sabato 22 giugno 2019

I tre amori di Dostoevskij

Dostoevskij
Fernando Vicente

I tre amori di Dostoevskij

L’amore fu per lui come i suoi romanzi: complesso, carico di tensione e di psicologia. E, proprio come nei suoi libri, Dostoevskij diede alle donne amate tutto sé stesso. Tuttavia fu sola una di loro a portare pace e armonia all'anima inquieta dello scrittore

Il primo amore
Il primo amore importante di Dostoevskij risale al periodo immediatamente successivo ai lavori forzati (fu l’unico scrittore russo del XIX secolo a essere condannato ai lavori forzati). Mai come allora Dostoevskij, logorato e disabilitato da quattro anni di privazioni e duro lavoro, necessitava di calore e coinvolgimento. Per la felicità o il dolore di Dostoevskij, fu proprio in questo momento della sua vita che apparve Maria Dmitrievna Isaeva. Il loro rapporto fu piuttosto complicato: quando si conobbero, Maria Isaeva era già sposata con un sottufficiale in cattiva salute e aveva un figlio. Ma Dostoevskij la amava. E la aspettò doverosamente.
Maria Isaeva (Foto: Ria Novosti)
Alla fine arrivò il momento: il marito di Maria Isaeva morì e il modesto scrittore, praticamente privo di mezzi di sussistenza, chiese apertamente a Maria Isaeva di diventare sua moglie. Ma il tardivo primo amore di Dostoevskij doveva superare ancora nuovi ostacoli: la donna lo mise alla prova. Maria Isaeva tormentò lo scrittore con delle lettere in cui chiedeva consigli su come chiedere a un uomo anziano e benestante di sposarla. Ma se Dostoevskij era abile al gioco, non lo era di certo in amore. Si sposarono ugualmente, ma per la donna Dostoevskij fu più un fratello, che un marito. I coniugi non potevano competere né da un punto di vista spirituale né fisico. Marc Slonim, uno dei più grandi filologi russi del XX secolo, scrisse nel suo libro "I tre amori di Dostoevskij”: Dostoevskij la amò per tutte le sensazioni che ella suscitò in lui, per tutto quello che lui ripose in questo amore, per tutto ciò che era ad esso collegato e per la sofferenza che questo causò. Fino all'ultimo giorno di vita di Maria (morta nel 1864 per il protrarsi di una malattia), a legare i due coniugi fu più la grande sofferenza reciproca che un vero e proprio sentimento d’amore.
Fu proprio Maria Isaeva a ispirare l'eroina del romanzo di Dostoevskij "Umiliati e offesi": Natasha, una donna martirizzata da un dolore insopportabile ma che allo stesso tempo amava con rassegnazione.
L’amore eterno
Dostoevskij incontrò la giovane universitaria Apollinaria Prokofyevna Suslova nel corso di una delle serate di letture pubbliche dello scrittore. Lui aveva 42 anni, lei 22. Appolinaria diede a Dostoevskij quello che mai gli diede Maria: i due condividevano i gusti letterari e la passione fisica.
Apollinaria Suslova (Foto: Wikipedia.org)
Lei non era una donna mite e dolce, ma un’amazzone, seducente e temuta allo stesso tempo. Ma Dostoevskij non poteva dare ad Appolinaria ciò che lei avrebbe desiderato poiché lui era ancora sposato con Maria e il suo rapporto con la giovane Appolinaria era clandestino. A un certo punto, dopo una serie di tradimenti della Suslova, dopo la più lunga delle loro separazioni, durata due anni, Appolinaria non era più la ragazza giovane e inesperta, pronta a tornare sempre dallo scrittore.
Appolinaria disse freddamente allo scrittore che non lo avrebbe sposato. Se è vero che Appolinaria Suslova fu fonte di grande dolore nella vita di Dostoevskij, non si può negare che questa donna lasciò un’impronta eterna anima dello scrittore. “Trasaliva quando si faceva il nome di lei, mantenne una corrispondenza segreta con lei, di nascosto dalla giovane moglie, ripetute volte si riferiva a lei nei suoi scritti e fino alla morte portò i ricordi delle sue carezze e delle sue ferite. Egli rimase sempre, nel profondo del suo cuore, fedele alla sua ragazza seducente, crudele, sbagliata e tragica”, scrive Marc Slonim.
Appolinaria lasciò un segno profondo nella vita di Dostoevskij e praticamente in ognuna delle sue opere si trovano alcune caratteristiche di questo eterno amore. Qualcosa della Suslova lo troviamo nel personaggio eroico di Dunya ("Delitto e castigo"), qualcosa nell'appassionata ed eccentrica Nastasya Filippovna ("L’idiota"), qualcosa nell’orgogliosa e nervosa Lisa ("Demoni"). Appolinaria ispirò infine il personaggio di Polina, l'eroina principale del “Il giocatore".
L’amore felice
Anna Grigorievna Snitkina fu la stenografa che aiutò lo scrittore durante la stesura del romanzo "Il giocatore". Lo scrittore aveva 25 anni più di lei.
Anna Snitkina con i figli (Foto: Ria Novosti)
Lavorarono al romanzo a tal punto che dopo un paio di giorni dalla sua conclusione non riuscirono a immaginarsi l’uno senza l'altro e così nel 1867 Anna divenne la moglie di Dostoevskij. Ci si chiede quale significato abbia avuto per lo scrittore il romanzo “Il giocatore”: L’ eroina principale del romanzo è riconducibile all'amata Appolinaria, lo scrisse letteralmente sul letto di morte della moglie Maria e lo redasse con l’aiuto della stenografa e futura moglie, Anna.
Dopo il matrimonio con Anna, Dostoevskij sentì una necessità piuttosto pratica: aveva bisogno di costanza, di un terreno solido sotto i piedi. E inizialmente il loro matrimonio somigliò al rapporto di Dostoevskij con le sue ex amanti, ma poi Anna fece un passo che nessuna prima aveva osato fare: gli chiese di tenere unita la famiglia, cambiare l'atmosfera e andare all'estero. Un anno dopo il matrimonio nacque la seconda figlia, che lo scrittore amò sinceramente. Ma presto nella casa dei coniugi arrivò un grande dolore: la piccola Sonia morì. Più tardi ebbero altri tre figli. In 14 anni di matrimonio con Dostoevskij, Anna provò dolore e angoscia: la morte di due bambini, la gelosia del marito, la sua dipendenza dal gioco, ma non si lamentò mai del destino e fino all'ultimo giorno rimase una compagna fedele.
Probabilmente fu proprio perché Anna si rivelò l’unica donna ad accettare Dostoevskij così com’era, senza cercare di cambiarlo, che l’amore per questa ragazza fu il più felice e armonioso nella vita dello scrittore.

RUSSIA BEYOND



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