sabato 3 settembre 2016

Lettere dal Sahara / Il viaggio di Alberto Moravia fra i colori dell'Africa


Alberto Moravia

Lettere dal Sahara

Il viaggio di Alberto Moravia fra i colori dell'Africa



7 SET 2011
di
SALVATORE INCARDONA


Negli anni tra il 1975 e il 1981, Alberto Moravia attraversò il continente africano come inviato speciale del Corriere della Sera. Nel 1981 decise poi di raccogliere gli articoli relativi nell’unico volume intitolato Lettere dal Sahara.
Della grande e improvvisa passione per l’Africa lo scrittore non fece mai un mistero: «Per me è la cosa più bella che esista al mondo», dichiarò nell’intervista resa ad Alain Elkann, «il suo odore non si dimentica mai». Come altri celebri scrittori del passato, in questo libro Moravia smette temporaneamente i panni del romanziere per abbracciare il vasto campo della letteratura di viaggio. Proprio come Stendhal descrisse l’Italia, Moravia si propose di descrivere l’Africa: «impressionisticamente, senza cercare di spiegarla e giudicarla, limitandosi ad evocarla e a descriverla».
Lettere dal Sahara è un libro diviso in più sezioni: la prima parte è intitolata Diario Avorio. Steso su un materasso «smilzo, tutto buche e bitorzoli», Moravia inizia compilando un quaderno di viaggio che chiama Avorio, dal nome del paese in cui momentaneamente si trova, la Costa D’Avorio. Lo scrittore immagina che il diario sia «un libro, simile agli antichi messali ornati di avori intagliati». Nella parte riservata alle lettere, Moravia scrive invece con accento disteso, quasi familiare, incoronando la natura come magnifica scoperta di un mondo fatto di nulla, solitudine e distese sabbiose color giallobruno attraverso cui, per ore e ore, si percorrono paesaggi identici e inalterati.
Abbandonandosi a questo incantesimo africano fitto di illusioni e inganni della mente, Moravia riflette su come nell’esperienza umana il deserto somigli all’oceano: «Nel deserto, come nell’oceano bisogna continuamente muoversi e così lasciare che il vento, il vero padrone di queste immensità, cancelli ogni traccia del nostro passaggio». Il viaggio prosegue poi attraverso il Kenya e la sua straordinaria fauna, con una descrizione entusiastica e densa di curiosità per animali come le zebre, o «falsi cavalli» come egli stesso le definisce), i rinoceronti e i coccodrilli. Infine, la narrazione della risalita del fiume Zaire a bordo di un battello si mescola di frequente con le pagine del romanzo africano Cuore di Tenebra di Joseph Conrad, che Moravia imita e rilegge proprio nei giorni della navigazione. Sarà in virtù dell’esperienza personale che, criticando la scelta del titolo del romanzo di Conrad riferito al fiume Zaire, lo troverà più adatto a definire la foresta dello stesso paese: «Qui sulla pista che serpeggia nel buio del sottobosco, pare davvero di scendere agli inferi, verso il cuore tenebroso dell’Africa. Un cuore fatto di fogliame avviluppato e intricato intorno qualche cosa che in realtà è il nulla».
Alberto Moravia, pseudonimo di Alberto Pincherle (1907 – 1990), è stato uno scrittore e giornalista italiano. Considerato uno dei più importanti romanzieri del XX secolo, ha esplorato nelle sue opere i temi della sessualità moderna, dell'alienazione sociale e dell'esistenzialismo. Tra la fine degli anni ’60 e l’inizio della decade successiva, in seguito soprattutto alle sue molte collaborazioni giornalistiche, Moravia compì numerosi viaggi in Europa, in Asia e in Africa, dai quali trasse spunto per alcune pubblicazioni memorabili come A quale tribù appartieni? eLettere dal Sahara.


WALL STREET INTERNATIONAL
Salvatore Incardona
Salvo Incardona è nato a Vittoria. Formatosi accademicamente presso l'Università di Pisa, dove ha conseguito la laurea in lettere moderne, si è successivamente specializzato in letteratura tedesca e filologia moderna presso l'Università di Augsburg, in Germania, e dottorato infine in letterature comparate. Ha iniziato la propria carriera collaborando con alcuni periodici di filosofia e critica letteraria (Studi Germanici, Ctonia), in qualità di consulente per numerose case editrici (fra cui ArteStampa e Carocci) e come pubblicista per la rivista Tratti. Ha firmato numerosi articoli per il Wall Street International Magazine, partecipando attivamente alla nascita della testata. Ha tradotto e curato, fra gli altri, il saggio «Antropologia delle immagini» di Hans Belting, alcuni testi di André Malraux e tutte le ultime pubblicazioni di Gianni Salvaterra. Nella città di Imola, dove ha trascorso gli ultimi anni, è stato attivo sia come insegnante di lingua tedesca che in qualità di docente di scrittura e scrittura creativa. Rientrato di recente in Sicilia, lavora in qualità di direttore artistico presso l'associazione culturale Démodé.

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