martedì 30 agosto 2016

Il racconto di Arthur Gordon Pym / Il primo e unico romanzo di Edgar Allan Poe

Edgar Allan Poe
Poster di T.A.

Il racconto 

di Arthur Gordon Pym

Il primo e unico romanzo di Edgar Allan Poe




26 SET 2011
di
SALVATORE INCARDONA



Pubblicato nel 1838 con il titolo The Narrative of Arthur Gordon Pym of Nantucket, è l’unico romanzo di Edgar Allan Poe, quantunque nel corpus letterario dello scrittore americano si presenti come un’opera fortemente caratteristica del suo stile immaginifico e spesso visionario.
Di nascosto dalla sua famiglia, il giovane Arthur Gordon Pym si imbarca clandestinamente sulla baleniera Grampus con l’aiuto dell’amico Augustus Barnard, figlio del capitano del brigantino.

Illustrazione dal libro "Il racconto di Arthur Gordon Pym"

«Mi chiamo Arthur Gordon Pym. Mio padre era un rispettabile commerciante in articoli marittimi a Nantucket, dove io sono nato. Il mio nonno materno faceva l'avvocato e vantava una buona clientela. […] A sei anni mi spedì alla scuola del vecchio signor Ricketts […]. Frequentai quella scuola fino all'età di sedici anni e poi mi trasferii all'accademia del signor E. Ronald, sulla collina. Lì divenni intimo amico del figlio del signor Barnard, un capitano che d'abitudine solcava i mari alle dipendenze della Lloyd e Vredenburgh – anche il signor Barnard è conosciuto a New Bedford e conta, di questo sono sicuro, molti parenti a Edgarton. Suo figlio, di nome Augustus, aveva quasi due anni più di me. Insieme al padre aveva partecipato a una spedizione sulla baleniera John Donaldson, e mi raccontava sempre delle sue avventure nel Pacifico meridionale».
Nell’intenzione dei due, Arthur sarebbe dovuto rimanere nascosto nella stiva per un numero di giorni sufficiente a renderne impossibile lo sbarco forzato. Dopo la partenza della nave, tuttavia, l’amico smette di far visita ad Arthur, costringendolo di fatto a restare bloccato nel proprio rifugio-prigione. Quando finalmente i due amici possono riunirsi, Arthur scopre che l’imbarcazione è caduta preda di un feroce ammutinamento degenerato nella rivolta e nel sangue. La sommossa verrà poi sedata dall’intervento di Arthur, Augustus e del marinaio Peters, ma lo scatenarsi improvviso di una tempesta spazza via l’equipaggio rimasto e segna per i pochi sopravvissuti l’inizio di una serie di tragici avvenimenti. L’avvistamento inaspettato di una nave ridesta in loro la speranza, salvo poi precipitarli ancora nello sconforto: si tratta infatti di un galeone abbandonato, con a bordo soltanto scheletri e carogne. Sbattuti nuovamente dalla tempesta, i tre andranno alla deriva fino alla morte di Augustus e al rovesciamento della loro imbarcazione. Rassegnati ormai all’imminente capitolazione, i due superstiti vengono salvati dalla Jane Guy, una goletta esploratrice diretta verso i mari del Sud. Convinto dalle insistenze di Arthur, il capitano prosegue il proprio viaggio fino all’approdo sulle coste di un’isola sconosciuta. Questa è abitata da una strana popolazione nera, che da subito si rivela ostile per qualsiasi cosa che non sia di tale colore. La nave viene così data alle fiamme dagli indigeni e l’intero equipaggio catturato, mentre Arthur e Peters riescono a fuggire su di un’altra imbarcazione ormeggiata nei pressi. I due superstiti continuano il viaggio verso Sud, fino all’apparizione di un’arcana figura bianca che prefigura già quella del Moby Dick di Melville, e con la quale Poe interrompe bruscamente il romanzo.
«Fu allora che la nostra imbarcazione si precipitò nella morsa della caterrata dove si era spalancato un abisso per riceverci. Ma ecco sorgere sul nostro cammino una figura umana dal volto velato, di proporzioni assai più grandi che ogni altro abitatore della terra. E il colore della sua pelle era il bianco perfetto della neve».
La nave e il mare erano già stati messi in evidenza da alcuni capolavori della letteratura romantica, e non mancano nemmeno nella produzione di Poe. Nel racconto Manoscritto trovato in una bottiglia, il protagonista vive una vicenda molto simile alle disavventure di Pym: il naufragio, la nave misteriosa, il mistero della provenienza dell'equipaggio, il viaggio verso Sud e l’improvviso arresto della narrazione. Il tema del mare, dello spazio sconfinato, del viaggio verso territori sconosciuti, si sposano qui con la convinzione – particolarmente diffusa all’epoca grazie alle teorie di John Cleve Symmes – che la Terra fosse cava e che di conseguenza sarebbe stato possibile discendere al suo interno attraverso le aperture situate ai due poli. È probabile, dunque, che nella scrittura di questo romanzo Poe sia stato influenzato in egual misura dall’interpretazione romantica del mare quale figurazione dell’ignoto e dalle teorie sulla presunta cavità della Terra, un tema, quest’ultimo, che si accorda bene a quello della catabasi (della discesa inesorabile) che caratterizza buona parte della produzione dell’autore.


Edgar Allan Poe (1809 – 1849) fu uno scrittore statunitense, tra le figure più importanti della letteratura americana non solo dell’Ottocento, padre riconosciuto del racconto poliziesco e della letteratura horror a sfondo psicologico. Fu autore di critica letteraria, poesie, poemetti, novelle e di un unico romanzo. La sua produzione scrittoria, densa di temi che anticipano in certo qual modo le inquietudini che saranno alla base del Decadentismo, sarà poi decisiva per il processo di formazione della letteratura europea fin de siècle.

WALL STREET INTERNATIONAL
Salvatore Incardona
Salvo Incardona è nato a Vittoria. Formatosi accademicamente presso l'Università di Pisa, dove ha conseguito la laurea in lettere moderne, si è successivamente specializzato in letteratura tedesca e filologia moderna presso l'Università di Augsburg, in Germania, e dottorato infine in letterature comparate. Ha iniziato la propria carriera collaborando con alcuni periodici di filosofia e critica letteraria (Studi Germanici, Ctonia), in qualità di consulente per numerose case editrici (fra cui ArteStampa e Carocci) e come pubblicista per la rivista Tratti. Ha firmato numerosi articoli per il Wall Street International Magazine, partecipando attivamente alla nascita della testata. Ha tradotto e curato, fra gli altri, il saggio «Antropologia delle immagini» di Hans Belting, alcuni testi di André Malraux e tutte le ultime pubblicazioni di Gianni Salvaterra. Nella città di Imola, dove ha trascorso gli ultimi anni, è stato attivo sia come insegnante di lingua tedesca che in qualità di docente di scrittura e scrittura creativa. Rientrato di recente in Sicilia, lavora in qualità di direttore artistico presso l'associazione culturale Démodé.

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