sabato 8 luglio 2017

Cielo d’asfalto, cuori infranti: non perdetelo






Isabelle Huppert, "Il condominio dei cuori infranti" di Samuel Benchetrit


Isabelle Huppert, "Il condominio dei cuori infranti" di Samuel Benchetrit

Cielo d’asfalto, cuori infranti: non perdetelo
1 GIUGNO 2016 di Maria Serena Natale

I condomini al cinema danno grandi soddisfazioni. Quello dei cuori infranti di Samuel Benchetrit è un intreccio di storie leggero e denso come le nuvole del cielo sopra la banlieue di Parigi. Grigio su grigio, anche il cielo è un nastro d’asfalto. Da fotografare come fa il povero Sternkowitz per conquistare l’infermiera di notte; dove nuotare come l’astronauta americano della Nasa McKenzie, caduto dalla luna per raccontare alla signora Hamida che lo spazio assomiglia all’oceano… Il titolo originale era Asphalte, da una raccolta di racconti dello stesso regista, Cronache dell’asfalto




Cronache di piccole vite piene di vento e solitudine, di ferro abbandonato che cigola e sembra un grido di bambino o il lamento della tigre. Ognuno solo e in attesa, tutti in caduta. L’inquilino del primo piano non vuol pagare l’ascensore nuovo e finisce in carrozzella dopo cento chilometri di cyclette… perché da qui non si parte ma qui si atterra, sotto lo sguardo incredulo di due ragazzi che fumano sul tetto di un palazzo a dieci piani.
 Il Condominio Dei Cuori Infranti Trailer Italiano
L’americano dallo sguardo siderale (Michael Pitt) finisce alla tavola di Hamida, che di giorno va a trovare il figlio Majid in carcere e la sera prepara cous cous. Il ragazzo del terzo piano non dice mai il suo vero nome e si ritrova a guardare vecchi film con un’attrice al tramonto, finita chissà come nell’appartamento di fronte a bere vodka, lei che non svuota gli scatoloni del trasloco per aspettare una nuova parte, una nuova casa, una nuova vita. Un rapporto a ogni inquadratura più forte.
Inquadrature fisse, essenziali, per fermare l’assenza che riempie gli spazi nudi. Fuori campo sta la verità in agguato, che ti salta addosso quando hai smesso di aspettarla. Davanti alla telecamera, come nel monologo di Isabelle Huppert che è un pugno allo stomaco. Se ve lo siete perso, questo film, recuperatelo.


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