domenica 13 ottobre 2019

Salman Rushdie / Dal Kosovo al Colorado


Peter Handke
Poster di T.A.

Salman Rushdie

Dal Kosovo al Colorado


Ripubblichiamo questo articolo apparso su Repubblica dell'8 maggio 1999

11 ottobre 2019


Nell'accesa battaglia per il titolo di Scemo Internazionale dell'Anno sono in lizza due pesi massimi. Il primo è lo scrittore austriaco Peter Handke, che ha stupito persino i più ferventi ammiratori delle sue opere con una serie di appassionate apologie del regime genocida di Slobodan Milosevic. Per i suoi servigi propagandistici, è stato insignito dell'Ordine dei Cavalieri serbi durante una sua recente visita a Belgrado. Tra altre sue precedenti idiozie, Peter Handke aveva sostenuto che i musulmani di Sarajevo si massacrassero regolarmente da sé per poter accusare i serbi, e aveva negato persino il genocidio perpetrato da questi ultimi a Srebrenica. Ora ha paragonato i bombardamenti aerei della Nato all'invasione degli alieni nel film "Mars Attacks!"; e per di più ha comparato, con una futile commistione di metafore, le sofferenze dei serbi a quelle dell'Olocausto.



Al momento, il suo rivale in scemenze di classe mondiale è l'attore cinematografico Charlton Heston. Il suo commento, in qualità di presidente della Us National Rifle Association, al recente massacro degli innocenti ad opera dei giovani Dylan Klebold e Eric Harris alla Columbine High School di Littleton, Colorado, è un vero capolavoro di balordaggine: è convinto dell'opportunità di armare gli insegnanti americani, poiché ritiene che le scuole sarebbero più sicure se il personale didattico avesse la facoltà di abbattere a revolverate i fanciulli affidati alle sue cure.


Non intendo tracciare facili paralleli tra i bombardamenti aerei della Nato e il massacro del Colorado. No, la violenza maggiore non genera quella minore. E non è neppure il caso di voler vedere troppi significati nell'assonanza tra le tendenze hitleriane di Milosevic e la funesta celebrazione del compleanno di Hitler da parte della cosiddetta "mafia degli impermeabili"; o nella correlazione, anche più raccapricciante, tra la mentalità da videogiochi dei killer del Colorado e i video aerei ripresi dal vivo ed esibiti ogni giorno dai pubblicitari della Nato.

Bisogna ammettere che rispetto alla guerra si è portati a provare sentimenti ambigui a fronte della confusa azione della Nato, del suo modo di cambiare politica in piena corsa. Ci hanno appena detto che non era possibile prevedere la selvaggia ritorsione di Milosevic contro il Kosovo; e un attimo dopo sostengono che era tutto preventivato. Oppure: non si prevede di dispiegare truppe di terra; anzi, ripensandoci meglio, può darsi di sì. E gli obiettivi della guerra? Strettamente limitati. Vogliamo soltanto creare un porto sicuro nel quale i profughi kosovari possano ritornare. Anzi no, marceremo fino a Belgrado e faremo fuori Milosevic. Non ripeteremo l'errore commesso con Saddam! Tuttavia, una cosa è obiettare contro questi tentennamenti e contraddizioni, e altra è fiancheggiare l'orrore, come fa Peter Handke, con un misto di follia e di cinismo.

L'intervento della Nato è moralmente giustificato dalle sofferenze che vediamo ogni sera sui nostri schermi televisivi; e imputare al suo intervento la tragedia dei profughi equivale ad assolvere le milizie serbe dei loro crimini. Va detto e ripetuto che la colpa del terrore e delle vittime è di chi commette gli assassinii e gli atti di terrorismo. Quanto alla strage in Colorado, bisogna ammettere che le armi non sono la sola causa di questo orrore.

I killer hanno imparato su Internet a fabbricare bombe, e per i loro impermeabili hanno tratto ispirazione da un film con Leonardo Di Caprio. Da chi hanno imparato a dare così poco valore alla vita umana? Dai loro genitori? Da Marilyn Manson? Dai Goths? Ma dire questo non significa certo adottare la posizione impenitente di Charlton Heston, il quale sostiene che "il vero problema sono i ragazzi, non le armi". Il signor Heston ha una certa pratica nell'enunciare con toni biblici comandamenti del tipo: difendi il tuo diritto di girare armato alla faccia di tutti. Non sarai certo rimproverato solo perché qualche ragazzetto ci avrà rimesso le penne.

Il Kosovo e il Colorado hanno in realtà qualcosa in comune: stanno a dimostrare come nel nostro mondo instabile, versioni incompatibili della realtà si scontrano tra loro, con risultati sanguinosi. Questo però non vieta di formulare un giudizio morale sulle versioni contrastanti del mondo in guerra tra loro. Quelle di Handke e di Heston non possono che essere giudicate riprovevoli e indifendibili, e meritano di essere distrutte.

Anche se è stato coautore del grande film "Il cielo sopra Berlino", Peter Handke, definito un "mostro" da uomini come Alain Finkielkraut e Hans Magnus Enzensberger, dal filosofo sloveno Slavoj Zizek e dal romanziere serbo Bora Cosic, merita di essere "finished" (liquidato), secondo la concisa espressione di Susan Sontag. E benché Charlton Heston abbia regalato a milioni di spettatori qualche tranquillo sonnellino nella penombra dei cinema, con quel suo volto così sottilmente mobile da far pensare al Monte Rushmore, merita anche lui di essere radiato.

Chi vincerà il premio? Con la sua follia, Peter Handke si è reso complice di un orrore su vasta scala, ma fortunatamente in pratica non dispone di alcun potere. Dal canto suo, Charlton Heston, che guida negli Stati Uniti la lobby della diffusione delle armi, sta facendo del suo meglio per farle entrare come parte integrante di ogni casa e famiglia americana. Così, uno di questi giorni, in qualche parte dell'America, un altro giovanotto impugnerà un fucile per sparare addosso ai suoi amici. Data la maggiore efficacia della sua follia, consegno la palma a Charlton Heston. Ma non siamo ancora alla fine del primo semestre dell'anno, e non è escluso che qualche imbecille ancora più grosso si faccia avanti per contendergli il titolo. Teniamo gli occhi bene aperti.
(Traduzione di Elisabetta Horvat)


LA REPUBBLICA




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