martedì 22 settembre 2020

Umberto Eco / Introduzione al Medioevo / Barbari, cristiani e musulmani

 

Medioevo, periodo compreso fra la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476)
e la scoperta dell’America (1492)


Introduzione al Medioevo di Umberto Eco

Barbari, cristiani e musulmani


Umberto Eco
23 GIUGNO 2012

Una introduzione al Medioevo, per non avere la stessa lunghezza dei volumi che introduce, dovrebbe limitarsi a dire che il Medioevo è il periodo che, iniziando mentre l’Impero romano si dissolve, fondendo la cultura latina con quella dei popoli che hanno gradatamente invaso l’impero, con il cristianesimo come collante, dà vita a quella che chiamiamo oggi Europa, con le sue nazioni, le lingue che ancora parliamo, e le istituzioni che, sia pure attraverso cambiamenti e rivoluzioni, sono ancora le nostre. Troppo, e troppo poco. Siccome sul Medioevo pesano molti stereotipi, sarà anzitutto opportuno precisare che il Medioevo non è quello che il lettore comune pensa, che molti affrettati manuali scolastici gli hanno fatto credere, che cinema o televisione gli hanno presentato. E dunque per prima cosa si dovrà dire (I) che cosa il Medioevo non è. In seguito ci si deve chiedere (II) che cosa il Medioevo ci ha lasciato, che sia attuale anche oggi. E infine (III) in che senso esso è stato qualcosa di radicalmente diverso dai tempi in cui viviamo.

Che cosa il Medioevo non è

Il Medioevo non è un secolo. Non è un secolo, come il Cinquecento o il Seicento, né un periodo preciso dalle caratteristiche riconoscibili, come il Rinascimento, il Barocco o il Romanticismo. È una serie di secoli che è stata così definita per la prima volta da un umanista, Flavio Biondo, vissuto nel XV secolo. Biondo, come tutti gli umanisti, auspicava un ritorno alla cultura dell’Antichità classica, e poneva per così dire tra parentesi quei secoli (che egli intendeva come epoca di decadenza) intercorsi tra la caduta dell’Impero romano (476) e i tempi suoi – anche se la sorte ha voluto che alla fine Flavio Biondo appartenesse anch’egli al Medioevo, dato che è morto nel 1463 mentre convenzionalmente la fine del Medioevo è stata fissata al 1492, anno della scoperta dell’America e della cacciata dei Mori dalla Spagna.

1492 meno 476 fa 1016. Mille e 16 anni sono molti ed è difficile credere che in un periodo così lungo, nel corso del quale sono occorsi molteplici eventi storici di cui si studia anche a scuola – (dalle invasioni barbariche alla rinascenza carolingia e al feudalesimo, dall’espansione araba alla nascita delle monarchie europee, dalle lotte tra Chiesa e Impero alle crociate, da Marco Polo a Cristoforo Colombo, da Dante alla conquista turca di Costantinopoli) –, il modo di vivere e di pensare sia rimasto sempre lo stesso.

Un esperimento interessante è chiedere a una persona anche colta (che non sia naturalmente un esperto di cose medievali) quanti anni intercorrono tra sant’Agostino, considerato il primo dei pensatori medievali, anche se muore prima della caduta dell’Impero romano, e san Tommaso – visto che entrambi vengono studiati anche a scuola come massimi rappresentanti del pensiero cristiano. Ebbene, non molti azzardano la cifra reale, che è otto secoli, almeno quanti separano san Tommaso da noi.

In otto secoli possono succedere molte cose, anche se allora le cose procedevano con maggior lentezza che ai tempi nostri. Per questo il Medioevo è, e ci si scusa per la tautologia, un evo, come l’Evo antico o l’Evo moderno. Il cosiddetto Evo antico, ovvero l’Antichità classica, è una serie di secoli che va dai primi aedi pre-omerici ai poeti del basso Impero latino, dai presocratici agli stoici, da Platone a Plotino, dalla caduta di Troia alla caduta di Roma. Parimenti l’Evo moderno va dal Rinascimento alla Rivoluzione francese, e ne fan parte sia Raffaello che Tiepolo, sia Leonardo che l’Encyclopedie, sia Pico della Mirandola che Vico, sia Palestrina che Mozart.

Quindi bisogna avvicinarsi alla storia del Medioevo con la persuasione che di medioevi ce ne siano stati molti, e se non altro attenersi a un’altra datazione, anch’essa troppo rigida, ma che almeno tiene conto di alcune svolte storiche. Così si suole distinguere l’alto Medioevo, che va dalla caduta dell’Impero romano all’anno Mille (o almeno a Carlo Magno), un Medioevo di mezzo, che è quello della cosiddetta rinascita dopo il Mille, e infine un basso Medioevo che, malgrado le connotazioni negative che un termine come “basso” può suggerire, è l’epoca gloriosa in cui Dante finisce la Commedia, scrivono Petrarca (1304-1374) e Boccaccio (1313-1375) e fiorisce l’umanesimo fiorentino.

Il Medioevo non è solo un periodo della civiltà europea. Per intanto vi è il Medioevo occidentale e quello dell’Impero d’Oriente, che rimane ancora vivo tra gli splendori di Bisanzio, per 1000 anni dopo la caduta di Roma. Negli stessi secoli fiorisce una grande civiltà araba, mentre in Europa circola, più o meno clandestina, ma vivacissima, una cultura ebraica. I confini tra queste diverse tradizioni culturali non erano così marcati come li si pensa oggi (quando predomina l’immagine dello scontro tra musulmani e cristiani nel corso delle crociate). La filosofia europea conosce Aristotele e altri autori greci anche attraverso la mediazione delle traduzioni arabe, e dell’esperienza araba si avvale la medicina occidentale. I rapporti tra sapienti cristiani e sapienti ebrei, anche se non proclamati ad alta voce, sono frequenti.

Tuttavia quello che caratterizza il Medioevo occidentale è la sua tendenza a risolvere ogni apporto culturale di altre epoche o civiltà in termini cristiani. Quando si discute oggi se citare nella costituzione europea le radici cristiane dell’Europa, si obietta giustamente che l’Europa ha avuto anche radici greco-romane, radici giudaiche (e basti pensare all’importanza della Bibbia) per non dire delle antiche civiltà pre-cristiane e quindi della mitologia celtica, germanica o scandinava. Ma certamente si deve parlare di radici cristiane per l’Europa medievale. Nel Medioevo tutto viene riletto e tradotto alla luce della nuova religione, sin dai tempi dei Padri della Chiesa. La Bibbia non sarà conosciuta che nella sua traduzione latina, la Vulgata di san Gerolamo (340/345-420), e in traduzioni latine saranno noti gli autori della filosofia greca, usati per dimostrare la loro convergenza coi principi della teologia cristiana (e ad altro non mira la monumentale sintesi filosofica di un Tommaso d’Aquino)... L'introduzione completa si può leggere nel primo volume della enciclopedia dedicato al Medioevo.

WSI


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