giovedì 25 settembre 2025

Luce Cardinale, nipote di Claudia: «Rideva alle barzellette spinte di Alain Delon, una volta non aprì la porta a Marlon Brando»



Luce Cardinale, nipote di Claudia: «Rideva alle barzellette spinte di Alain Delon, una volta non aprì la porta a Marlon Brando»


di Valerio Cappelli

L'attrice 35enne: «Era libera e selvaggia, ma con lei ho passato serate semplici sul divano»


Luce Cardinale è nipote di Claudia. Ha 35 anni, attrice anche lei. Suo padre, Adriano, era il fratello piccolo della grande interprete.
Che rapporto aveva con sua zia?
«Ho vissuto con lei nella sua casa di Parigi, al Marais, per tre anni, dal 2014 al 2016. Fu l’unico periodo in cui la chiamai zia. Andai lì dopo il Centro Sperimentale di Cinematografia. Le nostre serate erano semplici. Ogni tanto guardavamo un suo film sul divano, anche se amava vivere nel presente. Ordinava il cibo da fuori, mangiava come un uccellino». 
Le parlava dei partner sui set?
«Di Marlon Brando mi diceva che bussò alla sua porta e non gli aprì, di Alain Delon che sul set del "Gattopardo" le parlava all’orecchio e lei scoppiava nella sua risata fragorosa, che comunque le chiedeva Visconti, per le barzellette porno che le sussurrava Alain». 
Quanti fratelli sono?
«Blanche, bionda e con gli occhi azzurri, che trascinò Claudia al concorso di più bella di Tunisi, iniziò anche lei come attrice, poi per 20 anni fu direttrice di Armani e infine andò a vivere in Polinesia, dove dipinge. Claudia diceva che non si era mai sentita bella, che la bella di casa era Blanche».
E gli altri fratelli?
«Bruno lavora in produzione e scenografia, mio padre Adriano è stato montatore in Gruppo di famiglia in un interno per Visconti, fino a quando Pasquale Squitieri gli aprì le porte come steady cam. Anche mia cugina Lucilla Cristaldi lavora nel cinema, è stata assistente di Bellocchio e Archibugi». 
Fu Claudia ad aiutare i familiari a lavorare nel cinema? 
«Sì, era protettiva. Ed era libera e selvaggia, come lo sono io. Ma aveva un'altra caratteristica di cui non si parla mai».
Quale?
«Era ironica. Aveva un modo leggero di guardare il mondo. Su Instagram ho scritto che questo è il suo più grande talento e il dono più speciale che mi ha lasciato».
Ricorda una sua spiritosaggine?
«A una cena in un hotel ai Parioli, arrivò per dolce, di cui era golosa, una cosa minuscola da cucina gourmet. Claudia disse: questo non è un dessert, è un deserto. Poi ricordo quando, a un Festival di cinema italiano a Bordeaux, un suo fan le disse: ho visto tutti i suoi film, il più bello è "C’era una volta all’Ovest". Claudia si piegò in due dalle risate». 
Le diede dei consigli per la sua carriera d’attrice?
«Mi disse quello che le aveva detto Visconti: quando entri in una stanza devi camminare come se fossi una pantera. Se pensiamo a quando al Festival di Venezia per promuovere "Il Gattopardo" si presentò seduta accanto a un ghepardo… Poi mi disse che quando mi trucco devo mettermi tanto nero intorno agli occhi: crea fascino. Ho un episodio curioso sullo sguardo».
Lo dica.
«Paolo Sorrentino, che non sapeva che Claudia fosse mia zia, a un festival, dove ero per il film "Anni felici" di Daniele Luchetti, mi disse: tu hai gli stessi occhi di Claudia Cardinale».
Claudia diceva che il cinema italiano negli ultimi anni la ignorava.
«Non era tipo da lamentarsi, certo era legata ai grandi autori con cui aveva lavorato. Però non era agguerrita, non lottava per avere un ruolo, viveva il momento». 
L’ultima volta che vi siete viste?
«Non la vedevo da un po’ perché da quando si trasferì a Nemours, in un castello a un’ora e mezza da Parigi, era difficile raggiungerla. È una bella residenza, col mulino, Claudia partecipava ai festival nei dintorni, andava a fare la spesa. I suoi due figli, Patrick e Claudine, decisero di farla vivere nella natura».


CORRIERE DELLA SERA



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