venerdì 7 ottobre 2022

Annie Ernaux / Una vittoria per tutte le donne

 


Annie Ernaux


Annie Ernaux, una vittoria per tutte le donne


La scrittrice francese Nobel per la Letteratura è una femminista di sinistra impegnata nella difesa del diritto all'aborto

Non è solo un Nobel a una donna. È un Nobel ai diritti delle donne, e a chi fa della propria vita, e della propria letteratura, uno strumento di lotta per difenderli. Perché Annie Ernaux ha sempre scelto da che parte stare.


di Stefania Aloia
7 Ottobre 2022

"Lotterò fino al mio ultimo respiro affinché le donne possano scegliere se essere madri o meno: la contraccezione e l'aborto sono un diritto fondamentale". Ernaux è come la sua prosa: necessaria, mai superflua. Tra le boiserie color crème della sede parigina del suo editore Gallimard ha chiarito: il premio che le ha assegnato l'Accademia di Svezia non cambia nulla e non farà mancare il suo impegno alla doverosa battaglia sociale e politica contro tutte le ingiustizie.

La maternità e il diritto di non sceglierla, "la matrice della libertà delle donne" nella definizione che ne ha dato ieri delineando un confine che non lascia spazio alle interpretazioni, sono state spesso il soggetto della sua narrazione. Nel suo primo libro, Gli armadi vuoti del 1974, la scrittrice francese ha esplorato il tema dell'interruzione di gravidanza. E nel romanzo autobiografico L'evento ha raccontato il suo aborto clandestino, praticato quando aveva 23 anni. Clandestino perché proibito in quel 1963, ma dissepolto per il lettore nel 2000. L'opera, pubblicata in Italia nel 2019, poi è diventata un film, La scelta di Anne - L'Événement di Audrey Diwan, vincitore del Leone d'Oro alla Mostra del cinema di Venezia dell'anno scorso.

C'è una reale contingenza anche in una vicenda di quasi sessant'anni fa, ambientata in una Francia dove l'aborto era reato e si rischiava il carcere. Proprio per questo la storia è risultata così credibile anche oggi. L'aspetto più moderno della narrazione risiede nel modo con cui è sottolineata la negazione dell'identità della donna. Allora come ora.

Togliamoci dalla testa che la difesa del diritto di non portare avanti una gravidanza sia una priorità di società arcaiche o fortemente confessionali. È un'urgenza anche dove sembrava non esserlo più. E non è un caso se ieri, citando la situazione politica italiana che ha spinto al potere il partito sovranista di Giorgia Meloni, la scrittrice ha criticato l'estrema destra che "nella storia non è mai stata favorevole alle donne". Forti e chiari sono giunti oltralpe gli echi dei proclami pronunciati dalla leader di Fratelli d'Italia prima delle elezioni ("Vogliamo dare alle donne il diritto a non abortire", con un ribaltamento di senso che avrebbe dovuto spostare il voto femminile).

Le donne al potere, se hanno buttato la matrice della loro libertà, non possono essere una cura omeopatica contro la violazione dei diritti delle donne stesse. Ernaux, indomita femminista, lo sa e da intellettuale di sinistra si è adoperata, con le parole e la testimonianza, perché Marine Le Pen fallisse la sua rincorsa verso l'Eliseo. Del resto la presidente del Rassemblement National, una che ha fatto del suo essere donna macho la cifra della propria immagine politica, a giugno aveva respinto la proposta della maggioranza francese di Macron di inserire il diritto all'aborto nella Costituzione, proprio mentre in America la Corte Suprema trumpiana aboliva la storica sentenza Roe v. Wade con cui nel 1973 era stata legalizzata l'interruzione di gravidanza. Decisione che, va detto, come un boomerang sta avendo effetti positivi sulla rimonta dei democratici verso le elezioni di Midterm.


Dunque è impossibile ignorare come ormai l'aborto e la riemersa necessità di difenderlo come diritto inscalfibile di tutte le donne siano davvero al centro del nostro dibattito politico. E questo Nobel della letteratura a un'interprete di quell'impegno è un invito a salvare la laicità dell'Occidente contro l'assalto degli integralismi.

LA REPUBBLICA





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