Cattedrale
Raymond Carver
Sabato, 21 Luglio 2012 15:59
“Leggetelo. Leggete ogni cosa che Carver ha scritto”, parola diSalman Rushdie. Carver non lo puoi leggere un po', o lo leggi tutto o non lo leggi per niente. Certo, questo assioma potrebbe valere per qualsiasi scrittore in circolazione, volendo, ma il fatto è che i suoi racconti sono come un buon caffè che non riesci a smettere di bere, se ti piace il caffè. E a noi il caffè alla Raymond Carver piace da matto.
Raymond Carver |
"Cattedrale" raccoglie ben dodici buoni racconti, che sono così bene amalgamati tra loro da formare quasi un unico romanzo diviso in capitoli. La linearità della narrazione, la prosa asciutta e realistica, i personaggi che sembrano vivi, fanno sì che il lettore si ritrovi a far parte di situazioni comuni, all'interno di salotti comuni, spesso in precarie condizioni quotidiane. L'odore del cloro di una piscina, quello di freon di un frigorifero; il rumore delle gocce d'acqua che cadono dal tavolo della cucina, la sensazione di olio caldo che cola in un orecchio tappato dal cerume: questo è Raymond Carver.
Le situazioni, le storie, escono e nascono dagli oggetti che le compongono. Un frigorifero non è solo un frigorifero ma è anche un frigorifero. Una piscina è una piscina ma è anche qualcosa d'altro, solo che Carver ci descrive la piscina e non ci dice cosa sia questo altro. Ma le cose accadono, nei suoi racconti, come accadono nella vita: un po' per caso, un po' per sbaglio, un po' perché era così che doveva andare.
Raymond Carver |
Questa rassegnazione, quest'accettazione dell'esistenza precaria che caratterizza i personaggi di Carver si trasforma in una sottospecie di ottimismo dei vinti. Della serie “la speranza è l'ultima a morire”, o, viceversa, “l'erba cattiva non muore mai”. Dipende dai punti di vista. Quello che è certo è che Carver sa di cosa parla quando “parla d'amore”, quando parla di disoccupazione, quando parla di alcolismo, quando parla di separazione e, nel farlo, non pecca mai in cinismo o commiserazione. E questo non è poco. Il realismo della sua scrittura deriva proprio dall'esatta conoscenza del mondo e dei soggetti di cui scrive. Realismo ereditato da Hemingway senza dubbio ma, prima ancora e primo su tutti, da Richard Yates, con cui Carver ha in comune non solo la scrittura.
Da capolavori nascono capolavori e non è certo un caso se Robert Altman ha preso ispirazione proprio dai racconti di Carver per sceneggiare gli episodi del suo “America Oggi” (Shorts Cuts, 1993).
L'affresco dell'America dei disperati non è mai stato tanto vivido. Grazie Carver, grazie Altman e grazie Minimum Fax che hai riportato Raymond Carver sotto agli occhi di tutti.
Voto:8/9
Info libro: Scritto da Raymond Carver, Edito da Minimum Fax, 2010, 219 pagine
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