Lina Iris Viktor, la Klimt africana

Una donna nera e d’oro

10 APRILE 2024, 


Lina Iris Viktor è un'artista anglo-liberiana dall'eclettico talento, nata nel 1987 in Inghilterra, che abbraccia una vasta gamma di discipline creative, tra cui performance, installazioni site-specific, scultura, pittura e fotografia. Il suo lavoro è stato distintamente etichettato come afro-futuristico dal New York Times.

La pratica di Viktor è intrinsecamente multidisciplinare. Ha ricevuto la sua istruzione in una scuola internazionale a Londra, dove si è concentrata principalmente sulle arti performative. In quanto studentessa residente sette giorni su sette, Viktor spiega come questa esperienza l'abbia immersa in un vortice di culture e religioni differenti, l'abbia insegnata a parlare diverse lingue e a convivere con persone provenienti da tutto il mondo. Questo background le ha donato la visione del mondo che possiede oggi. In seguito, Viktor ha proseguito i suoi studi in teatro al Sarah Lawrence College negli Stati Uniti, ma ha trovato quest'esperienza eccessivamente limitante e riduttiva. Le frustrazioni legate alle questioni razziali e sociopolitiche che ha vissuto in quel contesto l'hanno spinta a cambiare direzione.

Dopo una parentesi nel mondo del cinema, dove ha lavorato con Spike Lee, Viktor ha aperto la sua agenzia di design. Tuttavia, la sua ricerca dell'arte pura e della soddisfazione di creare autonomamente il suo lavoro l'hanno portata verso studi più artistici. Ha studiato fotografia e design presso la School of Visual Arts di New York e si è dedicata a esprimere le sue idee sulla tela. Questo percorso artistico e multidisciplinare riflette chiaramente la sua visione e influenza profondamente il suo lavoro.

La Liberia, situata nella regione occidentale dell'Africa, è una terra di contrasti e complessità storiche. Fondata nel 1847 come rifugio per gli schiavi liberati, la nazione è caratterizzata da una storia di segregazione e disuguaglianza. Qui, le disuguaglianze etniche e sociali, spesso alimentate da una complessa relazione con il passato schiavista, sono rimaste un tema centrale per gran parte del suo sviluppo. Lina Iris Viktor porta con sé questa eredità storica mentre crea le sue opere che sono un crocevia di identità africane, arti visive e commento sociale. Viktor è emersa come un'artista provocatoria e visionaria il cui lavoro esplora profondamente i temi della modernità, delle tradizioni africane e dell'identità, il tutto mentre utilizza l'oro e il nero in un modo che richiama le opere di Gustav Klimt.

L'opera di Lina Iris Viktor è un connubio di materiali, metodi e lessici visivi associati alle forme d'arte contemporanee ed antiche. L'artista plasma una mitologia peculiare che intreccia il profondo passato di una diaspora con un presente espansivo, cercando di scrutare immaginari futuri. La sua sintesi di pittura, scultura, performance, fotografia e doratura con oro a 24 carati produce una carica materialità che affronta contemporaneamente idee filosofiche del finito e dell'infinito, del microcosmo e del macrocosmo, dell'evanescenza e dell'eternità.

Nella cosmologia di Viktor, il nero, sia come sostanza che come colore, ricopre il ruolo principale di materia prima o di fonte primordiale della vita, provocando e sfidando le preconcette visioni sociopolitiche e storiche riguardo alla "nerezza" e alle sue implicazioni universali. Il nero, in Viktor, non è semplicemente un colore o una tonalità, ma è un'entità che rappresenta una forza creativa, un punto di partenza e un simbolo di potere. Questo approccio sfida pregiudizi profondamente radicati legati al colore della pelle e alle connotazioni storicamente attribuite al nero. Si tratta di un invito a riconsiderare e riconsiderare il significato del nero, spingendo a riflettere sulle interpretazioni culturali e sociali che spesso lo hanno circondato.

Il lavoro di Viktor è fondato sulla ricerca e attinge a influenze diverse, tra cui l'arte, l'architettura, la scienza, la matematica, e l'astrofisica, per esaminare non solo le storie culturali della diaspora africana globale, ma anche le civiltà antiche attraverso il tempo e lo spazio. Sebbene i suoi lavori siano spesso intrecciati con simboli e ricche eredità materiche, è importante sottolineare che questi non sono autoritratti, sono forme, donne complesse. Questa forma può rappresentare un personaggio specifico, come ad esempio Yaa Asantewaa, una regina guerriera Ashanti, o la Sibilla Libica, una profetessa della mitologia greca che, durante l'abolizione della schiavitù, è stata riconfigurata come un potente simbolo di emancipazione. Lavorare con i personaggi in questo modo conferisce ai suoi lavori un elemento performativo, poiché permette allo spettatore di immergersi in un universo da lei creato.

Il risultato è un corpus di opere che si muove agilmente tra diversi campi e influenze, offrendo uno sguardo unico sulla complessità delle culture e della storia africana, tanto antica quanto contemporanea. Questo approccio all'arte incarna la visione di una donna libera da stereotipi, confini e regole predefinite, che abbraccia con fluidità le diverse sfaccettature della sua identità, e che si impegna attivamente nella lotta per l'uguaglianza di genere e la giustizia sociale, combinando abilmente tradizione e innovazione.

Kara Walker, un'altra delle figure più influenti dell'arte contemporanea, ha affrontato il tema della "nerezza" attraverso il suo lavoro, fornendo un quadro importante per comprendere le narrazioni visive complesse di artiste come Lina Iris Viktor. Entrambe affrontano la complessità dell'identità nera, del passato storico e del presente, sebbene con approcci artistici distinti.

Kara Walker, nata nel 1969 a Stockton, California, è cresciuta a Atlanta, Georgia. Ha ottenuto il riconoscimento internazionale per il suo uso audace della silhouette e per le opere che esplorano le rappresentazioni e le percezioni razziali negli Stati Uniti. Le sue silhouette, spesso elaborate e dettagliate, affrontano i temi dell'oppressione, dell'identità, del potere e della violenza razziale nella storia americana. Walker è diventata famosa per la sua capacità di raccontare storie complesse attraverso le silhouette, un mezzo che tradizionalmente è associato all'arte dell'Ottocento. Ha reinventato questa forma artistica per narrare una "storia dell'America oscura". Le sue installazioni site-specific spesso immergono gli spettatori in una sorta di sogno allucinato, in cui le silhouette, spesso in nero, raffigurano scene oscure e disturbanti del passato e del presente americano. Le opere di Walker sono cariche di simbolismo, e il nero è un colore chiave nel suo lavoro, non solo come colore della silhouette, ma come veicolo per rappresentare la complessità dell'esperienza nera.