mercoledì 13 marzo 2019

Roberto Massari / Guevara e Marx / Scena terza

Flashback. Scena terza

Guevara e Marx, remake critico di un vecchio film


Roberto Massari / Guevara et Marx / Scène 3 (RIMBAUD)
Roberto Massari / Guevara y Marx / Escena tercera (DE OTROS MUNDOS)


ROBERTO MASSARI
19 NOVEMBRE 2018
Scena 3 [Lima, 1952]

Per rispondere occorre fare un salto indietro nel tempo, al primo incontro con il marxismo che il giovane Ernesto aveva vissuto personalmente a Lima, in Perù, in un periodo della sua vita in cui aveva già deciso di impegnarsi nella ricerca di una propria strada al di fuori dell’Argentina. Al di fuori cioè di un grande Paese in cui, nei primi anni ‘50, l’alternativa ideologica per un giovane radicale intenzionato a lottare per ideali di emancipazione sociale rischiava di rimanere schiacciata fra due poli principali: il peronismo anticomunista o l’antiperonismo stalinista.


Che Guevara
Non mancavano certo alternative di terzo o quarto tipo, «migliori» ma minori, giacché la patria di Domingo Faustino Sarmiento (1811-1888) e del movimento continentale della Reforma Universitaria («el Grito de Córdoba» del 1918) era stata il principale brodo di coltura per correnti eretiche o eterodosse più d’ogni altro paese latinoamericano, seconda forse solo al Messico. Ma per qualche tempo il giovane Ernesto non ne ebbe sentore o non ne avvertì la necessità. Di un qualche interesse per la storia della sua formazione teorica è il fatto che alla fine del liceo aveva cominciato a compilare un «Dizionario filosofico», di cui ci restano alcuni stralci e la descrizione fornita dall’amico d’infanzia ad Alta Gracia, José (Pepe) González Aguilar (n. 1928?).
I coniugi Guevara erano antiperonisti ma non erano marxisti, cattolici ma non praticanti. La madre (Celia de la Serna y Llosa [1906-1965]) fu una donna molto indipendente, radicale e dotata di notevoli interessi intellettuali, anticonformistici per l’epoca e l’ambiente in cui visse: la sua influenza fu determinante sulla formazione di Ernesto e ciò è riconosciuto da molti, a cominciare dal secondo dei fratelli (Roberto Guevara [n. 1932]) che con grande enfasi me ne parlò una prima volta a novembre 1992.
Il gruppo degli amici apparteneva per lo più a famiglie antifasciste e antifranchiste, ma non comuniste. Faceva eccezione l’amica di università, Tita Infante (m. 1976) con la quale Ernesto mantenne un lungo e intenso scambio epistolare a partire dal 1947, da lei corrisposto con sentimenti che andavano oltre la semplice amicizia. Tita era iscritta alla Gioventù comunista della facoltà di Medicina di Buenos Aires e a lei Ernesto comunicava a volte i progressi compiuti nella lettura dei primi testi marxisti. Secondo la testimonianza di Celia Guevara de la Serna (sorella del Che, n. 1929) - riportata da Adys Cupull (n. 1937) e Froilán González (n. 1943) (in Cálida presencia, p. 12) - fu lei a introdurlo alle lettura di Aníbal Ponce (1898-1938), il grande psicologo argentino morto in Messico della cui estesa opera i due lessero in particolare le opere più propriamente marxiste: Educación y lucha de clases, El viento en el mundo e soprattutto (fondamentale per la futura elaborazione di un’etica marxista da parte del Che) Humanismo burgués y humanismo proletario.
Nel giro delle amicizie, faceva eccezione anche il «Petiso», il compagno del celebre viaggio in motocicletta - Alberto Granado Jiménez (1922-2011) - il biochimico che fin dagli anni universitari si era legato al Partito comunista argentino già allora diretto da un famigerato esponente dello stalinismo, l’italiano Victorio Codovilla (1894-1970).
E fu proprio durante il viaggio con Granado che il giovane Ernesto ebbe occasione di frequentare il dottor Hugo Pesce (1900-1969), leprologo di formazione medica italiana e di fama internazionale, specialista in fisiologia, appassionato di filosofia e intellettuale dotato di «una cultura marxista formidabile» - per come lo descrisse Ernesto in una lettera a suo padre (don Ernesto Guevara Lynch [1900-1987]). Pesce era membro del Partito comunista peruviano e nel 1929, alla Conferenza comunista di Buenos Aires, era stato uno dei due delegati mariateguiani, cioè seguaci di José Carlos Mariátegui (1894-1930), il principale marxista latinoamericano il cui pensiero cominciò da quel momento ad avere una notevole influenza sulla formazione del giovane Ernesto, soprattutto nello stimolare una sua precoce «scoperta» della questione sociale indigena, andina in modo particolare.
Non è escluso, infatti, che l’interesse teorico di Ernesto per gli indios (nato inizialmente dalla passione per l’archeologia precolombiana e solo in seguito trasformatosi in tema di lotta antimperialistica) e per l’opera di Mariátegui sia cominciata proprio in casa di Hugo Pesce. Questi fece alloggiare i due giovani amici in un ospedale, ma li ebbe spesso ospiti all’ora dei pasti. Dai loro diari sappiamo quanta influenza positiva ebbero su Ernesto le conversazioni con quell’allievo diretto di Mariátegui, a sua volta uomo di scienza e di dialettica marxista. Se veramente il marxismo di Guevara prese le mosse di lì - come sono propensi a pensare i principali biografi - occorre dire che non avrebbe potuto avere inizio migliore, in senso politico e filosofico.
«Coming at the right moment in his own quest for a guiding social philosophy, Pesce’s beliefs and personal example offered a potential structure to emulate. From then on, the idea that he should find something similar for himself began forming in Ernesto’s mind. As for Marxism-Leninism, he was interested, but he still had to acquire more knowledge before committing himself to a particular ideology» (Anderson, pp. 85-6).
«Giungendo al momento giusto della sua ricerca di una filosofia sociale che lo guidasse, le idee di Pesce e il suo esempio personale fornivano una struttura potenziale da emulare. Di lì in poi l’idea che dovesse trovare qualcosa simile per se stesso cominciò a formarsi nella mente di Ernesto. Riguardo al marxismo-leninismo egli era interessato, ma doveva ancora acquisire maggiori conoscenze prima di votarsi a un’ideologia in particolare».
La stima che Guevara manterrà sino alla fine per questa complessa e affascinante figura di medico/militante/marxista (un riflesso evidente di ciò che lo stesso Ernesto aspirava a diventare, cogliendo in Pesce una sorta di «alter-super-ego»), è confermata dalle parole che gli scrisse nel 1962 come dedica al libro Guerra de guerrillas: «Al Doctor Hugo Pesce que provocara, sin saberlo quizás, un gran cambio en mi actitud frente a la vida y la sociedad, con el entusiasmo aventurero de siempre, pero encaminado a fines más armónicos con las necesidades de América. Fraternalmente Che Guevara». Al Dottor Hugo Pesce che produsse, forse senza saperlo, un gran cambio nel mio atteggiamento di fronte alla vita e alla società, con l’entusiasmo avventuriero di sempre, ma incamminato verso fini più armonici rispetto alle necessità dell’America [del Continente americano (n.d.a.)]. Fraternamente Che Guevara».


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