domenica 23 giugno 2019

A braccetto con Dostoevskij per le strade di Pietroburgo





A braccetto con Dostoevskij per le strade di Pietroburgo

“A questo punto si pose un quesito interessante: perché in tutte le grandi città l'uomo, non per pura necessità, ma per una specie di curiosa inclinazione, è portato a vivere e a stabilirsi prevalentemente in quelle parti della città dove non esistono né giardini né fontane, dove regnano il fango, la puzza e ogni genere di porcherie” // Delitto e castigo, 1866
Andrej Orekhov
Se per Dostoevskij San Pietroburgo aveva il volto di una città triste e cupa, nella realtà la capitale del Nord offre scorci affascinanti e luminosi, ben lontani dalle descrizioni potenti che ne fa il padre di “Delitto e castigo”. Rbth ha comunque selezionato alcune citazioni di Dostoevskij, per accompagnarvi in un viaggio tra i canali e i vicoli di San Pietroburgo, in compagnia del grande genio russo
“ ... Pietroburgo, la città più astratta e premeditata di tutto il globo terrestre” // Memorie dal sottosuolo, 1864
“È una città di pazzoidi (...) È difficile trovare da qualche altra parte tanti elementi cupi, violenti, inspiegabili che influiscano sull'anima dell'uomo come qui a Pietroburgo” // Delitto e castigo, 1866
“Le casette di legno color giallo chiaro avevano un aspetto triste e sporco, con le loro imposte chiuse. Il freddo e l'umidità gli penetravano in tutto il corpo, ed egli cominciò a sentire dei brividi. Di tanto in tanto, raramente, gli capitavano sotto gli occhi le insegne di bottegai, di ortolani, e le leggeva con la massima attenzione. Il lastricato di legno finì. Ormai si trovava all'altezza di un grande edificio di pietra” // Delitto e castigo, 1866
“Fuori faceva un caldo da morire. In più c'era una gran calca; dappertutto impalcature, mattoni, calcina, polvere, e quel particolare tanfo estivo, così familiare a ogni pietroburghese che non abbia i mezzi per affittare una casa in campagna. Tutto ciò, di colpo, diede sgradevolmente sui nervi al giovane, che già li aveva abbastanza tesi per conto suo” // Delitto e castigo, 1866
“C'era un grande edificio, tutto bettole e rivendite di generi alimentari e alcolici, dal quale uscivano continuamente di corsa delle donne, vestite come ci si veste ‘per andare dalla vicina’, senza niente in testa e senza soprabito. In due o tre punti avevano formato dei gruppi sul marciapiede, perlopiù davanti all'ingresso di certi scantinati dove, scendendo due gradini, ci si trovava in locali di divertimento di varie specie. Da uno di questi locali veniva un fracasso d'inferno, che rimbombava per tutta la strada. Si sentiva strimpellare una chitarra, si cantavano canzoni e, in generale, regnava una grande allegria” // Delitto e castigo, 1866
“Era una notte meravigliosa, una di quelle notti che forse esistono soltanto quando si è giovani, mio caro lettore. Il cielo era così stellato, così luminoso che, guardandolo, ci si chiedeva istintivamente: è mail possibile che sotto un simile cielo vivano uomini collerici e capricciosi?” // Le notti bianche, 1848
“‘Lo capite, lo capite, egregio signore, cosa significa quando non c'è più un posto dove andare? Gli tornò in mente a un tratto la domanda rivoltagli da Marmeladov il giorno prima. Già: perché ogni uomo deve pur avere un posto dove poter andare...” // Delitto e castigo, 1866
“Mi dicono che il clima pietroburghese mi diventa nocivo e che con i miei scarsi mezzi è troppo costoso vivere a Pietroburgo. Tutto questo lo so, lo so meglio di tutti questi esperti e savissimi consiglieri dall'aria saccente. Ma resterò a Pietroburgo; non me ne andrò da Pietroburgo! Non me ne andrò perché... Uff! Ma è assolutamente indifferente che me ne vada oppure no” // Memorie dal sottosuolo, 1864



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