giovedì 9 gennaio 2014

Lady Optical / Bridget Louise Riley





La danza sottile dell'acqua
La danza sottile dell'acqua

Lady Optical: Bridget Louise Riley

La danza sottile dell'acqua


9 GEN 2014 
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E’ il 1886 quando Georges Seurat, con un monumentale dipinto ad olio su tela intitolato Una domenica pomeriggio all'isola della Grande-Jatte, mette a punto una tecnica pittorica d’alta precisione basata sulle leggi che regolano la percezione visiva. Minimissimi tocchi di colore – puntini, per esser chiari – isolati l’uno dall’altro, vengono distribuiti con estremo ordine sulla tela. La loro fusione, evitata su tavolozza, si compie invece sulla retina dell’osservatore, nell’attimo stesso della fruizione. Si tratta, in sostanza, di una operazione di scomposizione matematica del colore-luce, con conseguente ricomposizione ottica.


Bridget Louise Riley


Colore provato, studiato e analizzato. Colore separato e poi accostato attraverso una tecnica che suggella il periodo Impressionista ponendosi come evoluzione scientifica di questo, e che viene riconosciuta col nome di Divisionismo. In realtà il sapiente Seurat l’aveva battezzata con un sostantivo decisamente più analitico: Cromo-Luminarismo. Non trascorre un secolo che, nell’Inghilterra dei primi anni ‘60, una giovane donna formatasi al Royal Collage of Art di Londra, ne viene sedotta. E prende a studiarla scrupolosamente. Si tratta della geniale e fascinosa Bridget Louise Riley. Occhi immensi e labbra carnose, sempre serrate in una smorfia di sensuale concentrazione. Una donna forte, ma che presto viene provata dalla depressione. E a questa reagisce lavorando intensamente, prima come insegnante d’arte e poi come grafica illustratrice. Ma ciò che le interessa maggiormente è comprendere i meccanismi sottesi alla nostra visione, per poter creare immagini illusoriamente cinetiche. Le leggi dell’ottica sono dunque alla base della sua ricerca. Bridget vorrebbe ricreare, sulla superficie della tela, la danza sottile e perpetua dell’acqua mossa dal vento, o il vorticare di un gorgo.



Disegni optical a colori

La pulizia di un colore che campisce aree geometricamente ben definite diviene il suo modo di reinterpretare – e reinventare – i movimenti della natura. Il sogno di una pittura vibratile, capace di ipnotizzare l’osservatore mediante l’alternanza di forze centripete e centrifughe, le arriva anche dagli echi di avanguardie storiche quali il Cubismo Orfico di Duchamp e Delaunay e il Futurismo di Balla e Boccioni. Intanto, da un paio di decenni, già un altro artista di nome Victor Vasarely si preoccupa di ingannare l’occhio dello spettatore elaborando opere monocromatiche costituite da forme geometriche che avanzano e retrocedono, si stringono e poi si gonfiano, generando l’illusione del movimento. È l’alba dell’Op Art. Un’alba che accoglie anche il percorso di Bridget Riley.


Disegni optical - Flussi

Op Art sta per Optical Art, ovvero Arte Ottica, quella tendenza artistica postbellica diffusasi nei primi anni Sessanta con l’obiettivo di produrre opere capaci ipnotizzare il fruitore, mediante vibrazioni inafferrabili e talvolta psichedeliche. Bridget aderisce a questa corrente, divenendone l’esponente femminile. Partorisce la sua prima tela Optical nel 1961. Si intitola The Kiss: vi si legge un avvicinamento tra due corpi neri, divisi da un taglio bianco su uno spazio terso. Le opere successive si compongono invece di linee bianco-nere che emulano moti oscillatori, o di scacchiere i cui quadrati si allargano e restringono in una danza ipnotica.


Disegni optical multicolor

La tela non è dunque mai soltanto tela. È, invero, un luogo instabile. È dimensione viva. È un campo d’azione in cui agiscono forze. “Io non sono realmente astratta” ha dichiarato Bridget Riley, “in verità, lavoro con la natura, anche se in termini completamente nuovi”. “Per me la natura non è il paesaggio, ma il dinamismo di forze visive, è un evento piuttosto che un aspetto”. I meccanismi della visione vengono messi al servizio dell’illusione, in un intrigo visivo che influenzerà anche la moda degli anni Settanta. L’Op Art viene ufficializzata nel 1965, in occasione della mostra newyorkese The Responsive Eye. Due anni più tardi Bridget prende ad inserire il colore nella sua produzione pittorica.


Disegni optical - Quadri

Nel 1968 la Biennale di Venezia ospita una sua mostra personale, e negli anni che seguono il tramonto dell’Optical Art la sua ricerca continua a vertere su un astrattismo di matrice purista. La sua premura è sempre stata una: destabilizzare lo spettatore. Bridget è stata la signora dell’Optical Art, ha attraversato decenni seguendo un percorso lineare, ma sempre in evoluzione. Nel 2012 è stata la prima donna ad essere insignita del prestigioso Premio Sikkens.


Disegni optical - Righe

“Le mie immagini vogliono ingannare i vostri occhi, farvi credere di vedere qualcosa che non è davvero lì."
(Bridget Riley)
Giovanna Lacedra
Nasce nel 1977 a Venosa (PZ). Nel 2000 consegue il diploma di laurea in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Nel 2004 consegue l’abilitazione all’insegnamento presso l’Università di Pisa. Si trasferisce poi a Milano, dove attualmente vive e lavora come docente, artista visiva, performer e autrice. Come performer si è esibita sia in progetti di altri artisti, quali: "La bara del Bastardo" di Daniele Alonge - 2011; "Yummy Good!" di Manuela De Merito - 2011, che in propri
Dal 2011 al 2015 ha portato in scena, con un tour itinerante che ha toccato ben 14 tappe in gallerie, musei e spazi espositivi italiani e in città come Milano, Sassuolo, Cesena, Pescara, Lecce, Napoli, etc… la Performance Confessional "Io Sottraggo. La Triangolazione Cibo-Corpo-Peso", un progetto riguardante la patologia anoressico-bulimica, da lei ideata, scritta e interpretata. A Milano la performance è stata portata in scena anche presso il Museo della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” in occasione della fiera d’arte contemporanea Step09 Art Fair, nel novembre 2011, a Venezia è andata in scena il 9 maggio 2015, in concomitanza con l’apertura della 56 Biennale Internazionale di Arte Contemporanea, e ha fatto parte della V Biennale d’arte di Anzio e Nettuno. La performance è stata introdotta nelle tesi di laurea di alcune studentesse del Dams e della Facoltà di Beni Culturali, per gentile concessione dell’artista. Inoltre, la scuola di Giornalismo “Walter Tobagi” dell’Università Statale di Milano ha realizzato una video-intervista in occasione di Expo2015, pubblicata sulla piattaforma ExpoStories.
Nel settembre 2013 nasce la performance "L'Aspirante", un nuovo progetto che affronta il tema della prevaricazione e della violenza di genere, intellettuale e psicologica, prima che fisica, sbocciato dalla rilettura dell’omonima poesia di Sylvia Plath e dei suoi Diari. Ideata, scritta e interpretata da Giovanna Lacedra e Roberto Milani, la performance è andata in scena tra il 2013 e il 2015 presso le seguenti location: galleria d’Arte Amy-D di Milano, fiera d’arte ArtVerona, per CUNTemporary Art|Feminism|Queer di Londra, Galleria Comunale Ex Pescheria di Cesena, con Patrocinio del Comune e dell’Assessorato Politiche delle Differenze Casa Museo di Ludovico Ariosto a Ferrara, Chiostro di Voltorre a Gavirate (Varese) per la mostra “la neve non ha voce” a cura di Alessandra Redaelli.
Nel maggio 2014 a partire dall’omonima poesia di Vittorio Varano, scrive e porta in scena la performance “Come il mare in un Bicchiere”, con la partecipazione performativa di Irene Lucia Vanelli. La performance viene realizzata tra il 2014 e il 2015 presso: 77Art Gallery di Milano, MAG – Marsiglione Art Gallery di Como, “CORPO | Festival di Arti Performative” di Pescara, V Edizione a cura di Ivan D’Alberto e Sibilla Panerai. Nel giugno 2014 ha portato scritto e portato in scena, prima presso la Casa Museo di Ludovico Ariosto a Ferrara e poi presso l’ArtFarm Pilastro di Bonavigo (Verona), una performance articolata sui versi dell'ultima poesia di Sylvia Plath e su un percorso di 100 acquerelli che la ritraggono come innumerevoli sindoni-tracce, titolata "EDGE | Ultimo Ritr-Atto".
Nell’autunno 2014 scrive e porta in scena una performance sull’infansia abusata, liberamente ispirata al libro “I quaderni delle bambine” della psicologa Maria Rita Parsi. La performance si intitola NONSONOMAISTATAUNABAMBINA. Si esibiscono con lei il fotografo e attore Massimo Festi e la piccola Giulia Fumagalli. I monologhi sono di Giovanna Lacedra, le musiche di Larva Casei. Le tappe sono due: Palazzo Pirola, Gorgonzola (MI) e Galleria Biffi Arte di Piacenza. Entrambi gli eventi fanno parte della rassegna “Femminile Plurale” a cura di Alessandra Redaelli.
Ha partecipato a progetti fotografici di Massimo Prizzon, Pablo Peron, Christian Zucconi, Marco Chiurato, Franco Donaggio, Massimo Festi.

Ha scritto testi critici per artisti come: Elisa Anfuso, Anna Caruso, Paola Mineo, Urban Solid, Daniele Duò, Pep Marchegiani, Alessio Bolognesi, Alessandro Carnevale.

Attualmente è autrice per Wall Street International Magazine, sezione Arte e cura un proprio Blog, titolato Ellepourart e dedicato esclusivamente all'arte fatta dalle donne, includendovi artiste giovani o storicizzate, pittrici, scultrici, fotografe, performer, poetesse...
WSI


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