mercoledì 25 dicembre 2019

La fotografia è una menzogna / L'arte di Sandro Becchetti

Pier Paolo Pasolini



La fotografia è una menzogna

L'arte di Sandro Becchetti


SARA DURANTINI
25 NOVEMBRE 2013 

Ascoltare Sandro Becchetti che racconta di non aver mai subito il fascino della fotografia, ma il fascino dell'arte, è una rivelazione intima ma non soprendente, facilmente riscontrabile nelle sue fotografie, molte delle quali hanno fatto la storia della fotografia italiana (e non solo) del secondo Novecento.


Pier Paolo Pasolini

Quella che Becchetti chiama la degradabilità evidente più nei volti umani che nei monumenti è l'elemento che trasforma ogni sua fotografia in una storia da comunicare.
E lo spettatore accoglie il suo racconto, così come le storie narrate attraverso le fotografie, storie sempre differenti, mai scontate, impreziosite dalle sue parole che escono roche e scavalcano la nostra immaginazione. E in questo modo si scopre che alla base della sua arte c'è una profonda e sincera comprensione di se stesso avvenuta guardandosi negli occhi di un altro. E' questa la più completa definizione di quello che rappresentano le fotografie di Sandro Becchetti, indipendentemente dal soggetto (o protagonista) della storia.



L'incontro con Ornella Vanoni, Claudia Cardinale, Giorgio De Chirico, per non parlare di Andy Warhol e Alfred Hitchock, ritratti intensi, nei quali chi osserva può perdersi nella storia che emerge dalla fotografia stessa, nei particolari espressi con enfasi, nella sue sfumature e nelle infinite possibilità di interpretazione.
Becchetti ha ritratto persone, con una vita, un passato, degli ideali ben definiti e con dei tratti, invece, più aleatori e imprecisi e proprio per questo suggestivi. Uomini di cultura, artisti, ma prima ancora persone. E la bellezza delle opere di Becchetti forse cozza con le sue stesse parole quando racconta di una fotografia che è anche menzogna perché incapace di sostenere l'intensità di una vita. Si diceva che l'affermazione forse cozza con la sua arte o forse no. E in questo risiede il potere di una fotografia intramontabile, sulla quale è possibile un continuo interrogarsi per capire le ombre e i suoi significati.


Facchino
Sandro Becchetti

Fra le persone con le quali Becchetti ha instaurato rapporti c'è anche Pier Paolo Pasolini che sostiene Le ceneri di Gramsci con sguardo fermo e penetrante. Pier Paolo Pasolini con la madre, nella sua casa, in poltrona, tra i suoi libri e poi ancora tra la gente della sua Roma a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta.
Indagare Pasolini è impresa ardua, forse impossibile è qui verrebbe proprio da riprendere l'affermazione di Becchetti secondo la quale la fotografia è menzogna. Alternando scatti intimistici a ritratti di più ampio respiro, Becchetti ci accompagna tra le mura di una Roma che non c'è più (se non a tratti, in certi quartieri periferici e che, comunque, hanno dato un significato differente al qui che andava cercando Pasolini). E sono proprio i luoghi più periferici e remoti della città che hanno attratto Pasolini, in un amore viscerale nei confronti di una precarietà difficilmente descrivibile che ha finitl, negli anni, per scomparire surclassata da un altro tipo di precarietà. Pasolini ritratto da Sandro Becchetti rintraccia quello sperimentalismo e quella sete di conoscenza propria di Pasolini. Un'indagine accurata e intima al tempo stesso che approfondisce, con taglio differente.




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