giovedì 8 febbraio 2024

Auguri a Isabel Allende: l’autrice de «La casa degli spiriti» compie 80 anni

 

Isabel Allende


Auguri a Isabel Allende: l’autrice de «La casa degli spiriti» compie 80 anni


di ALESSANDRA COPPOLA

Il 2 agosto festa per la scrittrice cilena. Il successo, la tragedia della figlia, i matrimoni: una vita «d’amore e ombra» segnata anche dalle vicende politiche del suo Paese


D’amore e ombracome uno dei romanzi degli esordi. La scrittrice Isabel Allende compie domani 80 anni e splende nella luce californiana, i capelli bianchi, lo studio immacolato — «la mia cattedrale» — in cui si rintana ancora a scrivere dall’alba per ore; l’aura di una raggiunta armonia col mondo. Ma è un traguardo segnato da decenni di passioni turbolente e, soprattutto, di tragedie buie. Politiche e personali assieme.

Allende porta il cognome di Salvador, il presidente del «compromesso storico» cileno, stroncato nel sangue nel 1973 dai militari di Pinochet. Abbandonata dal marito, mamma Panchita era stata aiutata dai parenti — tra cui il leader di Unidad pupular — a stabilirsi coi tre bambini nella dimora di famiglia a Santiago. Una condizione di vulnerabilità e sottomissione ai maschi di famiglia dalla quale Isabel vorrà sempre emanciparsi: «Non perché me l’abbia insegnato lei — ha raccontato in un’intervista a 7 —, ma perché l’ho vista coi miei occhi priva dei diritti che avevano invece i suoi fratelli, i miei zii, mio nonno; costretta in sostanza a vivere di carità. E avrei voluto difenderla».

La formazione cilena in quel contesto di rigido patriarcato darà trama e ambientazione al bestseller La casa degli spiriti, 1982, trasformato a Hollywood in un altrettanto celebre film nel 1993: lo strazio di un Paese diviso tra progressisti e reazionari fin dentro i focolari domestici, nel mezzo delle generazioni, con la conseguenza di violenze, sparizioni, fughe.

Il golpe coglie Isabel impegnata come giornalista, già sposata a Michael Frias, madre di due figli, Paula e Nicolas: devono mettersi in salvo, a maggior ragione con quel cognome ingombrante, e lo fanno a Caracas, Venezuela. L’ingiustizia e l’oppress-ione della dittatura vengono vinte dalla fantasia di Eva Luna, capace di immaginare amori felici fino a viverli.

Nella realtà, però, il matrimonio di Allende in esilio non sopravvive. «Sono stata spostata con lui 28 anni: era molto buono, ma molto noioso». E sarà di nuovo materia elaborata nei romanzi: donne maritate troppo giovani, inconsapevoli dei piaceri, in bilico tra machismo e rivendicazioni. Si apre lo spazio per un nuovo amore, stavolta passionale e avventuroso: con William Gordon, Allende e i due figli si trasferiscono in California. La sua produzione letteraria in questa fase allarga i confini, entra nelle pianure degli Stati Uniti, affronta la questione dell’immigrazione ispanica e del razzismo, si cimenta con protagonisti maschili come il gringo Gregory Reeves de Il piano infinito, apertamente ispirato al nuovo sposo.

Ma la catastrofe è in agguato. A soli 28 anni la figlia Paula si ammala di una malattia rara e impietosa che la riduce in coma e in pochi mesi, nel 1992, la spegne. Isabel la veglia incessantemente, prima in ospedale in Spagna dove la ragazza viveva, quindi in California. «Il primo giorno a casa, una gatta randagia entrò dalla finestra e depositò un uccello morto sul suo letto, una sorta di offerta. Non riuscimmo a cacciarla. Si installò presso Paula e non si separò da lei fino a quando morì. Sono sicura che la gatta fosse l’incarnazione dello spirito della nonna Isabel, venuta dall’Aldilà per stare con la bisnipote». Per reggersi in piedi Isabel fa quello che può, e sa: scrive accanto al letto un diario che è un dialogo, un libro di memorie, un filo annodato tra le donne della sua famiglia per tenerle assieme. Diventerà il più straziante dei suoi testi, Paula, come tutti i precedenti e successivi edito in Italia da Feltrinelli.

È un punto di svolta, un dolore che riaffiora carsico in ogni scritto e in ogni azione. Allende crea una Fondazione a nome della figlia orientata da una frase da lei pronunciata durante una lontana conversazione telefonica Madrid-Santiago. Isabel esponeva un problema in cui si era imbattuta, Paula replicò: «Mamma, qual è la cosa più generosa che puoi fare in questo caso?».

Donne sole, migranti, bambini abbandonati. Da tempo è una sua missione costante e poco pubblicizzata, che le permette di mantenere un contatto con la durezza della vita, ha spiegato, senza contraddizione con la sua versione del realismo magico: «Accetto che il mondo sia misterioso. Vivo e scrivo mantenendomi aperta a quelle dimensioni misteriose che tutti sperimentiamo nella vita sotto forma di coincidenze inspiegabili, premonizioni, sogni rivelatori o profetici, miracoli, visioni, e così via….».

Una personale religione condivisa con le «Sorelle del perpetuo disordine», gruppo di amiche riunite costantemente da trent’anni, anche in pandemia, per meditare laicamente e spargere amore.

Quel che l’ha salvata, ha confessato di recente, è continuare a essere curiosa, e soprattutto romantica. A 74 anni Isabel Allende ha nuovamente divorziato, a 77 si è risposata con un suo coetaneo, Roger («E se campo fino a cent’anni lo farò sicuro di nuovo!»); capitanando la battaglia per il diritto ai sentimenti e al sesso da anziani. Negli ultimi libri, da L’amante giapponese a Violeta. E ancora una volta nella vita vera, messaggio di ottimismo ad amiche e lettrici:«Si suppone che oltre una certa età non puoi avere una vita attiva. Ebbene non è così: puoi addirittura innamorarti. Qual è la differenza? È come da giovani, ma con una sensazione di urgenza: i giorni che ti restano vuoi viverli con simpatia, amore, humor, un buon pasto, un bicchiere di vino, i cani... E di questi giorni non vuoi perderne neanche uno»


CORRIERE DELLA SERA



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