Rito di saluto al deserto Gobi |
Il mio amico Pierre
Uno psicologo fra gli sciamani, tra scienza e iniziazione
La vita è un viaggio in cui spesso si perde la bussola nell’addentrarsi in conflitti interiori che ci confondono e ci fanno dimenticare di apprezzare la sensazione di essere nel mondo, trascurando la natura, le piante, gli animali e la vita in generale, in tutte le sue manifestazioni e le sue infinite forme, e per uscire dal buio e ritrovare il nostro cammino, abbiamo bisogno di ricostruirci attraverso un percorso guidato. L’apripista spirituale di questo viaggio può essere uno sciamano, che conosce le tecniche per entrare in contatto con realtà più profonde. Il suo obiettivo primario è quello di liberarci, farci volare in modo che possiamo guardare a noi stessi dall’esterno e dall’interno, accendendo delle candele sulle zone d'ombra che abbiamo, per la maggior parte, paura di visitare.
Lo sciamanesimo è un sistema di credenze che precede le religioni, caratterizzato da panteismo e animismo, una lingua non istituzionalizzata, con le sue regole e i suoi concetti, senza struttura formale, a noi totalmente sconosciuta. Questo principio generale si è diversificato in base alle culture, e ora ci sono in tutto il mondo circa 21 grandi aree geografiche in cui la cultura e la tradizione degli sciamani sono ancora in vigore, nelle quali la ritualità incarna aspetti apparentemente molto distanti tra loro. Ognuna di queste realtà sciamaniche ci permette di vivere esperienze in totale distacco della nostra quotidianità, e ci mette in contatto con parti ignote del nostro essere di cui non abbiamo la minima idea, sottoponendoci a un’insieme di cerimonie, con o senza allucinogeni, e mille altri rituali, per indurre stati di coscienza speciali, facendoci abbandonare i sentieri segnalati per portarci alla scoperta di noi stessi e del mondo, al di là del conosciuto. È in questo senso che l'esperienza sciamanica diventa un viaggio nel viaggio.
Molto tempo fa ho incontrato Pierre, non mi ricordo esattamente quando, ma saranno almeno trent'anni. Ci siamo frequentati quasi tutti i giorni, dopo lunghe giornate in ufficio, e le nostre serate ruotavano intorno a discussioni interminabili, fra mangiate, bevute, canzoni e musica. Il nostro gruppo era composto da cantanti, pittori, artigiani e altri che si univano a noi per una serata fuori dal comune. Pierre è sempre stato “sopra le righe”, spingendo ogni cosa ad estremi a volte insopportabili, superando spesso i limiti di ciò che si definisce "normale".
Deserto Gob |
Pierre ha anche sperimentato con un certo successo la pittura e le sue opere riflettono una ricerca e una rottura palese con il formalismo, come se fosse già intuitivamente a conoscenza di possibili nuove realtà da esplorare.
Anni dopo, Pierre iniziò a studiare psicologia, il che ci spinse di nuovo a trascorrere intere notti a disquisire sui temi della disciplina. Nel frattempo divenne anche skipper, attività che – insieme a quella quotidiana di traduttore - lo portò a organizzare crociere di solidarietà per bambini e ragazzi emarginati.
I suoi studi e il suo lavoro di psicologo lo portarono verso il soprannaturale e, in particolare, a esplorare la possessione diabolica, i rituali e le tecniche utilizzate dalla chiesa per aiutare le persone possedute, stabilendo stretti legami con le autorità ecclesiastiche specializzate sul tema dell’esorcismo e dei demoni. Pierre stava iniziando la sua ricerca di una realtà oltre la realtà.
Cominciammo in quel tempo a incontrarci un po’ meno ma lo vidi addentrarsi sempre di più in questa avventura verso mondi sconosciuti, fino a che non mi confermò quando ci siamo incontrati di essere diventato un esploratore dell'invisibile e degli esoterismi. Poi, per qualche anno, perdemmo i contatti dopo la mia partenza per l'estero. Al mio ritorno, riprendemmo la nostra conversazione dal punto in cui ci eravamo fermati. Pierre ora è concentrato sullo sciamanesimo, non come oggetto di studio lontano e disincarnato, ma come esperienza personale sulla propria pelle. Il suo programma ora è di visitare i grandi popoli animisti del pianeta, dove il confine tra qui e al di là, naturale e soprannaturale, non esiste. Pierre si cala dentro gli altri universi in una fusione totale per un paio di mesi, sottoponendosi a cerimonie e iniziazioni tra allucinogeni, rituali e prove fisiche che spaventerebbero chiunque non possieda il suo calibro e la sua motivazione. Pierre aggiunge però che tutti questi viaggi devono nel modo più assoluto essere guidati da un vero sciamano, e non dai ciarlatani odierni che cavalcano sempre di più l’onda del turismo sciamanico di massa, pena grandi rischi per la salute fisica e mentale.
Prima di iniziare la sua ricerca esplorativa nel mondo dello sciamanesimo, la sua esperienza nel campo dell’esorcismo si è arricchita di un percorso nella psichiatria tradizionale, vivendo la realtà degli ospedali psichiatrici dall’interno, anche come residente volontario, e ha frequentato da vicino molte sette, gruppi di credenze, organizzazioni, filosofie, religioni, scuole e culti, dai più “ufficiali” ai più controversi, tra cui la massoneria, la chiesa di Scientology, il Buddismo e tanti altri percorsi che hanno a che vedere con il paranormale (New Age, magia, medium, astrologi, pratiche orientali, esoterismi, ecc.), fino alle più recenti esperienze di applicazione della meccanica quantistica alla medicina e alla psicologia.
L’ho appena incontrato al suo ritorno dalla Mongolia, la nona tappa di quello che lui chiama il suo programma di 21 galassie, fra le quali: Mongolia, Siberia, Popolo Tuva, Tsaatans, Buriati, Kazaki per la sfera Nord-orientale ; Alaska, Groenlandia e Finlandia per il mondo Inuit ; Perù, Amazzonia e Brasile con la tradizione Ayahuasca, fra le altre. E poi l’Africa con i suoi stregoni, l’Australia con i suoi cantanti, il Sahara con i suoi guaritori, l’Indonesia con i danzatori, i Caraibi del Vudu, il Giappone degli Itako, la Cina dei monaci Shaolin, l’India degli Sadhù...
Pierre, che ha quasi 60 anni, un anno meno di me, ha girato tutto il mondo, dalle Americhe all’Africa e l’Asia, avvicinandosi a realtà culturali che la maggior parte di noi ignora, al primo posto delle quali vi è il centro di sé. Ha toccato i limiti della realtà e talvolta dell’al di là, nella sua passione per vivere e imparare, seguendo una strada personale che miscela tecniche psicologiche, metodi antropologici e percorso iniziatico.
Mi ha detto che la nostra realtà interiore è frammentata in primo luogo dalla paura e, in sostanza, che lo sciamanesimo è una tecnica che si propone la riunificazione dell'essere umano, non solo in sé, ma anche con il mondo circostante e che in questo senso, lo sciamanismo è una terapia olistica.
Lo guardavo attentamente, mentre mi parlava ho osservato i suoi gesti, e ho capito che Pierre aveva raggiunto qualcosa di profondo. La sua personalità è trasfigurata, sembra sereno e distaccato da tutte queste preoccupazioni che inquinano e tormentano la maggior parte delle nostre vite quotidiane. Ha incontrato situazioni estreme e ha capito, sopravvivendo ad esse, che il valore della vita è un altro. Egli è ora, ne sono certo, più vicino al centro di sé, privo di illusioni, e vede le cose e il mondo come realmente sono. Pierre ha aperto il suo terzo occhio, come direbbe un induista.
Tra i suoi molti commenti, ha detto che non teme la povertà perché il valore materiale delle cose che fanno la ricchezza è solo una piccola frazione del loro vero valore, e quelli che sono solo ricchi sono poveri, perché l'essenza della vita è al di là del materiale. Ha aggiunto tranquillamente di non avere più paura della morte, perché l’ha vista molto da vicino, e ha scoperto che tutti guardano alla morte in modo diverso. Per alcuni, è tabù, come qui in Occidente. Per altri, è compagna di tutti i giorni, la gente pensa alla morte come se fosse una porta sempre aperta verso altri mondi.
Il suo ultimo viaggio in Mongolia lo ha messo di fronte a un aspetto fondamentale della vita, vale a dire la lotta fra gli opposti, che sono parte dello stesso cerchio vitale, il conflitto fra le pulsioni personali e l'interdipendenza con la natura e la comunità. La domanda esistenziale, per lui, ora, è fino a dove spingersi e quale prezzo siamo disposti a pagare per perseguire i nostri obiettivi individuali, oppure accettare di ballare rinunciando a questi obiettivi, quando entrano in conflitto con gli altri, con altre situazioni e, infine, con l’ordine del mondo. Mi dice sorridendo che gli Dei si aspettano collaboratori responsabili, che hanno compreso che la frontiera fra normale e sovrannaturale non esiste.
Le prove che Pierre ha superato, le sue battaglie personali e la sua lotta per sopravvivere durante i suoi viaggi lo hanno segnato in profondità, e se ne vedono ora i segni nel corpo, nella mente e nel cuore, ma questo non gli impedisce di prepararsi già psichicamente e fisicamente per il suo prossimo viaggio, perché la sua ricerca è infinita, e le sue conquiste sono il risultato della sua fede incrollabile in se stesso, nella resilienza, nella vittoria sulla propria paura e nella forza di carattere, che gli permettono di continuare.
Chissà che lo sciamanesimo non sia soltanto una terapia, come noi tradizionalmente la intendiamo, o piuttosto un ponte verso altre realtà che ci fanno crescere e maturare. Pierre ha lasciato la zona di comfort, ha tagliato i ponti per non tornare indietro ed entare in questo spazio inesplorato dove la mitologia, i riti, la coscienza, la realtà e i sentimenti definiscono la nostra umanità.
Le sue parole, alla fine del nostro dialogo, sono state: "Non pretendo più di capire o spiegare nulla, ma penso di aver assimilato il vero significato del termine "mindfulness", ovvero attenzione e piena consapevolezza del mondo. Non ho più voglia di salvare il pianeta o l'umanità, questi viaggi mi hanno trasformato in un adulto, e ora tutto quello che posso e voglio offrire è un rapporto responsabile con me stesso, con gli altri e con l'universo. Il mio obiettivo, se posso usare questa parola, è immergermi in questa piscina mistica, che supera la condizione umana, che Freud definì come sentimento oceanico e che, nel linguaggio di oggi si chiama risonanza o vibrazione cosmica : in essa nascono la vita e le più profonde forme di conoscenza, laddove diventiamo un tutt’uno con la natura e con l'universo.
L'essenza di ogni confine è di essere attraversato
Di ogni limite di essere superato
E l’essenza della libertà è quella di vivere sempre
Senza limite né confine, in uno spazio apertoMa l’ostacolo più difficile è rappresentato da noi stessie la prigione più impenetrabile è il nostro proprio pensiero.
Si è liberato di tutto
Per incontrare se stesso.
Si è spogliato di tutti i suoi ornamenti per vestirsi di umanità.
ha illuminato tutte le sue ombreaccettandosi com’era.Una semplice creatura,tra mille altre creaturein un universo sorprendente.
WSI
Pedro Vergara Meersohn
Nato in Cile, dove è stato un leader del movimento studentesco, si è visto costretto a lasciare il paese nel 1973, immediatamente dopo il colpo di stato militare, ad appena 17 anni. Dal Cile si è trasferito in Argentina e da lì, trascorsi 8 mesi, in Danimarca, dove ha vissuto per 16 anni studiando psicologia e occupandosi di ricerca.
Dalla Danimarca si è trasferito in Italia. Qui ha lavorato nel campo delle lingue straniere e della traduzione per oltre 25 anni. Ha viaggiato e vissuto in più paesi. Da anni scrive poesie e si occupa di vari temi come autore di brevi articoli pubblicati sul web. Appassionato di comunicazione, è conscio di tutte le possibilità di malinteso che essa genera. Sostiene che l’essenza umana è racchiusa nei sentimenti, nelle emozioni e nella capacità di riflettere, che purtroppo — in molti casi — non sappiamo gestire e a causa di questa incapacità la nostra vita interiore si popola di fantasmi, ombre e illusioni, lasciandoci come unica possibilità della conoscenza di sé il ritorno al passato e il ripiegarsi su se stessi fino a trovare una flebile luce e una momentanea verità in insostenibili riflessi.
In questo contesto di ricostruzione retrospettiva e riflessione, la poesia assume un ruolo fondamentale come veicolo di comunicazione capace di trascendere la parola stessa, imponendo immagini e provocando sentimenti. Qui la parola in sé è asservita e trasformata in strumento al servizio delle emozioni e di una ragione “intuitiva” che va oltre la razionalità e il discorso logico quotidiano, celata nel silenzio in cui tutto ha inizio e tutto ha fine.
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