mercoledì 29 luglio 2015

Oscar Wilde / Una sola cosa peggiore


Oscar Wilde
Una sola cosa peggiore

C'è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di sé.



Oscar Wilde
Poeta, aforista, scrittore, drammaturgo, giornalista, nato lunedì 16 ottobre 1854 a Dublino (Irlanda), morto venerdì 30 novembre 1900 a Parigi (Francia).



da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/comportamento/frase-182022?f=a:694>

martedì 28 luglio 2015

Oscar Wilde / Non mi piace


Oscar Wilde
NON MI PIACE

Non mi piace affatto sapere quel che si dice di me in mia assenza: mi rende troppo presuntuoso.

Oscar Wilde
Poeta, aforista, scrittore, drammaturgo, giornalista, nato lunedì 16 ottobre 1854 a Dublino (Irlanda), morto venerdì 30 novembre 1900 a Parigi (Francia).



da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/stati-d-animo/frase-186054?f=a:694>

lunedì 27 luglio 2015

Trío Matamoros / Lacrimi nere



Trío Matamoros

Lágrimas negras
Aunque tú me has dejado en el abandono, aunque tú has muerto todas mis ilusiones, en vez de maldecirte con justo encono, en mis sueños te colmo, en mis sueños te colmo de bendiciones. Sufro la inmensa pena de tu extravío, siento el dolor profundo de tu partida y lloro sin que sepas que el llanto mío tiene lágrimas negras, tiene lágrimas negras como mi vida. Tú me quieres dejar, yo no me quiero ir, contigo me voy mi negro aunque me cueste morir. Ya no quiero llorar, ya no quiero sufrir, contigo me voy mi negro aunque me cueste morir.



Miguel Matamoros
LACRIME NERE
Sergent García
Anche se tu mi hai lasciato nell'abbandono, anche se tu hai ucciso tutte le mie illusioni, invece di maledirti con il giusto rancore, nei miei sogni ti colmo, nei miei sogni ti colmo di benedizioni. Soffro l'immensa pena del tuo smarrimento, sento il profondo dolore della tua partenza e piango senza che tu sappia che il mio pianto ha lacrime nere, ha lacrime nere come la mia vita. Tu mi vuoi lasciare, Io non me ne voglio andare, con te me ne vado nero mio anche se mi costi la vida. Non voglio più piangere, Non voglio più soffrire, con te me ne vado nero mio anche se mi costi la vita.





domenica 26 luglio 2015

Italo Calvino / Il contadino astrologo

Italo Calvino

Il contadino astrologo



C'era una volta un re che aveva perduto un anello prezioso. Cerca qua, cerca là, non si trova. Mise fuori un bando che se un astrologo gli sa dire dov'è, lo fa ricco per tutta la vita. 

C'era un contadino senza un soldo, che non sapeva né leggere né scrivere, e si chiamava Gambara. 

sabato 25 luglio 2015

Italo Calvino / Il Castelo


Italo Calvino
Il Castello


In mezzo a un fitto bosco, un castello dava rifugio a quanti la notte aveva sorpreso in viaggio: cavalieri e dame, cortei reali e semplici viandanti.

venerdì 24 luglio 2015

Manuela Mandracchia legge racconti di Italo Calvino da "Gli amori difficili"


I racconti di Italo Calvino

Manuela Mandracchia legge racconti di Italo Calvino da "Gli amori difficili" (Mondadori).


1. L'avventura di una 
   bagnante
2. L'avventura di due sposi e
   L'avventura di una moglie
3. L'avventura di un soldato
4. L'avventura di uno 
   sciatore
5. L'avventura di un poeta


RIASCOLTA




RADIO 3








giovedì 23 luglio 2015

Ami Winehouse / Quattro anni senza la tua voce


Amy Winehouse, 

quattro anni senza la tua voce



Il 23 luglio 2011 scompariva la voce "black" che incantò il mondo. A settembre in arrivo in Italia il docu-film "AMY - The Girl behind the name"

Da Redazione -
23 luglio 2015}



Quattro anni fa se ne andava una delle più grandi e intense voci della storia della musica contemporanea. Amy Winehouse incantò il mondo con quella sua voce “black” e con quel particolare sound retrò-jazz della sua musica.
Amy è segnata, per tutta la sua vita, dall’amore per la musica. Come lei stessa afferma in un’intervista: “l’unica cosa che io riesca a fare bene.” Fin dagli esordi con il piccolo gruppo rap delle Sweet’n’sour, al debutto discografico nel 2003 con l’album Frank, fino al successo mondiale del disco Back to Black, che le regala ben cinque Grammy Awards.


Nata il 14 settembre 1983 da una famiglia ebraica, Amy si immerge fin dalla giovanissima età – 10 anni – nel mondo della musica fondando il gruppo rap amatoriale delle Sweet’n’sour che lei stessa definisce “la versione bianca ed ebraica delle Sant’n’Pepa”. Il suo album di debutto, Frank, viene pubblicato il 20 ottobre 2003. Viene prodotto principalmente da Salaam Remi, con molte superficiali influenze jazz e, salvo due cover, ogni canzone è scritta dalla Winehouse.
Il 27 ottobre 2006 viene pubblicato a livello mondiale l’album Back to Black, che in Inghilterra arriva alla vetta della UK Albums Chart in pochissime settimane. Il singolo apripista è Rehab, pubblicato il 23 ottobre 2006, che diviene un tormentone mondiale.
Un successo accompagnato da uno straordinario talento – indiscusso anche e soprattutto dai critici – non riescono ad evitarle di entrare in un abisso fatto di abusi di alcool e droga da cui non riesce e non vuole uscire. Un tunnel che porterà Amy allamorte a soli 27 anni, nella sua casa di Camden, quel sabato 23 luglio 2011.


Tony Bennett, uno degli ultimi ad avere condiviso del tempo con lei in studio di registrazione, riporta una delle ultime conversazioni avute con Amy:
“DURANTE UNA PAUSA DELLE REGISTRAZIONI, MI HA STRETTO LA MANO COME UNA BAMBINA CON IL PAPÀ. “TONY, COME SI IMPARA A VIVERE FELICI? SONO SFINITA”. LA FELICITÀ È NON UCCIDERE IL PROPRIO TALENTO, LE HO DETTO. LA SUA MORTE È UN LUTTO PER L’ARTE. DI RAGAZZE CON UNA VOCE COSÌ CALDA NON CE NE SONO PIÙ IN GIRO.”

Ed è dopo quattro anni che arriva in Italia, a settembre, il docu-film “Amy- The Girl behind the name“, girato dal regista Asaf Kapadia, presentato fuori concorso alFestival di Cannes. Alternando alla viva voce dell’artista londinese il ricordo di amici e familiari, il film segue una traccia narrativa che parte dai testi delle sue canzoni e ne svela il lato più intimo. Un film duro e impietoso, a detta dello stesso regista, che indaga la discesa di Amy fino al tunnel delle droghe e dell’alcool, nonostante un talento straordinario, un successo planetario, l’apprezzamento indiscusso dei critici e soprattutto un futuro tutto da scrivere.

PENSIERIPAROLE


DE OTROS MUNDOS
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DANTE

DRAGON

BIOGRAPHIES



mercoledì 22 luglio 2015

Alberto Moravia / Elsa Morante / Storia di una disperata dedizione

Elsa Morante e Albert

Morante, Moravia: 
storia di una "disperata dedizione"

Blog post del 24/01/2015
Bizzarro il destino.
Per ragioni di semplice ordine alfabetico, sugli scaffali delle librerie i loro nomi saranno per sempre vicini. Morante-Moravia. Un amore sfortunato e a tratti violento quello che unì due dei più grandi letterati del secolo scorso. Fughe e ritorni, distacchi e riavvicinamenti, scenate e dispetti. Furibondi litigi in pubblico e "disperata dedizione", come lo scrittore romano ebbe a definire il sentimento che Elsa Morante provava per lui.
La loro storia comincia nel 1936 quando Alberto Moravia, di solida famiglia borghese e già reduce dal successo de Gli Indifferenti, il suo romanzo d’esordio, conosce Elsa, nata come lui a Roma nel 1912.
«Quando l'ho conosciuta - dirà nel 1971 allo scrittore e amico Enzo Siciliano - Elsa abitava in un piccolo appartamento molto carino a corso Umberto. Non aveva letteralmente di che mangiare. Viveva compilando tesi universitarie. Non era capace di fare altro: era molto accurata nelle ricerche e scriveva bene. Mi ricordo che fece una tesi su Albertazzi e un'altra su Lorenzino de' Medici; me ne parlava continuamente. Quando ci siamo sposati, ho dovuto pagare le sue cambiali; neanche io avevo molti soldi e dovetti pensare a come guadagnarli.»
Elsa è una ragazza di famiglia modesta: la madre è maestra elementare, il padre istitutore in un riformatorio per minorenni. Collabora con giornali e riviste, non avendo completato gli studi in Lettere. Sin dall’inizio la loro è una relazione tormentata, segnata da allontanamenti e ritorni, comunicazione e distacco, bisogno di autonomia ed esigenza di affetto. Una maternità mancata, o non abbastanza voluta, è poi motivo di grande sofferenza per la giovane Elsa.
Straordinaria testimonianza di quegli anni è un suo diario, pubblicato postumo col nome di Diario 1938 (ma il titolo originale èLettere ad Antonio). Un “Libro dei sogni” che trascina nell’onirismo della giovane autrice ventiseienne, tra pensieri, ricordi e immagini da questi suscitati. Vi compaiono a più riprese allusioni a una figura maschile, A. (Moravia), e ad altre persone della famiglia: la madre, il padre, la sorella, i fratelli, alcuni amici. Al centro ci sono lei e le sue paure. Interrogativi, talvolta angosciosi, sull’infanzia, la maternità, l’erotismo, l’amore tormentato per A.
«Sonno interrotto e sogni confusi. Ricordo solo di aver sentito da casa squilli di campanelli lontani che mi chiamavano, e di aver percorso le scale drappeggiata in un lenzuolo e in una coperta, e così procedendo di aver incontrato un uomo piuttosto basso e pallido vestito di grigio. Sonno interrotto da telefonate di A., notte tutta piena di dolcissimi turbamenti lascivi. Mi atterrisce il domani incerto. Amo terribilmente A.»
«A. mi vuole bene – scrive nel 1938 all’amica Luisa Fantini - ma ogni tanto scappa via verso i più lontani paesi. Poi dice che bisogna finirla e poi mi prega di non finirla per carità. Ecc. Ora poi ho scoperto che io non sto stare al mondo e da quel momento siamo diventati una specie di favola perché in qualunque luogo e in mezzo a qualunque consesso rispettabile non finisce mai di farmi delle prediche e di arrabbiarsi a vuoto perché io al mondo non ci saprò mai stare. Vorrei, non so come dirti, fargli sentire delle parole bellissime, una musica tanto potente da riuscire a spiegargli che cosa è la vera bellezza della vita e del mondo. Lo vedo aggirarsi in quella sua specie di sotterraneo, agitarsi, dare schiaffi, annoiarsi e per quanto mi sforzi non riesco a portarlo via di là».
Il 14 aprile 1941, lunedì dell’Angelo, Moravia e Morante si sposano e si stabiliscono in un piccolo appartamento in via Sgambati, a Roma. Di lì a due anni saranno travolti dalle vicende belliche, che condizioneranno profondamente anche la loro produzione letteraria.
«Una mattina dopo l’8 settembre - scrive Moravia - un ungherese che presiedeva l’Associazione della Stampa estera mi disse: “Guardi che lei è nelle liste delle persone da arrestare”».
L’accusa è di antifascismo. Morante e Moravia lasciano così Roma per Napoli in fretta e furia ma restano bloccati dalle parti di Fondi: per sfuggire ai bombardamenti e alle retate s’inerpicano sulle montagne della Ciociaria, vivendo per otto mesi in una capanna dalle parti di Sant’Agata in compagnia di altri sfollati. Saranno liberati solo alla fine di maggio del ’44: a giugno rientrano nella capitale.
Gli otto mesi passati alla macchia lasciano un segno indelebile in entrambi. Moravia, anni dopo, ebbe a dire che due furono gli eventi che cambiarono significativamente la sua esistenza: la tubercolosi ossea contratta a nove anni e la guerra.
«Il signor Alberto – scrive Davide Marrocco, il contadino che ospitò la coppia a Fondi - tirava su l’acqua dalla cisterna. La signora Elsa cucinava, strapazzava le uova nella padella. “Alberto, Alberto tu sei quello che mangia di più”, gli diceva lei. Mia madre ogni mattina scaldava l’acqua per il bagno della signora Elsa e poi, durante la giornata, l’accudiva. La giornata del signor Alberto era questa. Alle sette di mattina saliva sulla montagna insieme a due o tre giovani sfollati, dove il pericolo d’essere intercettati dai tedeschi che perlustravano la zona era minore. Poi al tramonto tornavano alla capanna. Stava volentieri a parlare con gli altri sfollati, ma la maggior parte del tempo lo passava scrivere sui suoi quaderni. Si metteva dentro la baracca, a volte anche la signora Elsa gli faceva compagnia».
Dall’esperienza vissuta Moravia pubblicherà nel 1957 La Ciociara: sarà film nel ‘60 per la regia di Vittorio De Sica con Sophia Loren e Jean-Paul Belmondo e varrà alla Loren l’Oscar per la migliore attrice protagonista.
Dopo la guerra le condizioni economiche di Morante e Moravia vanno via via migliorando ed Elsa visita per la prima volta la Francia e l’Inghilterra. Il rapporto tra i due continua a essere tormentato.
«Le coppie di letterati sono una peste – scrive una trentaseienne Elsa, che ha appena concluso Menzogna e sortilegio, all’amica Maria Valli, moglie dell’editore dei racconti di Moravia. «Tu mi domandi dell'amore…Esso va male, nel senso che mi pare impossibile d'averlo mai provato e di poterlo provare ancora. Com'era? Che cos'era? Eppure mi sembrava d'esser tanto versata in questa materia, invece ho dimenticato tutto. In compenso il mio libro (Menzogna e sortilegio, nda) è pieno d'amore. Vorrei riposare e riposare e riposare, soffro di astenia e di esaurimento psichico fin nella radice dei capelli. Sono tormentata dai ricordi, dai rimorsi e dal futuro. Questo non vuol dire affatto che io sia infelice: forse basterebbe ch'io stessi un poco in alta montagna. Ho passato i tuoi saluti al “grande” Moravia (l'attributo è tuo, lo mettesti tu nella tua lettera, se ricordi - io te lo restituisco fedelmente)».
Nell’agosto 1948 Menzogna e Sortilegio vince il premio Viareggio. La coppia abbandona la casa degli scampati e acquista un attico nei pressi di Piazza del Popolo, in via dell’Oca, 27. Famoso e ricco, Moravia introduce la moglie nell'ambiente culturale romano, tra pittori, intellettuali e poeti. Ma Elsa, come dimostrano le sue lettere, sin dall'inizio vi si muove prima con grande imbarazzo poi con grande fastidio. Nonostante la sua insofferenza, sono anni di successo per entrambi: Moravia fonda la rivista Nuovi Argomenti, che sarà protagonista di numerosi dibattiti letterari, filosofici e politici. Morante, dopo il successo di Menzogna e Sortilegio, pubblica nel 1957 L’isola di Arturo, che vince il Premio Strega.
Nel gennaio 1961 partono entrambi con l’amico Pasolini in India: saranno a Calcutta, Bombay e nel sud del Paese. Di questo viaggio ci restano due reportage: Un’idea dell’India di Moravia, e L’Odore dell’India di Pasolini.
Intanto l’amore si sta consumando: dopo 26 anni di matrimonio, nel 1962, si lasciano definitivamente. Moravia conosce Dacia Maraini, che sarà la sua compagna fino al 1976 quando comincia a frequentarsi con Carmen LLera, di 45 anni più giovane di lui. Morante, dopo una breve relazione con il regista Luchino Visconti, conosce il pittore americano Bill Morrow a New York, che si suiciderà poco dopo. Non avrà più relazioni sentimentali.
«Forse tra noi due si era cristallizzata – dirà Moravia - una forma di rivalità psicologica. Ma è vero anche che non so neppure io quali sono stati i miei veri rapporti con Elsa. Mi sembra che sia stata lei a volerli troncare. Cioè, ho idea che abbia reso la nostra vita talmente difficile che sentivo che avrei rasentato la follia se non ci fossimo separati».
Elsa Morante muore a Roma nel 1985, sola e infelice.
«Ho appreso la morte di Elsa a Bonn, in Germania, dove mi trovavo in viaggio per un’inchiesta giornalistica. Era pieno inverno, aveva nevicato moltissimo. Allora sono uscito, ho camminato a lungo nella neve. Ero commosso e cercavo di dissipare la commozione con il gelo della giornata invernale. Tornai a Roma in tempo per il funerale, andai a vedere la salma esposta nella bara. Il viso di Elsa negli ultimi anni si era trasformato nel senso di una vecchiaia un po’ funesta. Con la morte era tornato a un aspetto quasi infantile, sereno, forse sorridente. Nella corsa del carro funebre i fiori, probabilmente male assicurati alla corona, volarono via uno dopo l’altro e andarono a schiacciarsi sull’asfalto: quei fiori che volavano via tra il carro funebre di Elsa e la mia macchina mi fecero un’impressione delirante e simbolica: così era volata via Elsa dalla mia vita».
Alberto Moravia muore a Roma nel 1990.







martedì 21 luglio 2015

Panorama della letteratura brasiliana dagli anni ’60 a oggi di Luiz Ruffato

Dalton Trevisan

Panorama della letteratura brasiliana dagli anni ’60 a oggi di Luiz Ruffato


La fiera del libro di Francoforte – 9-13 ottobre – quest’anno vede il Brasile come paese invitato. Per celebrare l’evento pubblicheremo, in tre puntate, una breve rassegna della letteratura brasiliana dalla dittatura ad oggi scritto da Luiz Ruffato. Buona lettura.
DITTATURA MILITARE
Non erano passati neanche vent’anni dalla fine della dittatura di Getulio Vargas, che un altro golpe militare soffocò la democrazia sul nascere. La crescita economica impulsata del governo di Juscelino Kubitschek mise in moto uno dei maggiori movimenti migratori interni del paese (principalmente manodopera del Nordest e di Minas Gerais diretta verso la nascente industria di São Paulo). Lo spostamento della capitale a Brasilia provocò un improvviso decadimento dell’importanza economica di Rio de Janeiro e un violento squilibrio nel bilancio dello Stato.