martedì 29 marzo 2022

Antonio Monda, lo scrittore italiano innamorato di New York

 



Antonio Monda


Antonio Monda, lo scrittore italiano innamorato di New York

Giornalista, critico e uno tra i più importanti organizzatori di salotti culturali newyorkesi. Autore di un ciclo di romanzi che ha per protagonista la sua NYC


di Michele Crescenzo 
27 Feb 2022

25 ottobre 2021. Volo Roma – New York. Il comandante avvisa i passeggeri che la breve turbolenza è passata e che tra poche ore atterreranno all’aeroporto John F. Kennedy. Antonio Monda si toglie le cuffiette, mette in pausa la musica di George Gershwin e si affaccia al finestrino. Una pallida luna sorge nel cielo argentato, il crepuscolo ammorbidisce i contorni della East Coast e colora di amaranto l’oceano Atlantico. Lungo quella costa c’è la sua città, non Napoli che è quella dei suoi genitori, né Cisterna di Latina dove ha trascorso l’infanzia e nemmeno Roma dove ha vissuto l’adolescenza, ma New York la città che ha scelto e dove vive da più di trent’anni.


Antonio Monda


Antonio Monda si abbassa, afferra la borsa e la apre. La Festa del cinema di Roma 2021, di cui è direttore artistico, è stato un successo, ma ha inesorabilmente fatto ritardare altri lavori. Afferra l’agenda e sistema gli appunti del corso di Film and Television Department che gestisce alla New York University, ricontrolla la lista dei “I film della mia vita” in onda ogni giovedì su RaiPlay, riflette su chi invitare al festival letterario Le Conversazioni (rassegna che si svolge a Capri, New York, Roma e Bogotà) e infine riguarda gli articoli per La RepubblicaLa StampaVogueThe Paris ReviewThe CommonVanity Fair e Nuovi Argomenti.

Antonio Monda nel suo appartamento nell’Upper West di Manhattan (Foto di Terry W. Sanders)

Si passa una mano sul mento rasato. Vorrebbe riprendere al più presto i pranzi nel suo appartamento su Central Park West. Il New York Times li ha definiti “uno dei più importanti salotti culturali newyorkesi” dove si possono incontrare personalità come Don DeLillo, Meryl Streep, Al Pacino, Martin Scorsese, Paul Auster, Arthur Miller, Robert De Niro, i fratelli Coen, Zadie Smith, Orhan Pamuk, Marilynne Robinson, Frances McDormand e Woody Allen. Sorride, sa che il merito del successo di quegli incontri è soprattutto quello della straordinaria cucina di sua moglie Jacquie.

Sospira. In realtà quello che vorrebbe di più è trovare il tempo per scrivere.

Si volta ancora verso il finestrino, socchiude gli occhi come se da lontano potesse scrutare i grattacieli appuntiti di Manhattan avvolti dalla nebbia leggera del crepuscolo. La scrittura di Antonio Monda è strettamente legata a New York. Gli ha dedicato un vero e proprio progetto letterario di dieci libri ognuno ambientato in un decennio diverso. Il primo è L’America non esiste, vincitore del premio Premio Cortina d’Ampezzo, che narra la storia di Maria e Nicola, due fratelli del sud Italia, rimasti orfani appena ventenni, che attraversano l’Atlantico per andare dallo zio che ha fatto fortuna nell’America degli anni Cinquanta.

Il secondo è La casa sulla roccia ed è ambientato negli anni Sessanta, dove Beth, alla festa dei settant’anni del marito, riceve una telefonata da un vecchio amore e compie un viaggio a ritroso nel tempo, ricordando la loro storia.

Il terzo romanzo Ota Benga ripercorre la vera storia di un pigmeo di ventitré anni (chiamato proprio Ota Benga) rinchiuso nello zoo del  Bronx negli anni Dieci.

Il romanzo Unworthy (L’indegno) è concentrato invece su Abram, un uomo di origini ebraiche che diventa sacerdote e decide di lavorare nella New York degli anni Settanta, tra tentazioni, amori e dubbi. Philip Roth commentò il romanzo così: “con finezza narrativa Monda ha realizzato un libro potente e compatto, che sembra un morboso racconto erotico del Boccaccio, nel quale viene esposto la tormentata lussuria del clero.

Con L’evidenza delle cose non viste ci troviamo negli anni Ottanta nella relazione clandestina tra un importante avvocato e una sua assistita iniziata dopo il match di pugilato tra il campione in carica e un giovane Mike Tyson.

In Io sono il fuoco Baldur, un nazista (più per opportunismo che per vocazione) cerca rifugio nella patria dei vincitori della Guerra Mondiale negli anni Quaranta.

Il romanzo Nel territorio del diavolo si concentra sul mondo politico in bilico tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, quello ereditato da Reagan e Gorbaciov, quell’epoca di grandi stravolgimenti storici che videro la caduta del muro di Berlino. Con Il principe del mondo ci si trova all’epoca del proibizionismo degli anni venti dove il giovane Jake Singer, dopo aver assistito alla nascita del sonoro nel 1928, inizia a lavorare per Joe Kennedy (padre di Robert e John Fitzgerald).


Antonio Monda nell'illustrazione di Pia Taccone

Nel corso della saga ci sono numerosi personaggi ricorrenti legati da parentela o amicizia, le loro vicende si incrociano con quelle di personaggi famosi nelle diverse epoche come Frank Sinatra, Jackie Onassis, Alfred Hitchcock. Tutti i libri sono tradotti in undici lingue.

Il comandante annuncia l’inizio della fase di atterraggio. Antonio Monda si avvicina al finestrino e finalmente riconosce New York. Luminosa e brillante. Energica e vitale. La prima volta che l’ha visitata è stato nel 1979 grazie alla madre che gli regalò il biglietto d’aereo per la maturità. In un pomeriggio dei primi di ottobre rimase incantato dal tramonto newyorkese (chiamato “magic hours”) il tassista che lo stava portando dall’aeroporto all’albergo lo capì e gli disse: «Benvenuto nel cuore del mondo». Tornò l’anno successivo e quello dopo, e quello dopo ancora per tutto il tempo dell’università fino alla laurea in Giurisprudenza. Dormiva da amici e cercava di recuperare qualche soldo facendo lavoretti come l’imbianchino e come Stock boy in un negozio di scarpe (dove incontrò Ingrid Bergman e David Bowie).

Antonio Monda nel suo appartamento di Manhattan (Foto di Terry W. Sanders)

Amava il cinema e – anche se è cattolico – è sempre rimasto affascinato dall’ebraismo tant’è che nel 1985-1987 girò un documentario sulla cultura ebraica per Raitre: Oltre New York. Viaggio nella cultura ebraica americana. In quell’occasione conobbe la sua futura moglie Jacquie e incontrò Isaac Singer a cui comprò i diritti per “Taibele e il suo demone”, ma non riuscì mai a farne un film. Riuscì però, nel 1990 a girare “Dicembre” che venne presentato a Venezia e ricevette buone critiche, ma fu un disastro al botteghino. Cercò, quindi, di collaborare con la NY University e gli offrirono un lavoro come adjunct assistant, ma viveva con una moglie e due bimbe piccole e i soldi non bastavano così dal 1994 al 1999 – dai suoi trentatré ai trentotto anni – ha arrotondato lavando scale, pulito caldaie, riscosso gli affitti, facendo il super (una via di mezzo tra il portiere e il factotum).

Nel 1996 iniziò a lavorare come organizzatore culturale, come ricorda a intervista larga “andai con molta faccia tosta, con il biglietto da visita con adjunct professor cancellato, al MoMa dicendo che ero un professore e che volevo organizzare delle mostre”. “È tutto così – ricorda nella stessa intervista – in America apprezzano molto le persone che hanno delle idee che vogliono essere realizzate, quindi l’ambizione… anche il network nasce così. Ho capito che qui ti perdonano tutto, ma non la menzogna, devi essere sincero e devi essere affidabile, tu dici una cosa e la mantieni”.

I motori rombano. L’aereo oscilla leggermente poi atterra delicatamente sulla pista. Antonio Monda presto vedrà sua moglie Jacqueline e i tre figli Ignazio, Caterina e Marilù che sono venuti a prenderlo in aeroporto. Sorride e sussurra “Sono a casa.”


LA VOCE DI NEW YORK





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