domenica 17 settembre 2023

Marcel Schwob / Vite immaginarie

 




Marcel Schwob
VITE IMMAGINARIE


Corredato da splendide illustrazioni a colori dell'artista déco George Barbier, questa edizione delle "Vite immaginarie" di Schwob ha riproposto, a quasi cento anni dalla prima uscita, le ventidue esistenze (concrete e magiche insieme, storiche e fantastiche) di uomini e donne trasferiti dalla realtà al mito, e così eternizzati attraverso una scrittura elegante e classica, sobria e intensa, capace di resistere all'usura del tempo. Racconti che contrappongono (come intuisce giustamente Omar Austin nella prefazione) "una sostanziale fedeltà alla tradizione...al gusto di prendere in contropiede l'esattezza storica", perseguendo "l'emblematico e l'irripetibile, un che di astratto e bidimensionale, voluto e consapevole". I personaggi raccontati appartengono per lo più a un passato remoto: Empedocle ("figlio di se stesso"), Erostrato ("iracondo e vergine"), Cratete ("non si curava di nulla"), Lucrezio ("contemplò l'immenso formicolio dell'universo"), Clodia ("bella e ardente"), Petronio ("piccolo, scuro di pelle e guercio da un occhio"). Alcuni sono medievali: Fra Dolcino eretico ("un ignorante mosso dalla violenza"), Cecco Angiolieri ("povero e nudo come il lastricato d'una chiesa"). E poi pittori, soldati, meretrici, attori. Infine protagonisti di fiabe, come Pocahontas ("Aveva il viso assottigliato, zigomi stretti e grandi, dolcissimi occhi"), o diversi terribili e inconcludenti pirati. Raccontandoli, Schwob ci descrive particolari fisici e morali trascurabili, facendoli subito diventare essenziali e rivelatori, riuscendo a fare dell'effimero qualcosa di sostanziale e necessario. I disegni dai colori pastosi di Barbier accompagnano i testi con aderente creatività, con allusiva e discreta ironia. Un libro da conservare gelosamente.


Marcel Schwob

Marcel Schwob

Scrittore di grande eclettismo, Marcel Schwob (fratello di Maurice) fu filologo, romanziere, traduttore e drammaturgo.
È oggi considerato uno degli intellettuali più importanti della fine del XIX secolo.
Bordeggiò fra realismo e fantastico, tendendo verso un pantheon di modelli eccelsi: da J. Verne e Mark Twain a R.L. Stevenson, da Catullo a Rabelais e François Villon.
La sua vita fu breve, e segnata da varie malattie mai diagnosticate con precisione, oltre che da una sensibilità decisamente fuori dal comune.
La sua esistenza fu consacrata a compilare e comparare vite immaginarie.

Tra le sue tante amicizie, che diedero luogo ad altrettante corrispondenze, ricordiamo quelle con P. Daudet, P. Valery, A. Gide, A. Jarry e Stevenson, del quale divenne grande amico.
All’autore scozzese avrebbe dedicato diversi saggi, traducendone varie opere (nella corrispondenza si accenna a più riprese ad un progetto di messa in scena per Dr. Jeckill e mr. Hyde).
Dopo la morte di Stevenson, Schwob intraprese un viaggio a Samoa, con l'intenzione di rendere omaggio alla tomba dell’amico, senza tuttavia riuscire nell’intento.
Giunto in prossimità della meta, infatti, una polmonite aggravò le già precarie condizioni di salute, e Schwob fu costretto a ripartire per la Francia.
È questa, forse, la conclusione più coerente che la sua avventurosa vita di bibliomane potesse chiedere, una sorta di congedo alla vita in nome della sua grande passione per l’avventura, passione vissuta quasi esclusivamente attraverso i libri.
Dopo il grande successo delle Vite immaginarie, solo di recente sembra essersi risvegliato in Italia l’interesse per uno degli autori europei più apprezzati.


FELTRINELLI





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