giovedì 15 maggio 2025

Brigitte Bardot / «Non rinnego la fama, ma non ho mai potuto bere un caffè in terrazza. Sono prigioniera di me stessa»

 



Brigitte Bardot: «Non rinnego la fama, ma non ho mai potuto bere un caffè in terrazza. Sono prigioniera di me stessa»

La diva, che da molti anni ha rinunciato ai riflettori, fa sapere: «È grazie alla fama se oggi, nel mondo, mi conoscono come la persona che protegge gli animali». E Cannes, dove tutto è iniziato nel 1953? «Un incubo. Troppi film brutti, troppe persone inutili»

La fama le ha dato tanto: «È grazie a lei se oggi, nel mondo, mi conoscono come la persona che protegge gli animali». Ma ha avuto un prezzo. Brigitte Bardot, che per la prima volta, dopo undici anni, è tornata di fronte alle telecamere, lo racconta alla televisione francese Bfm. «Non rinnego la fama, ma non ho mai potuto andare in un bistrot a bere un caffè in terrazza. Sono prigioniera di me stessa. Non posso evadere da me stessa».

Ora vive lontana dalla celebre Madrague, la leggendaria dimora comprata nel 1958: «Era il riflesso di me quando facevo follie. Oggi, questa casa qui è il mio riflesso». L’ex icona del cinema abita nella quiete della sua tenuta sulla collina della Garrigue, nella campagna sopra Saint-Tropez, tra cavalli, cani, oche e asini, e confessa di avere archiviato il suo passato nel cinema. Nel 1973 decise di smettere di recitare. «È stata una scelta. L'ho scelto io», spiega. «Ho sempre voluto andarmene prima che qualcuno mi abbandonasse. Sentivo che il cinema stava andando a rotoli. Sentivo che non c'erano più belle storie, belle sceneggiature, buoni dialoghi, non c'erano più registi con una visione. È così che ho preso la decisione di smettere».

Ma un titolo, tra i suoi tanti, lo ricorda con un particolare affetto: L’orso e la bambola, uscito nel 1970. «Lo trovo divertente, grazioso, semplice. Per nulla da star. Si svolge in campagna, con Jean-Pierre Cassel, che in quel film è meraviglioso».


Ma, sul cinema di oggi, Brigitte Bardot è categorica: «È sociale, è brutto, non fa sognare. Io voglio sognare. I film attuali sono di una noia mortale». E Cannes, dove tutto era iniziato nel 1953? «Un incubo. Troppi film brutti, troppe persone inutili. Non ci sono più quegli attori magnifici, più nessuno che ti faccia sognare».

E prende le distanze dal femminismo: «Non è il mio genere. A me piacciono gli uomini». Difende apertamente Gérard Depardieu e Nicolas Bedos, accusati di aggressioni sessuali, criticando il movimento #MeToo, come già aveva fatto nel 2018: «Ipocrita, ridicolo, inutile».

Oggi continua a combattere le sue battaglie. Non per sé, ma per gli animali: «Voglio l’abolizione della caccia alla courre (con una muta di cani addestrati, ndr). È un orrore. Dopo cinquant’anni di richieste ignorate, il governo francese dovrebbe almeno concedermi questa vittoria». Così ha scritto una lettera aperta a Macron, al primo ministro e al Parlamento. «Penso di poter vincere. E in fondo, è il mio ultimo combattimento. A 90 anni, non ricomincerò tra cinque o dieci anni. Questo è l’ultimo».


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