giovedì 17 agosto 2023

Vivian Maier a colori

Cooking 1:01
Cooking 1:01 

Vivian Maier a colori. "The Color Work" raccoglie gli scatti policromi e (inediti) della Emily Dickinson della fotografia


di Silvia De Santis
17 Dicembre 2018


"Una delle prime poetesse della fotografia a colori". La battezza così, Joel Meyerowitz, Vivian Maier, la bambinaia dell'Upper Class con l'eccezionale talento per la fotografia a lungo rimasta in credito con la storia che, però negli ultimi anni, sta alacremente correndo ai ripari. Si moltiplicano le mostre su di lei in giro per il mondo, il documentario "Finding Vivian" ne ha ripercorso le vicissitudini, ma a sorprendere, stavolta, è un libro, edito dalla Harper Collins, dal titolo: "The Color Work": è la prima monografia che raccoglie 150 fotografie a colori - finora inedite - di questa Emily Dickinson dello scatto portata alla ribalta da un giornalista appassionato, John Maloof, che comprò i suoi scatti per 380 dollari e tra le mani si ritrovò un tesoro. Ce l'aveva messo lei, all'asta, due anni prima di morire, per riuscire a pagare l'affitto.

Chicago, 1962 © Estate of Vivian Maier, Courtesy Maloof Collection and  Howard Greenberg Gallery, New York
Chicago, 1962 © Estate of Vivian Maier, Courtesy Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, New York 

Fino al 5 novembre la Howard Greenberg Gallery di New York, 57ma strada, mette in mostra gli istanti di vita policromi scattati da Vivian in 35 millimetri, formato diverso da quelli cui ci aveva abituati. "Nelle sue fotografie si può osservare un rapido studio del comportamento umano, del momento in cui si svolgeva, del lampo di un gesto o dell'umore di un'espressione facciale - scrive ancora Meyerowitz nella sua prefazione - Brevi eventi che trasformavano la vita quotidiana della strada in una rivelazione per il suo occhio sensibilissimo". Ed ecco di spalle una coppia di signori in vacanza sotto il sole di Miami, come tradisce il segno del costume da bagno sulla pelle, che sbirciano da una fessura gli altri bagnanti in piscina. A Chicago c'è una donna vestita di rosso dallo sguardo profondo mentre un'altra aspetta in piedi: la vediamo da dietro, sorretta da una scarpetta con il tacco rosso e da un'ingessatura all'altra gamba, che però non rinuncia, nemmeno lei, a qualche centimetro di altezza.

Dettagli colti dal solito occhio curioso di Vivian. Lei, nata nella Grande Mela nel 1926, di tanto in tanto supera la soglia della scena. Diventa visibile, protagonista, parte del suo stesso racconto, mentre passeggia da flaneur per le città del Nordamerica. Inciampiamo in un riflesso del suo volto sul vetro, nella sua silhoutte sul terreno. Andando oltre il bianco e nero, gli scatti a colori aprono una nuova prospettiva di studio su Vivian, che è stata accostata a nomi del calibro di Garry Winogrand, Lee Friedlander, Diane Arbus. Ma il mistero che avvolge il modo in cui sono stati realizzati questi scatti non ci consente di "giudicare pienamente il suo valore come artista", scrive Colin Westerbeck nella sua introduzione al libro.

"Però ci offre anche un altro vantaggio: ci costringe a guardare più a fondo le immagini che abbiamo. È l'unico modo per porre tutte le domande che avremmo voluto farle". Tutti gli interrogativi sono condannati a rimanere sospesi. Non ci resta che ammirare un patrimonio fatto di oltre 120.000 negativi e pellicole non sviluppate, stampe, film in super 8 o 16 millimetri, registrazioni, note, documenti. Le impronte di Vivian.

Cooking 1:01
Cooking 1:01 
Cooking 1:01
Cooking 1:01 
Cooking 1:01
Cooking 1:01 
Chicago, 1972 © Estate of Vivian Maier, Courtesy Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, New York






Nessun commento:

Posta un commento