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Fleur Jaeggy e Franco Battiato: romanzi e canzoni «per anni beati»
ARTICOLO. «I beati anni con… Battiato» è il titolo dello spettacolo di «Fiato ai libri» che fa incontrare uno dei più bei romanzi della scrittrice svizzera, «I beati anni del castigo», con le canzoni del grande musicista scomparso l’anno scorso. I due collaborarono nella scrittura dei testi di diversi brani: un’affinità intellettuale che l’attrice Sandra Zoccolan e il pianista Mell Morcone porteranno sabato 1 ottobre in piazza Pertini a Palosco (ore 21, ingresso gratuito, in caso di pioggia all’Auditorium comunale)
scritto da Luca BarachettiFranco Battiato nel 2009 raccontò a La Stampa che dalla metà degli anni ’70 in poi, quando ancora viveva a Milano, ogni lunedì sera si trovava con Ombretta Colli, Giorgio Gaber, Roberto Calasso e sua moglie Fleur Jaeggy a giocare a poker. In palio però non c’era del denaro: come ha confermato anche Dalia Gaberscik (la figlia di Gaber e Colli) i partecipanti si giocavano dei libri Adelphi – di cui Calasso era direttore editoriale. Basta citare Georges Ivanovič Gurdjieff e René Guénon, nomi pubblicati in Italia proprio da Adelphi che furono fondamentali nella formazione di Battiato, per capire quanto la casa editrice sia stata importante per il musicista siciliano, che era un lettore vorace, uno di quelli – per intenderci – che non leggono mai un libro alla volta.
L’amicizia fra Battiato e Jaeggy, che poi diventerà una collaborazione artistica, nasce al tavolo da gioco, ma soprattutto da un’affinità intellettuale che si rivela già nei primi dischi di Battiato: nel 1977 «Hiver», un brano dal disco «Juke Box», contiene un frammento dal libro «Le statue d’acqua» della scrittrice svizzero-tedesca, e Jaeggy con le sue parole spunterà qua e là lungo tutta la produzione di Battiato. Forse il frutto più famoso di questa collaborazione è «Le aquile» (da «Patriots», 1980), ma frammenti, anche in tedesco, di parole jaeggyane spunteranno in tanti altri brani: «Tramonto occidentale», «L’oceano di silenzio», «Atlantide», «Il sogno» (seconda parte del magnifico brano «La porta dello spavento supremo», la prima parte è del filosofo Manlio Sgalambro). Fino a quei due interventi – di culto per ogni fan di Battiato – nella ghost-track del primo «Fleurs» e in «Shackleton» da «Gommalacca» (con tanto di voce e accreditamento come Carlotta Wieck).
«Fiato ai libri» racconterà il rapporto artistico fra i due in «I beati anni con… Battiato», uno spettacolo in cui uno dei più bei libri di Fleur Jaeggy, «I beati anni del castigo», incontrerà le canzoni di Battiato in un omaggio molto particolare. Una “fotografia” inedita e decisamente letteraria della produzione di Battiato, grazie a quel piccolo capolavoro che è il libro di Jaeggy, uscito nel 1989 e premiato con il Bagutta nel 1990.
A occuparsi di tutto questo sul palco sarà l’attrice Sandra Zoccolan, di casa a «Fiato ai libri», e il pianista (per l’occasione anche alle tastiere) Mell Morcone. «L’idea – racconta Zoccolan – è nata da Giorgio Personelli (il direttore artistico di Fiato ai libri, ndr), il quale mi ha spesso proposto delle letture durante gli anni di “Fiato ai libri”, perché conosce bene il mio modo di recitare e la mia personalità. Ho accettato questa proposta con curiosità e quando ho iniziato a lavorare a questo spettacolo mi sono appassionata molto e l’ho trovata da subito un’ottima idea».
Ma di cosa parla «I beati anni del castigo»? Con una scrittura “fredda”, minimale, ma capace di usare una sorta di bisturi poetico nello sviscerare gli stati d’animo della protagonista (anche io-narrante), Fleur Jaeggy narra la vita di una ragazza adolescente in un collegio femminile in Svizzera, nell’Appenzell. Quasi da subito – in questa atmosfera di malinconico idillio e costrizione che genera desideri amorosi e di fuga – arriva una nuova ragazza, Frédérique, una sorta di bellissima dea della perfezione dal passato oscuro di cui si subodorano svariate esperienze. Fra le due nasce un’amicizia intensa e silenziosa, che per la protagonista diventa via via un amore non corrisposto e nel frattempo svela quel mondo di mezzo (abitato da fantasmi e visioni) che sta fra la perfezione e la follia. «I beati anni del castigo» è un romanzo tanto quieto nel procedere quanto perturbante nell’esito finale ed è una gran cosa che sia nel programma 2022 di «Fiato ai libri».
Zoccolan ha incastonato in questa storia alcune canzoni di Battiato di cui Jaeggy è stata coautrice del testo o brani adatti per l’atmosfera che sanno creare. «Ad esempio “Oceano di silenzio” – spiega lei – di cui Jaeggy ha scritto il testo in tedesco. Ma anche qualche traccia strumentale dal computer, che possa restituire quella parte sperimentale ed elettronica del repertorio di Battiato». Che cosa accomuna i due artisti è «la ricerca e l’analisi esistenziale, oltre alla ricercatezza delle parole. Jaeggy è una scrittrice che lavora molto sui contrasti, sugli ossimori: queste antitesi si avvicinano durante la narrazione e si mescolano, gli opposti si confondono fra loro e forse si specificano meglio. Anche nelle canzoni di Battiato c’è questa ricerca che va verso il mistero della vita, verso certi stati emotivi, verso tematiche come il tempo, il silenzio».
Il tema del silenzio torna in certe pagine di Jaeggy «che descrivono alcune passeggiate dell’io narrante caratterizzate dal desiderio del silenzio, come se chi narra volesse raggiungere quella solitudine dentro la quale non c’è solo il piacere del silenzio ma anche la percezione dell’assoluto nella solitudine. Ecco il perché dell’associazione con “Oceano di silenzio”, una canzone che mi sembra abbia a che fare con il senso del tempo, che scorre lento nel silenzio». E anche con la reincarnazione, in cui Battiato credeva e di cui Jaeggy sembra scrivere in «Oceano di silenzio». Traducendo dal tedesco: «E mi sembra quasi / Che un ricordo oscuro mi dica / Ho vissuto in tempi passati / Ho vissuto lassù o nell’acqua».
Ad un certo punto del libro compare un nuovo personaggio, Micheline, una ragazza che a differenza di Frédérique è piena di vita e ha voglia di divertirsi come una qualsiasi ragazza della sua età. La protagonista ne viene subito attratta e abbandona per un momento il pensiero di Frédérique: «per questo passaggio del testo ho inserito “Segnali di vita” con i suoi versi “il tempo cambia molte cose nella vita / il senso, le amicizie, le opinioni / he voglia di cambiare che c’è in me”. Una canzone a cui Jaeggy non ha contribuito ma che per analogia riesce a dialogare con il romanzo».
Si sa che un libro ha valore anche grazie al suo incipit. E quello de «I beati anni del castigo» di certo non sfigura: «A quattordici anni ero educanda in un collegio dell’Appenzell. Luoghi dove Robert Walser aveva fatto molte passeggiate quando stava in manicomio, a Herisau, non lontano dal nostro istituto. È morto nella neve».
Robert Walser – scrittore svizzero citato non casualmente da Jaeggy, come una sorta di nome programmatico della sua poetica, in un bellissimo intreccio fra letteratura vissuta e letteratura scritta – morì nel Natale del 1956 abbandonandosi nella neve. Viveva in manicomio (dunque il suo “fantasma” all’inizio del romanzo anticipa quella follia che sarà sempre meno in filigrana nella narrazione) e amava passeggiare (altro motivo ricorrente nel romanzo) con il mecenate e letterato zurighese Carl Seelig, che dal 1944 lo sosteneva economicamente e gli faceva spesso visita: «Io inizio lo spettacolo con questa immagine dello scrittore Robert Walser, a cui abbino una colonna sonora elettronica ripresa da Battiato, come se per un attimo ci fosse la visione di questa scena. Mell Morcone, che mi accompagnerà, userà la tastiera oltre al piano, con cui giocherà sulle parti elettroniche di Battiato».
Ma le associazioni fra il romanzo e le canzoni non finiscono qui: «“Come un cammello in una grondaia” si riallaccerà alla voglia di fuga della protagonista quando passa del tempo in albergo col padre. Il testo dice: “E ancora, sto aspettando, un’ottima occasione per acquistare un paio d’ali e abbandonare il pianeta”». Un altro elemento che ricorre nella narrazione sono i corvi, che volano liberi durante le passeggiate della protagonista, con o senza Frédérique: «Ho inserito anche “Gli uccelli” perché i corvi mi hanno fatto pensare a questa canzone». E c’è spazio anche per brani minori «come “Splendide previsioni”, sul cui testo intervenne Jaeggy, e anche “Le voci si faranno presenze”, legato all’incontro che la protagonista farà con Frédérique anni dopo la fine del periodo in collegio, scoprendo che la ragazza parla coi morti. La canzone finale invece sarà “L’ombra della luce”, mi sembrava il contrasto perfetto con cui chiudere la lettura del romanzo».
Insomma, un’angolatura su Franco Battiato inedita, che coinvolge una grande scrittrice per uno spettacolo affascinante, in grado di riservare sorprese. Siamo lontani anni luce dal Battiato best-seller de «La voce del padrone» ed è difficile pensare che una costruzione letteraria e musicale di questo peso si fermi dopo la data di «Fiato ai libri»: «In effetti la preparazione dello spettacolo mi sta così appassionando che sto pensando di portarlo in giro per i teatri, come avevo fatto per altri spettacoli del festival. Vedremo come andrà sabato e poi se ci sarà qualcosa da perfezionare lo faremo. Del resto non si finisce mai di migliorare».
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