lunedì 3 agosto 2015

Morta Bobbi Kristina, la figlia di Whitney Houston


Bobbi Kristina

Stati Uniti: morta Bobbi Kristina,
la figlia di Whitney Houston

L’infanzia vissuta sempre sotto i riflettori, il tentativo fallito di seguire le orme 
dei genitori e infine l’amaro desiderio, forse, di farla finita, in una vasca da bagno


MASSIMO GAGGI
27 luglio 2015 (modifica il 27 luglio 2015 | 12:30)



«Peace at last» dice Oprah Winfrey e la morte dopo sei mesi di coma, di tentativi disperati di riportarla in vita e, poi, di terapie palliative, certamente dà pace al corpo di Bobbi Kristina Brown, la ragazza di 22 anni che amava correre «col vento dietro di me e il sole in faccia», la cui vita si è spenta sei mesi fa, come quella della madre, Whitney Houston, in una vasca da bagno piena d’acqua, quella della sua villa di Roswell, in Georgia.

Una vita breve e turbolenta

Mentre quella della grande cantante devastata dalla droga fu quasi sicuramente una morte accidentale, Bobbi, che in quei giorni scriveva tweet pieni di amarezza e disperazione, forse ha cercato di porre fine alla sua vita breve e turbolenta, scomparendo nello stesso modo della madre: affogata in una vasca. Pesava l’insuccesso dei suoi tentativi di seguire le orme dei genitori, tutti e due artisti di successo, e di realizzare dischi e «show» in memoria di Whitney, ma la polizia sospettò subito di peggio: sul corpo di lei c’erano strane ferite (comunque superficiali), l’allarme fu dato in ritardo. Il suo compagno Nick Gordon, che era a casa con Bobbi e Max Lomas, un amico spacciatore pluricondannato che era anche lui lì e la trovò in bagno, priva di conoscenza ma ancora in vita, finirono nel registro degli indagati.

Le dispute sull’eredità (e ora sul funerale)

«Peace at last» per Bobbi, ma il caso non è chiuso sul piano giudiziario («non è stato ancora incriminato nessuno», dice Rusty Grant, capo della polizia di Roswell, «ma l’indagine è ancora in corso, aspettavamo gli ultimi sviluppi»), mentre i due rami della famiglia si preparano a una durissima battaglia per l’eredità di Whitney, il cui patrimonio (circa 20 milioni di dollari) nel 2012 era passato all’unica figlia. La zia Pat Houston, nominata da Whitney «co-legal guardian» nel suo testamento, si è fin qui battuta con enorme determinazione per tenere alla larga il padre Bobby Brown, cantante di successo ma anche uomo violento, responsabile della caduta di Whitney nel precipizio della droga, secondo la famiglia di lei. Pat ha già svuotato la villa di Bobbi Kristina, portando via tutti gli oggetti di valore, compresi i dischi di platino di Whitney, per sottrarli al clan dei Brown. E ora si combatte per il funerale, che, dicono alcuni familiari, verrà organizzato come una produzione cinematografica: dispute su chi sosterrà la bara, sull’abito col quale Bobbi verrà sepolta, su chi canterà e chi pronuncerà l’orazione funebre. Con Pat che negli ultimi giorni dell’agonia di Bobbi è sempre rimasta nell’«hospice» nel quale era ricoverata, dormendo spesso al suo fianco: non per amore, a quanto pare, ma per non perdere il controllo della situazione.

L’infanzia alla ribalta

Sono tanti, nella storia americana, i casi di figli di «celebrity» caduti nel precipizio della droga: sono morti così i figli di Sylvester Stallone e Paul Newman. Ha rischiato la stessa fine il figlio di Robert Downie Jr, Indio. Bobbi Kristina ha vissuto un’esperienza simile, aggravata dal rapporto violento tra Whitney e il marito. Ed è finita, ancora giovanissima, in un gorgo di eccessi ed equivoci. Figlia di due cantanti celebri e nipote di un altro mostro sacro della musica, Dionne Warwick, Bobbi venne alla luce (4 marzo ’93) nel momento di maggior splendore di Whitney: era appena uscito Bodyguard, il suo celebre film la cui colonna sonora le valse 17 dischi di platino negli Usa e 45 milioni di copie vendute in tutto il mondo. Una ragazzina accecata dalle luci della ribalta, costretta fin dalla più tenera età a vivere in una nuvola di cocaina. Le immagini più impressionanti restano quelle di Being Bobby Brown, il «reality» trasmesso dieci anni fa da una rete Usa: la piccola Bobbi Kristina che gioca, inconsapevole, tra due genitori chiaramente allucinati. Due anni dopo il divorzio: Bobbi va a vivere con la madre insieme a Nick Gordon, un orfano che Whitney ha preso con sé, ma mai adottato legalmente.

Il mistero sul matrimonio

Altri anni turbolenti, terribili: Bobbi adora la madre, ma ci sono anche scontri, improvvise esplosioni di rabbia. Una volta la ragazzina minaccia Whitney con un coltello. Nel 2008 si parla di un tentativo di suicidio. Temendo di perderla, la madre consente a una Bobby ancora bambina di bere alcolici e, forse, di drogarsi. Equivoci, voci, misteri. Come quello di Nick: fratello? Compagno? Marito? Un anno e mezzo fa Bobbi disse di averlo sposato e mise in rete le immagini degli anelli. Nonna Cissy condannò l’unione come incestuosa. Gli avvocati di famiglia dicono che il matrimonio non è mai avvenuto. E ora, come in tante altre saghe, una grande tragedia americana finisce in battaglia per l’eredità.





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