sabato 10 giugno 2023

E se l’inutile fosse più utile dell’utile?

 


Immagine da Wikimedia Commons. Dominio Pubblico

E se l’inutile fosse più utile dell’utile?

Come spezzare, in maniera un po’ generica, una lancia a favore dell’inutile

di Nello Benassi
Gennaio 20, 2020

La nostra è una società in cui l’utile ha la meglio sull’inutile. Questo è il problema che Nuccio Ordine, professore ordinario di letteratura italiana presso l’Università della Calabria e famoso studioso di Giordano Bruno e del Rinascimento, mette in luce fin dall’inizio del testo. L’autore, attraverso questo manifesto, sente l’esigenza di far emergere nel lettore la consapevolezza su una verità che sta scomparendo: a cosa serve l’inutile? Un inutile che va interpretato come tutte quelle attività che non possono recarci un profitto immediato quali la filosofia, la letteratura e in generale la cultura fine a se stessa, il semplice desiderio di sapere. Il testo si apre con una lunga introduzione con cui Ordine, partendo da un excursus sulla crisi economica del 2007, cerca di identificare le cause e gli esempi più lampanti dell’impronta sempre più utilitaristica che domina il XXI secolo.

La colpa di questo “impoverimento culturale”, secondo l’autore, va ricercata nella logica del profitto nata con le rivoluzioni industriali che hanno segnato la nostra storia e che hanno portato a un lento declino della scuola e di tutti gli altri centri culturali, dove le persone vengono viste come “clienti”. Il manifesto di Nuccio ordine si sviluppa a partire da una serie di citazioni che l’autore recupera minuziosamente da filosofi, poeti, scrittori, economisti. Tutti gli aforismi riportati nel libro hanno come tema centrale quello che già il titolo del manifesto ci preannuncia: l’utilità dell’inutile. Ordine cerca, attraverso ragionamenti molto articolati, di spiegare le varie frasi. Tuttavia i collegamenti fatti dal saggista risultano a volte molto spigolosi e ripetitivi; si ribadisce costantemente il tema centrale dell’importanza della cultura che ad un certo punto diventa stucchevole e addirittura indigesto.

Quando, invece, Nuccio Ordine cerca di variare dal tema centrale e sposta l’attenzione su argomenti diversi si crea una disarmonia tale nel senso generale del discorso da farlo risultare poco chiaro anche a un lettore attento. Queste discrepanze logiche emergono fin dal prologo. Durante l’analisi della grande recessione europea del 2007, Ordine si sofferma sulla disastrosa situazione economica della Grecia piena di debiti e sull’orlo della bancarotta. Secondo il saggista l’enorme debito culturale che gli altri stati dell’UE hanno nei confronti della penisola greca basterebbe a sancire quello economico. Questo ragionamento appare del tutto insensato, l’Europa si è formata grazie all’apporto di moltissimo civiltà, prima tra tutte quella romana. Secondo questa logica anche il debito italiano potrebbe essere considerato nullo.

Procedendo nella lettura del saggio si trovano elementi poco chiari anche nella spiegazione degli aforismi. Durante l’illustrazione dell’idea di “bello” di Kant, Nuccio Ordine fa una digressione sul capitalismo e sul comunismo che, sovrapponendosi all’idea di fondo dell’utilità dell’inutile, creano un contesto confusionario e un’esposizione inefficace. La scelta formale che più di tutta crea difficoltà al lettore, e soprattutto ai giovani a cui il testo si rivolge, è l’utilizzo che Nuccio Ordine fa di parti di testi secondari di altri saggisti per spiegare l’aforisma di partenza; il testo così risulta poco scorrevole e disorganico. La cifra distintiva di questo libro è la ripetitività dei concetti che lo rendono una lettura monotona e a tratti addirittura noiosa.

L’unica parte del manifesto che merita di essere letta è il saggio finale “L’utilità del sapere inutile” di Abraham Flexner. In questo testo l’educatore statunitense spiega i rischi di scambiare la curiosità con il pragmatismo. Partendo dalla storia della scoperta dell’elettricità, della dinamite e della batteriologia, Flexner ci mette in guardia dall’errore di attribuire ad una sola persona il merito esclusivo di una scoperta scientifica. Eccone un esempio: Marconi è l’inventore della telegrafia senza fili attraverso onde radio, ma senza Maxwell (magnetismo ed elettricità) ed Hertz (onde elettromagnetiche) non avrebbe potuto realizzare le sue trasmissioni. Né Maxwell, né Hertz si erano minimamente preoccupati dell’utilità del loro lavoro, mai avevano pensato ad un riscontro pratico. Sono stati guidati da una curiosità disinteressata come lo sono stati scienziati quali Galileo o Newton. Quindi non solo la poesia deve essere e rimanere libera e disinteressata ma anche la ricerca scientifica.

LEVIAGRAVIA





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