Ci sono alcune scene di film che rimangono impresse, indelebili, nella memoria dello spettatore, basterebbe ricordare Capitano, mio capitano, ne L’attimo fuggente di Peter Weir, del 1989, con Robin Williams indimenticabile professor Keating, il ballo di Uma Thurman e John Travolta, Mia Wallace e Vincent Vega in Pulp Fiction di Quentin Tarantino, 1994, il volto con lo sguardo psicopatico di Jack Nicholson-Jack Torrance in Shining, di Stanley Kubrick, 1980, che spunta fra le travi della porta sfondata dicendo: “Sono il lupo cattivo”. E poi, c’è quel celebre accavallamento di gambe alla centrale di polizia, lento e sensuale, di Sharon Stone, nel ruolo della scrittrice Catherine Tramell, in tubino bianco ma senza intimo, sequenza-simbolo di Basic Instinct (guarda), thriller con una sana dose di erotismo, diretto da Paul Verhoeven (Golden Globe 2017 per miglior film straniero grazie al provocatorio Elle).
Il film, record di incassi all’epoca (uscì nelle sale nel 1992) due nomination ai Golden Globe e agli Oscar, è diventato un cult per intere generazioni, e anche se non li dimostra, ecco qui, nel 2017, i suoi primi 25 anni, mentre la bellissima e magnetica Sharon Stone ne ha da poco festeggiati 59. Basic Instinct è un classico del cinema bollente nel solco di Nove settimane e 1/2 del 1986 e Attrazione Fatale del 1987, entrambi di Adrian Lyne. Joe Esztherhas, che firma la sceneggiatura, carica sui personaggi dalla morbosità e sessualità fuori dal comune inganni ed enigmi da risolvere: il risultato è un plot avvolto da ambiguità e tensione erotica, piccante, con un incastro di finzione, realtà e mistero.
La storia si sviluppa attorno alle indagini sulla morte di un ex cantante rock, ucciso con un punteruolo da ghiaccio in una camera d’albergo. Catherine Trammell (Sharon Stone), autrice di gialli, è la principale sospettata e lei, furba e disinibita, si diverte a manipolare il detective cui è assegnato il caso, un Nick Curran (Michael Douglas) emotivamente ammaccato, che diventa preda (quasi) scontata della seducente e perversa dark lady. Fino all’ultimo lo spettatore si chiede: a che punto lei spingerà il gioco? Riuscirà il detective a incastrare il colpevole?
Agganciata alla memoria del pubblico resta la scena dell’interrogatorio, una delle più sexy di sempre della storia del cinema; si dice tra l’altro che nella sceneggiatura la sequenza non fosse prevista, ma sia nata dall’improvvisazione del regista. Stone sostiene la versione della ripresa non concordata, una specie di tradimento di Verhoeven, che le chiese di sfilare le mutandine bianche assicurandole che non si sarebbe visto nulla, e solo alla proiezione al Festival di Cannes si rese conto che non era andata proprio così.
Il chiacchiericcio che si è scatenato intorno al film vuole che l’attrice indossasse slip protettivi color carne (così come nelle scene di letto del film, tutte girate senza controfigure, la più lunga ha richiesto addirittura cinque giorni di riprese) perché, ricordiamolo, si era in pieno allarme Aids. Poco importa, di fatto quell’incrocio di gambe sensuale è diventato leggenda e Basic Instinct rimane sulla vetta di un sexy-olimpo con buona pace delle cinquanta sfumature di vari colori che in tempi recenti hanno provato a riaccendere scandalo e toni hot Cportando sul grande schermo (forse) solo tante esagerazioni.
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