormai consolidato, irrinunciabile: abiti eleganti e viaggi in Europa, le cliniche per Zelda e gli studi da figlia di ricchi per Scottie. A caccia di denaro, Scott si trasferisce a Hollywood, a lavorare per il cinema. Prova a mettersi in riga, ma l’alcool, i demoni della sua inquietudine e la disperata tenerezza che ancora lo lega alla moglie non gli danno pace. I risultati sono discontinui. E questo è un eufemismo.
Da Hollywood, Scott scriveva ogni settimana alla figlia al college, la riempiva di consigli sui corsi da frequentare e anche su come comportarsi con i ragazzi, come vestirsi e come pettinarsi. Continuò a scrivere anche a Zelda ormai stabilitasi dai suoi familiari in Alabama. Eleonor Lanahan, la nipote, anni dopo ha raccolto le lettere alla madre e alla nonna. “Credo che siano rimasti innamorati l’uno dell’altra fino alla fine della loro vita. Nelle lettere, ricordano sempre i loro momenti migliori e le loro qualità migliori come per renderle eterne”.
Però, a Los Angeles, Scott aveva incontrato Sheilah Graham. In realtà si chiamava Lily Shiel, era nata a Londra, figlia di ebrei scappati dai pogrom russi. A Hollywood si era trasformata in una delle sofisticate e perfide giornaliste di gossip che scrivevano di stelle del cinema. La relazione con Fitzgerald dura più di tre anni, fino alla morte di lui: ebbe un infarto proprio a casa di Sheilah, pochi giorni prima del Natale 1940. Morì prima che arrivasse l’ambulanza. Aveva 44 anni e qualche problema al cuore, forse congenito, forse causato dal troppo bere. Ma ciò che lo stava distruggendo nell’anima era l’insuccesso. Uno scrittore diventato celeberrimo e inondato di glamour grazie al suo primo libro non poteva sopportare nemmeno l’idea del fallimento e della decadenza. Qualche mese prima aveva scritto a Zelda: “Mio Dio, sono un uomo dimenticato. Non si trova più nemmeno una copia di Gatsby in libreria, perché non vende”.
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In seguito Sheilah raccontò tutto in un romanzo autobiografico, Adorabile infedele, trasformato poi in un film dallo stesso titolo, quasi vent’anni dopo la scomparsa di Scott. Nel film lui era interpretato da Gregory Peck, lei da Deborah Kerr: ci sono le feste a bordo piscina, gli abiti eleganti ma anche le sbronze e le botte. E c’è una scena straziante, indimenticabile, nel libro e nel film. Scott legge sul giornale che in un teatro di Pasadena viene messo in scena un suo vecchio racconto, Un diamante grande come il Ritz. Chiama immediatamente il teatro, avvisando che sarebbe andato a vedere lo spettacolo. Vestiti da gran sera, Sheilah e Scott cenano al ristorante e si fanno portare in limousine a Pasadena. Lungo la strada, lui le racconta di avere incontrato Joan Crawford, hanno parlato del fatto che Fitzgerald scriverà il prossimo film della star. È di ottimo umore.
Arrivano a Pasadena. Non ci sono altre macchine fuori, non c’è movimento al botteghino, non è certo l’atmosfera di una “prima”. “Avrò sbagliato data?” si domanda Scott. Sheilah resta ad aspettarlo nell’ingresso deserto, lui entra e scopre che si tratta di uno spettacolo amatoriale, messo in scena da studenti. La delusione brucia ma lo scrittore resta. Non solo: alla fine, va a complimentarsi con i ragazzi. Il ritorno in limousine è un lungo, lunghissimo momento di silenzio
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