venerdì 22 maggio 2020

Le métier de la critique / Amedeo Modigliani, la straordinarietà di un artista dalla vita disordinata

Archivo:Amedeo Modigliani, 1919, Jeanne Hébuterne, oil on canvas ...

Jeanne Hébuterne, 1919

Amedeo Modigliani

Le métier de la critique: Amedeo Modigliani, la straordinarietà di un artista dalla vita disordinata


“Con un occhio cerca nel mondo esterno, mentre con l’altro cerchi dentro di te”.

Carolina Colombi
24 / 01 / 2020






Amedeo Modigliani
Amedeo Modigliani

Non è facile ricostruire la vicenda personale e artistica di Amedeo Modigliani. La leggenda creata intorno alla sua persona, di indiscutibile spessore artistico, è stata inquinata da fonti anche romanzate che hanno amplificato l’attendibilità dei fatti a lui appartenuti.
“Voglio che la mia vita sia un torrente fertile che attraversa la terra con gioia”.
Oggi, 24 gennaio 2020, a cento anni dalla morte dell’artista definito il ‘pittore maledetto’, manifestazioni e mostre a lui dedicate sono la rappresentazione plastica del ruolo che ha occupato, e ancora occupa, uno dei più autorevoli rappresentanti dell’arte del Novecento.
È dunque un atto dovuto celebrarne l’abilità artistica e fare memoria di un pittore che molto ha dato al mondo pittorico.
Ma, per avere un quadro biografico il più prossimo alla realtà, quella che gli è appartenuta, è bene mettere da parte il mito che si è creato intorno alla sua persona, e andare oltre. Lì, dove tutto ha avuto inizio.
Perché, piuttosto che nella sua biografia, disseminata di rimandi negativi relativi soprattutto alle sue condizioni fisiche, la grandezza di Modigliani sta nel suo singolare modo di interpretare la figura umana, dall’originalità piuttosto inedita.
È il 1884 quando Amedeo Modigliani vede la luce in quel di Livorno, città che rimarrà per lui solo un piccolo punto sulla carta geografica; non saranno molte, infatti, le occasioni in cui vi farà ritorno.
Fin dalla più tenera età denota una straordinaria inclinazione al disegno, e incoraggiato dalla madre che vede nel figlio un’anticipazione del mito che diverrà, si dedica con passione agli studi artistici presso Firenze, luogo della sua iniziazione.
Artista poliedrico dal tratto stilistico inconfondibile, l’attività di Modigliani prende il via nel laboratorio del macchiaiolo Guglielmo Micheli, allievo di Giovanni Fattori.
Ma, persona dal carattere inquieto, per approfondire la sua sensibilità artistica raggiunge Venezia, dove rimane particolarmente colpito dai nudi femminili e dalle opere degli impressionisti.
Ma il livornese presta attenzione anche ad artisti che fanno parte di un lontano passato artistico. I classici per eccellenza. Fra cui Simone Martini, piuttosto che Botticelli e il Bronzino.
Frutto delle sue creazioni è anche lo studio dell’arte egizia e di quella africana, espressioni in cui Modigliani si riconosce. Ed è grazie a queste forme d’arte che si viene a creare una sintesi interessante fra arte europea ed extraeuropea.
Dalle diverse suggestioni artistiche Modigliani ne ricava una tecnica personalissima, tanto da poter collocare la sua produzione a metà tra pittura e scultura. Perché inizialmente la sua aspirazione è dedicarsi alla scultura monumentale.





Chaïm Soutine, ritratto da Modigliani nel 1916
Chaïm Soutine, ritratto da Modigliani nel 1916

Sollecitato anche dall’incontro con lo scultore Brancusi, che lo sostiene nella sua idea di scultura su legno o pietra, il cui intento è far emergere tratti più duri per ‘via di levare’, come avrà modo di affermare il Modigliani.
Ma l’artista non possiede la forza fisica necessaria per fare esercizio di scultura, non gode del vigore e dell’energia che quest’attività richiede; deve quindi uniformarsi e rivolgere ogni sua attenzione all’arte pittorica. Una prova che gli riesce in maniera eccellente, portandolo a occupare un posto importante nel panorama pittorico non solo europeo.
A un certo punto della sua vita però l’ambientazione provinciale gli va stretta. Decide quindi, per rispondere alla propria vocazione, di intraprendere un viaggio che lo porterà a Parigi, crogiuolo e punto di riferimento per gli artisti in cerca di ispirazione e dell’idonea atmosfera per vedere affermato il proprio talento.
È il 1906 quando raggiunge la capitale francese, anno che rimarrà impresso nella memoria di coloro che amano l’arte di Modì, soprannome dal vago sapore francese, in stretta assonanza con la pronuncia del termine francese maudit, ovvero maledetto.
E maledetto lo sarà per davvero il Modigliani, a causa più che altro della vita dissoluta che conduce.
A Parigi, dove soggiornerà fino alla sua prematura morte, non ha il successo immediato cui aspirava. Quello arriverà postumo. Come d’altra parte accade a molti altri artisti.
Qui, entra in contatto con esponenti dello spessore artistico di Picasso, Rivera, Utrillo, Cezanne, Toulose-Lautrec e Renoir.
In alcuni di loro troverà amicizia, da altri invece sarà indirizzato verso la strada della decadenza dovuta all’uso di droghe e di alcol.
“Dipingere una donna è possederla”. – A. Modigliani
Costretto a vivere in povertà e dedito all’abuso di alcolici, che certamente non giovano alla sua cagionevole salute, povertà e tubercolosi sono i compagni di strada del grande Modì, che tuttavia si dedica in maniera ossessiva a dare il meglio di sé al mondo dell’arte.
E ciò grazie anche a due mecenati che gli danno il conforto che merita, sollevandolo da un amaro destino: il medico Paul Alexandre e il polacco Leopold Zborowski.
Fra il 1915 e il 1920 Modigliani realizza un’ampia produzione artistica, soprattutto di ritratti e nudi femminili, caratterizzati da una semplicità di disegno e da un elegante allungarsi di forme sinuose.
È il 1917 quando incontra Jeanne Hébuterne di cui si innamora perdutamente. Pittrice e modella, Jeanne gli dà una figlia e gli starà accanto fino alla sua morte, avvenuta nel 1920 a soli 36 anni.





Jeanne Hébuterne - Amedeo Modigliani
Jeanne Hébuterne – Amedeo Modigliani

Ma per Jeanne la vita senza Modì è vuota e inutile, e nell’immediatezza della sua scomparsa si uccide, perché non ammette di vivere senza il suo uomo.
“Quello che cerco non è né la realtà né l’irrealtà, ma l’inconscio, il mistero della razza umana”. – A. Modigliani
Ma quale può essere la lettura delle opere di Modigliani, tanto originali quanto insolite?
Come già accennato la prima vocazione di Modigliani è la scultura, abbandonata nel 1910 a causa delle sue precarie condizioni di salute.
A rafforzarlo nella sua passione è l’incontro con lo scultore rumeno Brancusi, che sostiene l’interesse del pittore per l’arte antica e primitiva che, con le sue forme allungate ed essenziali manifestano tratti anche duri; da qui, l’aspirazione dell’artista per una forma pura, priva di ornamento e decorazione, una suggestione che dà spazio a una forte stilizzazione.
Altrettanto interessanti sono le sue forme di espressione pittorica. Anche in queste sue raffigurazioni, come in quelle scultoree, si nota la tendenza a una forte schematizzazione della figura umana.
All’inizio, sono pennellate nervose e aguzze a definire il suo modo di dipingere, sulla falsariga di Klimt e Toulouse-Lautrec. In seguito, è la scoperta di Cezanne che suggerisce a Modigliani elementi nuovi da introdurre nei suoi soggetti, sia per l’aspetto compositivo, come per il colore e per la tecnica pittorica.
I suoi nudi e i suoi volti non hanno una connotazione esplicita di denuncia sociale, ciononostante una sottolineatura importante da interpretarsi come un atto di biasimo la si può riscontrare ugualmente nei suoi soggetti, che hanno occhi spesso vuoti, tali da fare il paio con quelli delle statue, nello specifico quelle realizzate in bronzo.
Alle rappresentazioni di questi soggetti i critici hanno dato una duplice interpretazione. In primis, la difficoltà a relazionarsi con le donne; si racconta infatti che Modigliani non dipingesse gli occhi finché non aveva carpito l’animo della modella.
Oppure, altra interpretazione, la causa del virtuoso esercizio è il suo stile di vita: troppo intenso, tale da nascondere l’uomo dietro all’artista, e di occultare l’artista dietro a simile condotta.
È inoltre da ricordare, che il suo senso classico della forma non lasciava spazio a rappresentazioni di un contesto urbano o ambientale, riproduzioni che dipingerà solo in sporadiche circostanze.



Amedeo Modigliani nel suo studio - Madame Kisling 1917 - Donna con cravatta nera 1917
Amedeo Modigliani nel suo studio – Madame Kisling 1917 – Donna con cravatta nera 1917

Il Modigliani voleva rendere l’arte una disciplina nobile accentuandone aspetti geometrici da assegnare ai suoi soggetti. Sono infatti cilindri, sfere e triangoli, coniugati in figure, a partecipare alla sua produzione artistica formata da forme molto semplificate e dai contorni netti, tanto da asserire che si assiste a una costruzione geometrica della figura, cui il pittore perviene anche grazie alle suggestioni suscitategli dall’arte primitiva di provenienza africana, celebrate nelle figure dai colli troppo lunghi e dalle proporzioni lontane da quelle reali.
Come peraltro i seni delle donne, eccessivamente sferici; che non intendono essere una deformazione della realtà, semmai la proiezione dell’idea di scultura che Modigliani non ha mai abbandonato.
Da non trascurare poi, il fatto che Modigliani eseguiva un lavoro in una o due sedute al massimo, e non ritoccava mai i suoi dipinti. Esercizio questo, che dà la misura della grandezza di uno dei massimi rappresentanti dell’arte pittorica del Novecento.
“La vita è un dono. Dai pochi ai molti: di coloro che sanno o che hanno, a coloro che non sanno o non hanno”. – A. Modigliani

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