domenica 7 aprile 2024

Catherine Deneuve è “Bernadette-La moglie del presidente” / «Ho una sola passione: il presente»

 

Catherine Deneuve


Catherine Deneuve è “Bernadette-La moglie del presidente”: «Ho una sola passione: il presente» 


Parliamo francese o italiano?». Dopo qualche esitazione, visto che siamo a Parigi Catherine Deneuve passa al francese prima di un «adoro l’Italia» che suona sincero: Deneuve è nota per essere insofferente verso qualsiasi smanceria. Protagonista di capolavori che hanno fatto la storia del cinema francese e mondiale, da Josephine a Bella di giorno, da L’ultimo metro a Dancer in the Dark, la grande attrice che ama molto i film e poco gli oneri mediatici concede a io Donna una rara intervista. In un albergo della sua rive gauche parliamo del nuovo film, Bernadette – La moglie del presidente (al cinema il 25 aprile), del presente che conta più dei 100 film del passato, di serie tv e di quanto le piacerebbe tornare a lavorare in Italia.

Signora Deneuve, La moglie del presidente non è un biopic…
Ah no, certamente, è una commedia, altrimenti francamente non avrei mai accettato di interpretare il personaggio della première dame (Bernadette Chirac, la moglie del presidente francese Jacques Chirac, ndr).

Perché non ama i film biografici?
Non vado mai a vederli, a parte Oppenheimer, che è un gran film, ma infatti Oppenheimer è molto più di un biopic. Mettere in scena la vita di un personaggio conosciuto, raccontare episodi che magari già tutti conoscono, non mi sembra interessante.

Catherine Deneuve è Bernadette Chirac nel film di Léa Domenach.

Per la prima volta ha accettato di interpretare un ruolo ispirato a una persona realmente esistita, la moglie di Jacques Chirac che rimase all’Eliseo dal 1995 al 2007. Come mai?
La moglie del presidente si basa su una storia vera ma poi è autonoma dalla realtà, una commedia totalmente riscritta, peraltro scritta benissimo da queste due donne incredibili che sono così divertenti e brillanti, Léa Domenach (che è anche regista, ndr) e Clémence Dargent. Ho accettato perché la sceneggiatura mi è sembrata formidabile.

Lei sembra avere il gusto di lavorare con registi anche relativamente inesperti. Léa Domenach, per esempio, qui è al suo primo film, e le è capitato altre volte di recente di girare con giovani quasi alle prime armi.
Sì, assolutamente, l’esperienza o la fama di chi fa il film non mi interessano. Tutto dipende dalla sceneggiatura, quello è l’aspetto più importante. Se la sceneggiatura mi piace, non ci sono altri ostacoli. Rimane da conoscersi un po’ con gli autori, vedere se le personalità possono intendersi.


La rivincita di Bernadette Chirac

Conosceva un po’ il personaggio di Bernadette Chirac prima del film?
Sì, una première dame che all’inizio, all’Eliseo, stava un passo indietro. Sua figlia Claude si occupava della comunicazione del padre, e lei ha sofferto a lungo di questa complicità tra padre e figlia, si sentiva ancora più esclusa. Poi ha avuto l’idea di impegnarsi nell’operazione “Pièces Jaunes”, cioè la raccolta degli spiccioli per aiutare gli ospedali pediatrici. E si è prestata a un libro (una conversazione con il giornalista Patrick De Carolis, ndr), che è stato un grande successo e così è diventata un po’ più popolare. Credo che per lei sia stata una rivincita importante, almeno nel film è così.

Catherine Deneuve e Michel Vuillermoz (Jacques Chirac).

Nel film ci sono anche momenti meno allegri, quelli che riguardano l’anoressia dell’altra figlia, Laurence.
È quel che dà forza alla commedia, c’è comunque una base ancorata alla realtà che dà peso al film, che altrimenti avrebbe corso il rischio di disperdersi.

La relazione privilegiata di Bernadette con Nicolas Sarkozy, detestato invece dal marito Jacques Chirac, è molto divertente.
La première dame non aveva un ruolo politico ufficiale; quindi, poteva permettersi uno sguardo più ampio e meno passionale riguardo a Sarkozy. Chirac era fatto così, un uomo che occupava tutto lo spazio e capace anche di eccessi, talvolta.

Lei ha mai incontrato Chirac?
Una volta, tantissimo tempo fa, in municipio, quando ancora era sindaco di Parigi, ma io non sono solita frequentare i palazzi del potere. Sono stata all’Eliseo una sola volta, sotto Mitterrand, per una cena di gala con la regina d’Inghilterra. Ma a parte quell’occasione, preferisco non partecipare ai grandi eventi ufficiali, alle serate.

Però una volta ha preso le difese dell’altro presidente François Hollande.
Hanno scritto che ho firmato un testo in sua difesa ma non è vero, ho solo detto che gli attacchi contro di lui erano ingiusti, senza firmare nulla. È per questo che ormai diffido dei media, con gli smartphone, internet, tutto è diventato spaventoso, ogni parola viene travisata. #MeToo, per esempio, è un movimento estremamente potente, e io preferisco non parlarne più.

Catherine Deneuve e la visione femminista del film

#MeToo a parte, il film ha comunque una visione femminista, è la storia di una donna che si libera dal controllo del marito e del sistema.
Sì, ma almeno all’inizio è lei che ha voluto occuparsi dei figli e del marito. Poi la sua personalità è cresciuta, ma lo ha fatto per sé stessa, non per le donne in generale.

Per tornare all’Italia, due anni fa lei ha ricevuto il Leone d’Oro a Venezia per l’insieme della sua straordinaria carriera.
È stato un grande onore, ma certo ho conosciuto l’Italia ben prima. Una volta per esempio (nel 2006, ndr) sono stata presidente della giuria della Mostra.

Preferisce Venezia o Cannes?
Venezia è meno ingessata. Cannes è più internazionale, c’è una forte presenza del cinema americano. Ma poi, ovviamente, la bellezza del luogo è incomparabile, Cannes non vale certo Venezia.

Ci tornerà?
Spero di sì, vado ai festival solo quando c’è un mio film. Ma adoro l’Italia e gli italiani, ho la fortuna di sapere parlare un po’ italiano e di capirlo bene, e questo cambia davvero le cose.

Catherine Deneuve e Michel Vuillermoz nel film “Benardette”.

Gli italiani sono affettuosi? La avvicinano? E le dà fastidio essere riconosciuta per strada?
Quel problema esiste un po’ anche in Francia. Ma insomma, non sono Madonna, la gente non mi salta addosso quando esco dal ristorante, per fortuna.

Lei ha girato oltre 100 film, molti dei quali entrati nella storia del cinema. È capace di avere uno sguardo sulla sua carriera?
No, per niente. Non mi guardo indietro, mi muovo, vado avanti, non sono per niente rivolta al passato. A dire il vero non volgo lo sguardo neanche verso il futuro, mi basta il presente, che è già abbastanza impegnativo.

Non le piace riguardare i suoi capolavori, o parlarne?
No, ho fatto talmente tante cose… La carriera fa parte della mia vita, ma quando mi chiedono dei miei film passati è come se mi volessero mettere un collare e tenermi legata, obbligata a riparlare di quel tal film. Preferisco il presente, tutto qui.

Sarebbe bello che tornasse a recitare in un film italiano.
Mi piacerebbe molto, anche se un tempo era più facile con le co-produzioni. Ma per fortuna ci sono ancora molti scambi nel cinema tra Italia e Francia.

L’amore per l’Italia (e Marco Bellocchio) di Catherine Deneuve

Con quale regista italiano le piacerebbe lavorare?
Tantissimo con Marco Bellocchio, ma credo che ormai lo sappia perché è un cineasta che ammiro molto sin dall’inizio, dai Pugni in tasca in poi. Mi piace la sua forza, la personalità, i temi. Ma anche se parlo italiano non è facile recitare in un’altra lingua, l’accento è comunque una limitazione. Poi mi piacciono molto i film di Nanni Moretti, che incontrerò presto a Roma.

Moretti ha un grande successo in Francia.
Sì, ma non è solo una questione di successo, trovo che Nanni Moretti abbia una grande personalità, i suoi film mi sono sempre piaciuti, Palombella rossa e gli altri. E poi adoro Alba Rohrwacher.

Le piacciono le serie?
Sono un’altra cosa rispetto al cinema, tutta un’altra messa in scena, con molti dialoghi. Con le serie lo spettatore si trova a un’altra distanza. Ma le guardo, certamente, e alcune mi piacciono molto.


IO DONNA




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