lunedì 29 agosto 2022

Angela Carter

 

“The Company of Wolves,” by Emily W. Martin


50 Fascinating Works of Angela Carter Fan Art

Cats & Keys, Blood & Breasts, Wolves & Women


“The Bloody Chamber” by Iro Tsavala, shortlisted in the Folio Society competition to illustrate The Bloody Chamber“The Company of Wolves, by Iro Tsavala, shortlisted in the Folio Society competition to illustrate The Bloody Chamber

mercoledì 24 agosto 2022

«Salman, sei nostro fratello» / Scrittori in piazza per Rushdie

 

Salman Rushdie


«Salman, sei nostro fratello»: scrittori in piazza per Rushdie

di VIVIANA MAZZA, inviata a New York20 agosto 2022 (modifica il 20 agosto 2022 | 13:59)
Il reading davanti alla New York Public Library, nella Grande Mela, in solidarietà con l’autore accoltellato il 12 agosto: presenti romanzieri, giornalisti, amici

«Cercai sull’elenco, trovai numero di telefono e indirizzo di Salman Rushdie, presi la metro fino a casa sua. Non era in casa, era in vacanza in Italia, ma sua suocera mi fece entrare. Parlammo, mi diede carta e penna per scrivergli un messaggio... Quello era un mondo nel quale l’unica follia che poteva succederti era di trovarti sull’uscio un lettore esuberante. E quel mondo si chiamava civiltà. Cerchiamo di tenercelo stretto». Così lo scrittore americano Jeff Eugenides, parlando ieri al suo turno, sugli scalini della New York Public Library, ha raccontato il suo primo tentativo, da giovane, di incontrare Rushdie a Londra, prima della fatwa dell’ayatollah Khomeini che lo condannò a morte nel 1989. Come non pensarci dopo che, il 12 agosto, il giovane americano Hadi Matar ha preso un bus dal New Jersey per andare a pugnalare dieci volte Rushdie al festival di Chautauqua, nello Stato di New York?

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Lo scrittore Paul Auster

Paul Auster e Siri Hustvedt hanno letto brani dal memoir di Rushdie Joseph AntonGay Talese uno stralcio da La caduta dei GoldenColum McCann un passaggio di Out of Kansas, un racconto che rivisita la sua prima influenza letteraria (Il Mago di Oz) e il rapporto con il padre. Non potevano mancare I versi satanici, letti dall’autore britannico Hari Kunzru, mentre l’iraniana Roya Hakakian si è tuffata in Harun e il mar delle storie, il primo libro (per ragazzi) dopo I versi. Il pittore italiano Francesco Clemente ha recitato Nel sud, da lui illustrato: «La mia amicizia con Salman si basa sul disaccordo su tutto, proprio come i personaggi di questo racconto». Gli intellettuali che hanno letto le opere di Rushdie ieri mattina a Manhattan, in un evento organizzato dall’associazione per la libertà di espressione Pen America, sono anche cari amici dello scrittore, desiderosi di fare qualcosa per lui. E la possibilità di vedere in livestream l’evento sul sito della biblioteca di New York non era solo un modo per raggiungere il pubblico mondiale dei suoi lettori. Serviva anche per rivolgersi a Salman, ancora ricoverato in ospedale: si sta riprendendo e ha recuperato il suo humour, anche se rischia di perdere un occhio, e ha fatto sapere che avrebbe seguito l’evento online. Alcuni dei presenti si erano confrontati con lui sui brani da leggere.

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La scrittrice Siri Hustvedt

«Ti ho pensato ogni ora di ogni giorno. Ti voglio bene come a un fratello», ha detto Paul Auster. Parole simili a quelle che pubblicò trent’anni fa in un articolo sul «NewYork Times»: ogni mattina, quando si metteva a scrivere, pensava all’amico che viveva nascosto dall’altra parte dell’oceano, e lo ringraziava perché stava difendendo anche la sua libertà. Auster annuisce. «Mi succede di nuovo, ora che è ricominciato. Le persone come Salman combattono perché tutti abbiano il diritto di esprimersi — dice al “Corriere” —. Non ha chiesto questo, voleva essere solo un romanziere, ma ha scritto un libro e si è trovato nel mezzo di una reazione politica violenta che gli ha cambiato la vita. Allora ha avuto il coraggio di iniziare a esprimere i suoi valori profondi. Nessuno dei suoi saggi su questi temi sarebbe stato concepito se la storia non lo avesse forzato ad essere non solo un romanziere, ma anche un portavoce, ed è difficile fare entrambe le cose, ma lui c’è riuscito».

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Lo scrittore Gay Talese

Auster e Hustvedt, marito e moglie, sono amici di Rushdie da trent’anni. «Lo abbiamo conosciuto durante la fatwa», ci spiega lei a margine dell’evento. «Quando lo vedevamo a cena a Londra, ci scambiavamo 3-4 telefonate segrete, andavamo all’indirizzo comunicato in segreto, c’erano agenti di guardia fuori, me ne dimenticavo per poi ritrovarli a tarda notte assonnati. Quello era il tempo dei segreti. Ma il Salman che viveva a New York girava da uomo libero. Veniva spesso a cena da noi. Una volta, all’inizio della nostra amicizia, quand’ero terrorizzata che gli accadesse qualcosa, mi guardò e mi disse: “Siri, io non ho nulla da temere dal pubblico”». Alla scrittrice l’aggressore ricorda «il profilo degli sparatori di massa: solitario, arrabbiato, un giovane che sente la propria mascolinità umiliata e che trova uno sfogo ideologico, rinnegato dalla madre laica. Mi sembra abbia poco a che fare con le politiche degli Stati». L’Iran? «Colpevole nel senso che non hanno mai cancellato la fatwa, è rimasta là per chi, folle o meno, volesse seguirla».

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Lo scrittore Jeffrey Eugenides

Gli amici di Rushdie, inclusa la giornalista Tina Brown, sottolineano che si è battuto per il pluralismo delle idee, sfidando il politically correct come le lobby religiose. A chi chiede se in America anche la «sinistra woke», quella più impegnata sul tema dei diritti, non abbia la colpa di opporsi alla libertà di espressione, Hustvedt replica d’essere «contraria a chiunque legiferi sulle credenze umane... ma attenzione: oggi il problema più grande è la violenza dei nazionalisti bianchi e dell’estrema destra che influenza l’intero Partito repubblicano». Rushdie, già copresidente del Pen, diceva che gli scrittori in prigione vanno difesi celebrando con gioia le loro storie, le metafore. È ciò che è accaduto ieri alla Public Library, conclude la portavoce Suzanne Nossel: «Beccati questo, ayatollah».


CORRIERE DELLA SERA




lunedì 22 agosto 2022

Oscar Wilde / Il cinismo



Oscar Wilde
IL CINISMO

Il cinismo è l'arte di vedere le cose come sono, non come dovrebbero essere.

sabato 20 agosto 2022

Il ritratto di Oscar Wilde/ Prima parte / Chi era Oscar Wilde?



Il ritratto di Oscar Wilde

Prima parte. Chi era Oscar Wilde?


8 MAG 2017 
di 
Era assai nota la fama di Oscar a cui piaceva stupire la gente con le sue stravaganze:
1- Una volta Louise Jopling (una famosa attrice del momento) lo incontrò con attorcigliato al collo un serpente;
2- Molte volte affermava convinto di esser stato in una villa meravigliosa, mentre era stato soltanto a teatro;
3- Parecchie volte cambiò il suo autografo e il nome con cui si presentava agli altri;
4- Spendeva senza ritegno il denaro al punto che le 50 sterline regalategli dalla zia per il suo matrimonio, le usò per acquistare due soli cucchiaini;
5- Amava acconciarsi i capelli nella stessa identica foggia in voga all’epoca dell’antica Grecia;
6- Aveva la strana abitudine di nascondere gli anni compiuti e, durante tutti i suoi compleanni, era solito affermare di sentirsi in lutto per il decesso d’uno dei suoi anni;
7- Odiava con risolutezza tutte le regole che facevano da pilastri alla proclamata società vittoriana (in cui viveva) dai severi costumi sessuali;
8- Anche se sposato, viveva tranquillamente la propria omosessualità con molti amanti diversi.
In altre parole Wilde era in continua lotta con tutto ciò che si discostava dal suo essere e dai propri canoni di bellezza: la sua epoca; i gusti dei suoi connazionali. Ora potrai chiedermi, tu: va bene - non c’è alcun dubbio - Wilde era un anticonformista, ma com’è successo che diventò tale? Quale ne fu la ragione? Perché si originò questo effetto che gli complicò molto la vita? Cosa lo aizzava a tanta ira repressa verso la società in cui viveva? Perché detestava la propria epoca tanto da rinnegarla con tanta tenacia? Beh, io penso che una risposta fondata sulla logica, possa essere trovata analizzando il periodo, che Oscar stesso ebbe modo a definire un fiore, rispetto al resto della sua vita. Di quale periodo parlo? Nel 1874, Oscar Wilde - che aveva venti anni - per il profitto conseguito nell’ambito scolastico ricevette una borsa di studio per il Magdalen College a Oxford. In quest’università, Oscar seguì molti corsi in materie classiche, dove ebbe modo di studiare con grande interesse l’arte e la società nell’antica Grecia. E sai qual era l’uso comune nell’antica Grecia, riguardo i costumi sessuali? L’inverso della sua:
  • Si accettavano le relazioni omosessuali tra maschi adulti senza alcun problema d’intolleranze omofobe.
Per me, perciò, Oscar Wilde diventa anticonformista nel momento in cui capisce di essere omosessuale. Il procedimento credo sia stato, pressappoco, questo:
1- Wilde capisce di essere omosessuale;
2- Wilde ama la sua omosessualità;
3- L’omosessualità di Wilde è disprezzata dalla società in cui vive;
4- Wilde - per principio - diventa anticonformista.
Quindi i suoi atteggiamenti stravaganti cercano soltanto giustizia alla sua ingiustizia e, allora, ci potremmo chiedere cose del tipo:
1- Perché Wilde sceglie l’omosessualità?
2- Perché non cede alla facile vita dell’eterosessualità?
Beh, le risposte possibili possono essere un mix delle seguenti ipotesi:
1- Inclinazioni genetiche;
2- Situazioni favorevoli o sfavorevoli;
3- Conflitto paterno (con relativa divergenza erotica);
4- Amicizie di simile origine nell’ambiente omosessuale...
E qui, all’ultimo punto, mi soffermerei nel particolare. Wilde nel 1877 conobbe nei banchi universitari di Oxford un professore, un certo Walter Pater. Erano già noti i comportamenti promiscui di Pater, che amava circondarsi di giovani ragazzi dall’aspetto femmineo. E, perciò, nei primi incontri avvenuti fra Wilde e Pater, nacque il sospetto di una possibile relazione amorosa. Di lui, Oscar penserà che avesse paura della cattiva fama derivante dalla sua inclinazione omosessuale, per la sua abitudine a parlare a voce talmente bassa, che invece di ''ascoltarlo'' era necessario ''origliarlo''. Oscar ad ogni modo gli mostrò sempre grande devozione. Fu lui a insegnargli le regole del vivere attraverso i principi estetici: nel 1885 - infatti - Walter Pater pubblicò il suo capolavoro. Un romanzo filosofico intitolato Mario l’Epicuro. In queste pagine mostrò con elaborata completezza, la propria teoria sull’effetto stimolante di vivere inseguendo l’ideale del culto della bellezza estetica.

Il ritratto di Dorian Gray

Dorian Gray nel pieno della sua giovinezza è ritratto dall’amico Basil Hallward. La figura ritratta sulla tela, però, diviene una sorta di ''patto col diavolo'' in una paradossale inversione di ruoli, fra:
  • L’anima e il corpo di Dorian Gray;
In parole concrete accade che:
  • Dorian Gray invecchia nel quadro, ma rimane giovane nell’aspetto.
Lo stesso giorno in cui viene ultimato il quadro, Dorian Gray conosce Lord Henry Wotton, che poco alla volta lo rende pressoché l’incarnazione del suo pensiero:
1- Notevolmente anti-vittoriano;
2- Decisamente anti-conformista;
3- Assai contrario al buon senso comune.
Perciò con il trascorrere degli anni, Dorian non invecchierà e non subirà nessun cedimento fisico, ma arriverà a fare della sua bellezza estetica un rito insano e assurdo... da cui l’inevitabile domanda:
  • E meglio invecchiare nel corpo o e meglio rimanere giovani nell’anima?
Dorian, infine, vedendo il suo ritratto invecchiare giorno per giorno sarà assillato da molti timori e molti rimorsi e infine, stanco del peso della sua vita malvagia si suiciderà lacerando il quadro con un coltello.
Riferimenti:
Dal Il ritratto di Dorian Gray, Oscar Classici - Serie Cult 2011, traduzione di Raffaele Calzini, postfazione di Marguerite Yourcenar.
Continua l’8 giugno...

WSI


lunedì 15 agosto 2022

Addio Nicholas Evans, lo scrittore che «sussurrava ai cavalli»

Nicholas Evans



Addio Nicholas Evans, lo scrittore che «sussurrava ai cavalli»

di Damiano Fedeli15 agosto 2022 (modifica il 15 agosto 2022 | 18:46)
È morto improvvisamente l’autore del bestseller che ha vinto 15 milioni di copie. Dal libro del 1995, il film diretto e interpretato da Robert Redford


Lo scrittore britannico Nicholas Evans, autore del romanzo L’uomo che sussurrava ai cavalli è morto il 9 agosto (ma la notizia è stata comunicata il 15 dalla United Agents) all’età di 72 anni, per un attacco di cuore. Il suo libro del 1995 (in Italia edito da Rizzoli) è stato un bestseller che ha venduto più di quindici milioni di copie in tutto il mondo, affermandosi al primo posto delle vendite in venti Paesi. Il romanzo è diventato nel 1998 un film diretto e interpretato da Robert Redford, con Scarlett Johansson.

Il libro (titolo originale The Horse Whisperer) era il suo romanzo d’esordio. Racconta la storia di un allevatore che sa guarire i cavalli: sarà lui a lenire anche i traumi psicologici di una ragazza che ha subito un grave incidente proprio durante una passeggiata a cavallo. L’ispirazione per il libro, raccontava Evans, gli era venuta nel sudovest dell’Inghilterra, dove un maniscalco gli aveva raccontato dei «sussurratori», persone che si riteneva avessero il potere di guarire i cavalli parlando loro. Durante la scrittura del romanzo, nel 1994, ad Evans era stato diagnosticato un tumore maligno alla pelle. Proprio in quei giorni si era scatenata una guerra di offerte sui diritti del libro. «Il giorno dopo l’operazione, mi trovai a girare per case editrici cercando di mostrare un aspetto soave e normale. In realtà sudavo freddo, soffrivo, mi sentivo morire», ha raccontato lo scrittore in un’intervista del 2011 al «Guardian». «Ma pensai che, se lo avessi detto a qualcuno, avrebbero pensato che sarei morto presto».

Nato nel 1950 a Worcestershire, in Inghilterra, Evans ha studiato Legge a Oxford e ha cominciato la sua carriera come giornalista, lavorando all’«Evening Chronicle» di Newcastle upon Tyne e poi per media radiotelevisivi. Tra le sue specializzazioni, la politica e gli esteri (specialmente gli Usa). Ha coperto anche la guerra in Libano, da Beirut.

Evans è stato anche sceneggiatore e premiato produttore di documentari d’arte, su personaggi come David Hockney, Francis Bacon and Patricia Highsmith. Come romanziere, oltre al suo successo principale, Evans ha pubblicato: Insieme con i lupi (1998), Nel fuoco (2001, trad. it. 2002), Quando il cielo si divide (2005, trad. it. 2006) e Solo se avrai coraggio (2010). Titoli tutti editi in Italia da Rizzoli.

Nel 2008 con la moglie, la cantautrice Charlotte Gordon Cumming, aveva subito una disavventura molto pericolosa: in Scozia i due avevano mangiato funghi velenosi. Per entrambi si rese necessario il trapianto di rene (a lui lo donò una delle figlie, Lauren). Nel dare ora la notizia della scomparsa, la United Agents afferma che «Ha vissuto una vita piena e felice nella sua casa sulle rive del fiume Dart, nel Devon».


CORRIERE DELLA SERA